Ifigenia conquista il Teatro Romano L’opera, per la regia di Jacopo Gassman, promossa per scenografia, suoni e contenuti

Tra gli spettacoli presentati presso il Teatro Romano nel mese di settembre è stata anche portata in scena l’Ifigenia in Tauride per la regia di Jacopo Gassman. La produzione dello spettacolo, originariamente per l’Istituto Nazionale del Dramma Antico a Siracusa, è stata adattata al palcoscenico ridotto del Teatro Romano, in un’atmosfera più raccolta ma che ha comunque saputo coinvolgere il pubblico.
La protagonista Ifigenia, interpretata da Anna Della Rosa, è stata salvata dall’essere sacrificata in Aulide grazie all’intervento di Artemide, che ha trasformato in cerva il corpo sull’altare e ha portato la fanciulla sul Mar Nero affinché diventi sacerdotessa.
In questa terra remota e inospitale il culto prevede che ogni straniero che arriva debba essere sacrificato alla dea. Il problema si pone quando Oreste, fratello di Ifigenia e quindi greco, giunge in Tauride spinto dalla volontà dell’oracolo: Ifigenia si prepara a compiere il cruento rito, ma il riconoscimento dei due fratelli permette di organizzare un piano per fuggire e mettere fine alla prigionia della sacerdotessa. Il lieto fine e il meccanismo del riconoscimento avvicinano questa tragedia quasi al genere della commedia e del romanzo greco nella nostra sensibilità; d’altra parte questo dramma di Euripide era riconosciuto da Aristotele come una delle tragedie meglio costruite dal punto di vista della trama, motivo per cui spesso si comprende come l’idea che noi abbiamo di tragedia sia a volte un po’ limitata.
La messa in scena di Gassman, a partire dalla traduzione dal greco di Ieranò, ha come caratteristica fondamentale l’uso di teche di vetro sul palco, che contengono oggetti (tra i più impattanti, proprio il corpo della cerva che ha preso il posto di Ifigenia) che via via acquistano significato nel proseguire della trama, che al contempo segue una linea temporale diretta verso il contemporaneo.
L’uso molto accurato dei suoni e l’enfasi sul valore simbolico dell’acqua – il mare da cui gli stranieri arrivano, l’acqua per purificare le vittime, il mare che consente la via di fuga per ritornare in Grecia – creano un’atmosfera soffusa ma densa di significato, in cui le interpretazioni degli attori danno completa voce alla ricchezza del testo.

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