Perchè serve Draghi al Quirinale L’attuale premier avrebbe davanti a sè 7 anni di tempo per garantire un’immagine forte dell’Italia e indirizzare la politica economica

Meno 12: sono questi i fatidici giorni che mancano per l’elezione al Colle. Il 24 gennaio il Parlamento si riunirà in seduta comune, Camera, Senato e delegati regionali per eleggere il 13° Presidente della Repubblica. E’ un passaggio cruciale nella vita della giovane Repubblica italiana (prima, seconda o terza) che il Paese si appresta a vivere in un momento davvero molto difficile causato dall’emergenza Covid. E allora, in momenti difficili servono scelte lungimiranti.
Chi sarà il prossimo Presidente della Repubblica si sente chiedere da più parti? Finora l’unica candidatura sul tavolo è quella di Silvio Berlusconi, ma la sua ennesima discesa in campo rischia di dividere ancor più il Paese.
A Palazzo Chigi siede in questo momento un signore, Mario Draghi, che ha fatto risalire l’Italia di molte posizioni di fronte ai grandi del mondo. E allora il trasferimento al Quirinale, dove si rappresenta l’Italia nella sua interezza, ci pare la cosa più utile al Paese.
Non fosse altro perchè la carica di Presidente ha una durata di 7 anni e dunque almeno fino al 2029 l’Italia avrebbe un rappresentante degno per un lungo periodo.
Un endorsement in questo senso è già arrivato dall’autorevole Economist che ricorda i grandi risultati conseguiti dal nostro attuale premier quando si è trovato a fronteggiare alla Bce i problemi dell’euro.
Draghi, che non si è candidato e non vuol parlare di Quirinale, è unanimemente riconosciuto e stimato in tutto il mondo.
Dal Colle più alto avrebbe 7 anni di tempo per indirizzare anche la politica economica che ha provveduto con il PNRR a mettere sui giusti binari. Restando invece a Palazzo Chigi il suo orizzonte temporale non andrebbe oltre la primavera del 2023. Sappiamo bene che l’Italia è una Repubblica parlamentare e dunque il popolo non vota direttamente il suo Presidente, ma se c’è da esprimere una preferenza noi votiamo per “il nonno al servizio delle istituzioni’’. E sappiamo che i nonni sono sempre stati un patrimonio.

Redazione

Ci sono tre grandi elettori veneti

Il Consiglio regionale del Veneto ha eletto oggi i tre delegati che, ai sensi dell’articolo 83 della Costituzione, parteciperanno all’elezione del nuovo Presidente della Repubblica.
La votazione è avvenuta per appello nominale e voto segreto dei consiglieri presenti in aula.
Il presidente della Regione, Luca Zaia, il presidente del Consiglio regionale, Roberto Ciambetti, indicati dalla maggioranza, e il capogruppo del Pd Giacomo Possamai, in rappresentanza delle opposizioni, sono i delegati veneti che, unitamente a quelli designati dagli altri Consigli regionali, integreranno il Parlamento in seduta comune dei suoi membri per l’elezione del 13/o Presidente della Repubblica.
Ma su tutta la vicenda incombe il virus, dato che l’elezione potrebbe concludersi in un giorno ma anche protrarsi ben oltre la quarta seduta.
Nessuna novità sulle modalità di voto del Parlamento in seduta comune per eleggere il nuovo presidente della Repubblica. Secondo i dati di lunedì 9 gennaio i deputati positivi risultavano essere 33. Dovrebbero invece essere almeno una decina i senatori assenti per Covid.
Al momento, restano confermate le regole già stabilite per le votazioni per il Quirinale, con una vigilanza costante sull’andamento dei contagi e un sempre più stretto coordinamento tra i Questori dei due rami.
I Questori di Montecitorio e palazzo Madama, viene del resto fatto notare, sono in periodico contatto e, fatta eccezione per l’ipotesi di tamponi obbligatori per tutti i 1008 grandi elettori prima di entrare alla Camera – ipotesi che resta sul tavolo ma che verrà presa eventualmente in considerazione a ridosso del 24 gennaio – quanto era di loro competenza è stato già stabilito.
Intanto, proprio in vista del 24 gennaio, Camera e Senato sono tornati ad applicare normative più rigide, proprio per evitare la diffusione del virus in Aula.
Mascherine Ffp2 obbligatorie, distanziamento di almeno un metro nell’emiciclo, con il ripristino, per Montecitorio, delle postazioni per votare allestite in Transatlantico, che torna così ad essere off limits fino all’avvio delle votazioni per il Capo dello Stato; pause delle sedute delle due Aule per consentire la sanificazione dell’emiciclo ogni tre ore e green pass semplice per l’accesso nei palazzi, con obbligo di green pass rafforzato per l’accesso nei locali dedicati alla ristorazione (alla Camera è tornata a chiudere la buvette, che dovrebbe riaprire il 24 gennaio).