I tornelli finiscono in Spagna. C’è un mondo fuori dalle mura di Verona Il quotidiano catalano Lavanguardia (il più letto a Barcellona) racconta la disputa tra il Comune e il Tar e la paragona a quella tra Montecchi e Capuleti. Bocciato il “contapersone”, mancano idee alternative

“Non esiste mondo fuori dalle mura di Verona” un corno. Non esiste solo per chi non vuole vederlo, non è interessato o non lo conosce. Il mon­do esiste, ci guarda, pro­va una sana invidia per i nostri tesori e non si capacità di come spesso riusciamo a valorizzarli. Ci accontentiamo di esserceli ritrovati. Ve­rona vanta monumenti e paesaggi di pri­­mo livello. È stata baciata dalla Storia, e dove questa si ferma inizia la leggenda, altrettanto am­mirata. Il balcone di Giulietta ne è l’emblema. Nel suo ge­nere si tratta forse del più grande falso di ogni epoca eppure la sua fama non confini. Non c’è angolo del pianeta in cui non riecheggi la vicenda dei Montecchi e dei Capuleti. Che però le baruffe da condominio possono trasformare da tragedia a farsa. Il quotidiano Lavanguardia, edito a Barcellona – e il più letto in Catalogna – ha ironicamente paragonato la rivalità tra le due famiglie a «un’altra disputa che racchiude tutti gli elementi della modernità». Ossia: «Pandemia, turismo di massa e conflitto di interessi tra pubblico e privato». «Si tratta di una lunga battaglia tra il Comune di Verona e i negozi situati davanti al cortile della Casa di Giulietta, il luogo più visitato di questa città veneta», ha scritto il quotidiano. «Nel­l’ultimo pronunciamento un tribunale italiano (il Tar, ndr) ha appena dato ragione ai commercianti e ha affossato la proposta del municipio di posizionare i tornelli all’ingresso per ridurre il numero di turisti che arrivano nel cortile in pellegrinaggio. L’idea del municipio», ha proseguito Lavanguardia, «ricorda molto un’altra proposta della vicina Venezia, paradigma dei danni del turismo di massa. Anche lì hanno cercato di installare i tornelli per re­golare gli ingressi in città, ed è stato un fallimento assoluto». La farsa, pardon, la questione dei tornelli si trascina dall’amministrazione Tosi, so­no stati presentati progetti, la politica – maggioranza e opposizione – s’è accapigliata, il Tar ora ha dato ra­gione ai condòmini e ai ne­gozianti interessati dalla pos­sibile novità, e tutto probabilmente ripartirà da ca­po, qualora chi muove le le­ve a Palazzo Barbieri vorrà riprovarci. Non ci interessa individuare i colpevoli di tale groviglio tantopiù che ricostruirne i vari passaggi in modo dettagliato risulterebbe impresa quasi impossibile. Non riteniamo sbagliata l’idea di limitare l’afflusso al balcone, anzi. La pandemia dovrebbe averci insegnato a ricercare un turismo di qualità anziché puntare ogni volta al «record di presenze». E però per alzare l’asticella e non stipare le vie del centro servono idee e voglia di attuarle. Perché, ad esempio, non sfruttare il balcone per creare percorsi più ampi legati ad altri luoghi shakespeariani tra (poca) Storia e (molta) leggenda? Meno gente accalcata in via Cappello e meglio distribuita tra il Veronese e il Vicentino. Ne­gli Stati Uniti ci impiegherebbero mezza giornata. Ma l’America, certo, è fuori dalle mura di Verona. Al.Gon.