Vignola: resto sempre un miracolato. Domenica sera nella capitale torna la sfida con la Roma Nel ‘78, con il Verona, era sul treno della tragedia dell’espresso Bari-Milano

åEra un sabato piovoso quel 15 aprile 1978. Sul treno diretto a Roma, tra i passeggeri anche il Verona di Valcareggi, atteso la domenica dalla sfida contro i giallorossi di Gustavo Giagnoni, il mitico allenatore con il colbacco. Sul quel convoglio all’ultimo momento era salito anche Beniamino Vignola, giovanissimo talento della Primavera, quel giorno aggregato alla Prima squadra. «Mi stavo preparando per andare a scuola – racconta lo stesso Vignola – quando mia mamma mi disse che aveva chiamato il Verona. Sarei partito con i grandi». Un sogno che si avverava. «Ero in preallarme dal venerdì – prosegue – perché, se non ricordo male, c’era Luppi con la febbre. In poco tempo la valigia era pronta. La mia felicità era doppia. Saltavo la scuola ma, soprattutto, avevo l’occasione di stare insieme a giocatori come Zigoni, Mascetti, Esposito, Maddè. Non sapevo, purtroppo, che quella sarebbe potuta essere la nostra fine». Poco dopo, all’altezza di Murazze di Vado, vicino Bologna, il treno si scontrò con l’Espresso Bari-Milano che quel giorno, ironia della sorte, aveva dovuto cambiare il proprio percorso. Fu una delle tragedie ferroviarie più gravi del secondo dopoguerra. «Stavamo giocando a carte – è il ricordo nitido di Arcadio Spinozzi, difensore marchigiano di ventiquattro anni alla sua prima avventura in serie A – quando ci dissero di spostarci nel vagone ristorante per il pranzo. Quella chiamata, divenne la nostra salvezza. Fu un vero miracolo, anche perché il vagone dove ci trovavamo fu uno dei più colpiti». Per una casualità la squadra gialloblù, quindi, si salvò. «Ci sentiamo dei miracolati – sottolinea Vignola – perché ci trovammo davanti a un vero disastro. Subito pensammo si trattasse addirittura di un attentato terroristico, visto che ci trovavamo nel famoso periodo degli anni di piombo». I giocatori uscirono dal treno cercando un posto sicuro. «Il vagone ristorante si trovava in bilico – racconta Spinozzi – ricordo che trovai il modo di uscire e tutto sporco di fango, con una sola scarpa, riuscii a risalire fino all’autostrada, correndo a perdifiato finchè non ne avevo più. Quella tragedia, conclusasi bene per nostra fortuna, ci unì ancora di più come squadra. Valcareggi il giorno dopo ci disse di stare tranquilli, che una cosa del genere non ci sarebbe più capitata per il resto della nostra vita». Rientrata a notte fonda a Verona, su disposizione della FIGC la squadra dovette tornare nella Capitale già il mercoledì successivo per disputare il recupero della partita. Il viaggio, però, avvenne questa volta in pullman. «Da quel giorno – aggiunge Vignola – non prendemmo più né arei e nemmeno treni. Persino a Foggia, andammo con il pullman». Per la cronaca l’incontro terminò con la vittoria della Roma per 2-1, con una rete contestata di Santarini, giunta nei minuti finali. «Quel gol nemmeno lo vidi – conclude Spinozzi – visto che ero stato espulso poco prima assieme a Di Bartolomei». Il risultato finale, però, contava veramente poco.

Enrico Brigi