Viviani “dimentica” il Tour. Adesso pensa al Giro d’Italia. Aspettiamolo, se lo merita CICLISMO. Il campione veronese in cerca di riscatto

Tadej Pogacar in giallo a Parigi è il volto nuovo, e bello, del ciclismo. Ha vinto il Tour, alla maniera dei campioni. Chapeau. Per l’Italia si è invece concluso un Tour amarissimo: nessuna vittoria di tappa; il solo, bravissimo peraltro, Damiano Caruso nei primi dieci. Misero raccolto. Il ritratto della delusione è Elia Viviani. L’ultima chance era sui Campi Elisi, la volata più prestigiosa: Elia ci ha provato ma a non è andato oltre un quinto posto che fotografa un Tour per lui molto al di sotto delle attese. I vari Bennet, Ewan, Sagan (non è che abbia brillato nemmeno lui) Van Aert e lo stesso Kristoff, in questo momento scaricano più cavalli. «Mi dispiace, mi sarebbe piaciuto vincere qui. Il traguardo di Parigi lo sogno da quando ero bambino. È il traguardo che ogni velocista desidera di vincere» ha detto. «Sicuramente non sono contento del mio risultato. Lo scorso anno ero riuscito a conquistare una tappa e quest’anno no. Purtroppo il Tour è il Tour, è la corsa più dura e difficile al mondo e per vincere ogni cosa deve andare nel migliore dei modi. All’ultimo sprint a Parigi le gambe dei velocisti erano tutte stanche, mi sarebbe piaciuto dare una svolta a questa corsa, ma così non è stato. Un vero peccato» ha quindi aggiunto in tutta onestà nascondersi né accampare scuse. L’unica nota positiva, essere arrivato a Parigi: «Di tutti i Tour de France che ho fatto, questo senza dubbio è stato il più duro. Ho sofferto fin dall’inizio e il percorso ha messo veramente a dura prova tutti noi velocisti. Posso dire di essere contento di essere riuscito a finirlo, perché anche se sono un velocista, mi piace portare a termine i grandi giri».
Un inizio di stagione, in cui al campione olimpico di Rio è mancato l’acuto, la zampata giusta: in ombra alla Sanremo e al campionato italiano sulle strade venete, e ora un Tour de France a fari spenti. Diverse le cause del flop: da una stagione anomala che gli ha ribaltato in corsa il programma di preparazione, a un cambio di squadra, dalla corazzata belga Deceuninck alla francese Cofidis, che certo finora non ha giovato. Abituato a stare in scia di siluri come Morkov, Richeze e Sabatini, al Tour aveva il solo Simone Consonni, suo compagno di nazionale in pista, a scortarlo. Inspiegabile come la direzione tecnica della squadra francese abbia lasciato a casa Fabio Sabatini, il suo angelo custode che lo ha seguito proprio alla Cofidis.
Il resto lo ha fatto una condizione che certo non si è rivelata ottimale. A Viviani è sempre mancato lo spunto negli ultimi 150 metri. E se non ce l’hai, con una concorrenza di quel livello, non hai scampo. Di buono c’è che siamo solo all’inizio di una stagione raccolta in un fazzoletto e si volta quindi subito pagina. Elia ha intanto sciolto ogni riserva annunciando che sabato 3 ottobre sarà al via del Giro d’Italia. Stavolta al suo fianco avrà Fabio Sabatini, e questa è già una buona notizia, ma è anche vero che dovrà vedersela con clienti come Peter Sagan, pure lui a caccia di rivincite dopo un Tour piuttosto bigio, e re dello sprint del calibro di Pascal Ackermann e Fernando Gaviria. Occhio al percorso, le volate saranno almeno cinque o sei. Sarà riscossa? Impossibile dirlo, ma ce lo auguriamo. Per lui e per il ciclismo italiano.
Elle Effe