Vorrei che ricordaste Mario Giacomi Il 10 marzo del 1977 la tragedia che colpì l’ex portiere dell’Hellas e la sua famiglia

Gentile redazione,

sono un vecchio tifoso del Verona, che abita al Chievo. Mi piacerebbe che voi ricordaste la figura di Mario Giacomi, che era nato a Chievo e che giocò a lungo nel Verona, prima della sua tragica fine. Un destino crudele che colpì la sua famiglia, con tre figli morti in pochi giorni.
Credo sia giusto ricordare ogni tanto questo portiere e la sua famiglia. Fu una tragedia incredibile, che sconvolse il mondo del calcio, non solo a livello veronese. Io conoscevo la sua famiglia, da quel giorno la sua vita fu segnata per sempre. Ricordare Mario è ricordare uno sport pulito, perchè Mario e i suoi erano gente perbene.
Luigi, Chievo
La lettera del signor Luigi, ci fa ripensare a Mario Giacomi e alla sua famiglia, un destino davvero crudele. Mario, che quell’anno era al Pescara, dove l’aveva voluto Giancarlo Cadè, a lungo allenatore del Verona, era rientrato a Verona, per i funerali del fratello più giovane, Antonio, 18 anni, scomparso improvvisamente qualche giorno prima.
Una famiglia già colpita così duramente, che cercava di stare unita per superare in qualche modo il dolore.
La sera, Mario si ritirò nella camera assieme all’altro fratello Gianni. I funerali erano al mattino seguente, poi Mario sarebbe ripartito per Pescara.
La mattina seguente, Mario e Gianni non si svegliarono più. Li ritrovò senza vita, al fidanzata di Mario, Giovanna, insospettita dal ritardo dei fratelli. Allora, si recò in camera e fece la terribile scoperta. Mario e Gianni erano stati uccisi nel sonno, dalle esalazioni di monossido di carbonio, di una stufa che avevano acceso per riscaldare l’ambiente.
La notizia sconvolse ovviamente tutto il mondo del calcio gialloblù e non solo. Tutto il quartiere del Chievo, si strinse alla famiglia che aveva perso tre figli in pochi giorni. E i compagni di squadra di Giacomi stentarono a credere a una notizia come questa. “Mario era un bravissimo ragazzo e un portiere dalle grandi qualità. Uno che si faceva voler bene da tutti”, lo ricorda Franco Nanni. A distanza di anni, il ricordo è un dolore difficile da cancellare.