Ezio Rossi ha un cuore diviso a metà “Nel Torino sono cresciuto, ma al Verona ho vissuto una straordinaria esperienza”

«Lo spirito Toro c’era fino a una quindicina d’anni fa. Ora mi sembra sia rimasto veramente poco. Una volta era più facile trasmetterlo perché eravamo in tanti ad arrivare dal Settore Giovanile, forgiati da allenatori esperti come Vatta o Rampanti. Oggi, con forse troppi stranieri, tanto di tutto questo è andato purtroppo perduto».
Chi parla è Ezio Rossi, uno che sul terreno del Filadelfia è cresciuto e ha imparato con il tempo cosa voglia dire indossare la gloriosa maglia del Torino. Ma il difensore piemontese ha vissuto una parentesi da protagonista anche con i colori dell’Hellas, conquistando una promozione in serie A in una situazione societaria molto complicata. «Con una società fallita noi della vecchia guardia decidemmo di non chiedere la messa in mora ma facemmo quadrato conquistando, da uomini veri, una fantastica promozione in serie A. E grazie a quel successo il Verona continuò a esistere. Peccato per la retrocessione dell’anno dopo ma fu una stagione sfortunata. Resta il fatto di aver contribuito a scrivere una pagina importante della storia gialloblù. Verona, dove ho vissuto per vent’anni e ho tanti amici, è diventata la mia seconda casa».
Il suo ricordo è legato anche alle due tifoserie. «Il tifoso granata è molto attaccato alla squadra, il supporto non viene mai meno. Anche a Verona è così. Conservo il ricordo di una tifoseria straordinaria, sempre pronta a sostenere i propri giocatori. Inoltre, passando attraverso periodi meno felici, come gli anni della C, si è ancora più compattata». Tocca a lui, quindi, in qualità di illustre doppio ex, inquadrare la prossima sfida del Bentegodi. «L’attuale classifica delle due squadre – commenta – dice poco di questo incontro. Il Torino soffre se deve fare la partita. Il Verona è la sorpresa di questo campionato. Tudor ha proseguito nel lavoro dello stesso Juric, trasmettendo la sua idea di gioco. Nei gialloblù ci sono tante belle individualità. Il mio preferito è Baràk. Entrambe le squadre praticano un gioco aggressivo privilegiando l’uomo contro uomo, un tipo di gioco moderno che mi piace molto».
Da allenatore ha avuto la fortuna di allenare il Torino mentre con il Verona, oltre un contatto non si è andati. «A Torino ho fatto due anni, il primo anno ci siamo salvati mentre il secondo sono stato purtroppo esonerato a poche giornate dal termine con la squadra in lotta per la A. Promozione poi avvenuta ma cancellata dal successivo fallimento. Con l’Hellas, invece, ci fu un mezzo contatto tramite Gibellini, il diesse di allora, dopo che io avevo dato le dimissioni dal Torino. Poi, però, alla fine accettai la proposta di rimanere in granata». Oggi, dopo cinque promozioni, oltre alle cinque ottenute da giocatore, Rossi attende una nuova opportunità. «Mi sono dimesso poche settimane fa dal Varese, in serie D, da terzo in classifica, perché non ero più d’accordo con la linea della società. Posso sembrare un po’ orso ma sono fatto così, mi piace allenare dove sto bene».

Enrico Brigi