Zeller e i film sui labirinti della mente The Father e The Son sono tra le opere che hanno trattato il tema del disagio mentale

Dedichiamo a Florian Zeller e al suo dittico di film sui labirinti della mente la nuova uscita della rubrica Le perle nascoste del cinema. Ispirati agli omonimi testi teatrali, The Father e The Son sono tra le opere che maggiormente, nella recente storia della settima arte, hanno trattato il tema del disagio mentale con l’acume e la delicatezza necessari a restituirne il dramma.
The Father (RaiPlay, 2020)
L’ottantenne Anthony apprende che sua figlia e il suo compagno andranno a vivere a Parigi, lasciandolo da solo. Poco dopo l’uomo inizierà a mostrare i primi segni di demenza: la realtà, i sogni e i ricordi si confonderanno, l’anziano dovrà lottare con la propria mente per tenere insieme i pezzi di una quotidianità ormai inafferrabile.
Esordio alla regia di Zeller, The Father – Nulla è come sembra affronta il tema della senilità costruendo un dramma senza trama che prende la forma di una vera e propria esplorazione emotiva: il film ci immerge infatti nella mente spaesata del malato, e invece di osservare gli effetti del suo deterioramento ce ne fa vivere l’esperienza – dolorosa e psicologicamente devastante -, senza risparmiarci nulla. Gli eventi cui noi assistiamo sono nient’altro che la proiezione di ricordi, paure e desideri che Anthony allucina di continuo, ambientandoli negli spazi di una casa ormai ridotta a palcoscenico per la sua mente. Sgomento e angoscia dominano il protagonista così come lo spettatore, che non può non farsi coinvolgere in un incubo senza fine, padroneggiato alla perfezione da un Anthony Hopkins vincitore di un Oscar per l’interpretazione e accompagnato da una sempre ottima Olivia Colman, qui nei panni della figlia.
The Son (Amazon Prime Video, 2022)
Peter, avvocato newyorkese, vive con una moglie e un figlio piccolo. La sua esistenza viene sconvolta quando alla sua porta si presentano l’ex-moglie Kate e il figlio Nicholas, ormai adolescente. Il giovane non va più a scuola da mesi e sta sviluppando una pericolosa tendenza all’autolesionismo. Il fantasma della depressione si imbatte sull’intera famiglia, che farà di tutto per aiutare il ragazzo a riscoprire il valore della vita.
Se The Father ci aveva stupito per il coraggioso racconto interiore della senilità, The Son torna sui più pacifici binari della narrazione lineare, mantenendo però il fil rouge della salute mentale come protagonista della vicenda. Il merito (e la novità) del film di Zeller sta tuttavia non tanto nel tema in sé, ma nel modo in cui quest’ultimo viene trattato: si rinuncia infatti alla ricerca delle morbose ragioni cliniche all’origine del disturbo per collocare il male di vivere del ragazzo in una più complessa dinamica socio-famigliare, che rende tutti i protagonisti e in parte responsabili di quel disagio, senza che nessuno però possa addossarsi la colpa di un dramma misterioso e impossibile da penetrare. In tal senso il cast fa un lavoro corale e ammirevole: a partire da un Hugh Jackman mai così espressivo, passando per una Laura Dern nei panni di una madre affranta e impotente, per arrivare all’eccellente esordio di Zen McGrath.
Maria Letizia Cilea