Verona: il miglior attacco… è la difesa Onore ai spesso bistrattati Magnani, Dawidowicz e Coppola. Gli avanti latitano

Ph Renzo Udali©

Il Verona prova a cambiare l’antico adagio. Se è risaputo che la miglior difesa è l’attacco, in riva all’Adige si fa di necessità virtù e, pertanto, il miglior attacco è la difesa.
L’Hellas poggia sui numeri difensivi per conquistare un posto al sole nella volata salvezza. Contro il Sassuolo è arrivata una vittoria di fondamentale importanza ma, soprattutto, la sesta gara della stagione senza subire reti.
Il bunker difensivo gialloblù sembra reggere agli urti.
Il Verona tra le attuali otto squadre che lottano in zona salvezza è quella che ha subito meno reti. Solo in 36 occasioni Montipò ha raccolto il pallone nella propria porta, certamente non poche volte rispetto alle 13 dell’estremo della capolista Inter, lo svizzero Sommer, ma decisamente meglio rispetto alle altre contendenti. In questa particolare ma altrettanto importante classifica, l’Udinese e l’Empoli hanno al passivo 41 reti, il Lecce, prossimo avversario dei veneti, 44, il Cagliari 47, la Salernitana addirittura 54 ma peggio dei campani hanno fatto rispettivamente Sassuolo, 55 e Frosinone che con 56 ha la peggior retroguardia del campionato. C’è comunque un rovescio della medaglia.
Se la fase difensiva del Verona merita ampiamente la salvezza, è quella offensiva che latita. I gialloblù hanno all’attivo solo 24 marcature, terzultimo attacco davanti a Salernitana, 21 ed Empoli 22. Se il Verona difende bene è merito, in primis, di chi scende in campo.
Onore dunque ai spesso bistrattati Magnani, Dawidowicz e Coppola i tre centrali difensivi ma bene stanno facendo anche i due braccetti esterni che, con la rivoluzione operata nel mercato invernale dalla società, si sono guadagnati spazio e consensi, il colombiano Cabal e il giovane belga Tchatchoua. Senza dimenticare un portiere come Montipò.
Magari mai spettacolare ma sempre concreto, sul pezzo. Qualche errore lo può aver commesso ma il rendimento è sempre di assoluta affidabilità.
C’è poi la mano del tecnico Marco Baroni che ha virato dalla difesa a tre a quella a quattro e la squadra è ora più compatta e meno perforabile e il lavoro di tutto lo staff.
Del vice allenatore Fabrizio Del Rosso, conosciuto e apprezzato nell’ambiente proprio per il meticoloso lavoro sulla fase difensiva e Andrea Petruolo, preparatore tecnico perchè se il Verona subisce poche reti è merito dell’intensità fisica con cui la squadra scende in campo.
Dunque la solidità difensiva è l’arma che l’Hellas intende giocarsi per agguantare la salvezza. Basterà?
E’ un punto di forza importante e su questo non ci sono dubbi. Ma la netta impressione è che qualcosa in fase offensiva bisogna inventarsi per non attendere l’ultimo secondo dell’ultima gara di campionato per tirare il fiato.
Contro il Sassuolo Baroni ha proposto come prima punta il francese Henry, un esperimento che non ha dato gli esiti sperati. Per come gioca, attualmente, il Verona quel tipo di giocatore non serve. Perchè non è Djuric e quindi qualche pallone nel gioco aereo lo perde ma, soprattutto, non attacca la profondità, non si muove su tutto il fronte d’attacco.
E’ un buon finalizzatore ma va servito a dovere. Ma il Verona, che difende bene soprattutto con il proprio pacchetto di centrocampo, non riesce con gli stessi elementi schierati in mediana ad accompagnare a più riprese anche la fase offensiva. Un passo alla volta, intanto teniamoci stretto il bunker gialloblù.
Mauro Baroncini