Sapete come nasce un’opera d’arte ? – di Giorgia Silvestri Possiamo farcene un’idea visitando la mostra di Castelvecchio, aperta fino a domenica

Come nasce un’opera d’arte? Un’idea ce la possiamo fare visitando la nuova mostra del Museo di Castelvecchio.
Si tratta di un’iniziativa attraverso cui l’ente presenta al grande pubblico parte della sua preziosa raccolta di disegni.
Quest’ultima ha inizialmente compreso dei progetti per l’ammodernamento di Castelvecchio, realizzati dall’artista e architetto veneto Carlo Scarpa. Nel corso degli anni, si sono aggiunti disegni riproducenti soggetti di vario genere, appartenenti a artisti e a epoche storiche differenti.
Tra di essi ve ne sono alcuni ceduti alla galleria dalla Regione del Veneto e da archivi privati.
La diversità che caratterizza la collezione è sfruttata anche all’interno della nuova esposizione. Infatti, vi si trovano sia progetti per edifici che studi preparatori per opere d’arte. Pure le raffigurazioni degli studi preparatori sono eterogenee. Vanno da individui comuni, alla mitologia, a episodi della bibbia e dei vangeli.
La ricerca di varietà si nota pure nelle tecniche usate. Si possono ammirare, ad esempio, opere in graffite, carboncino, pastello, inchiostro, penna, matita, sanguigna, gesso e acquerello.
Questo sottolinea come tutto sia stato concepito all’interno di un’iniziativa accademica.
Nasce, infatti, da “The Paper Project: Il Collezionismo di disegni antichi in Italia, da Giorgio Vasari in poi”.
“The Paper Project” si pone come un’opportunità di formazione per curatori e conservatori di tutto il mondo a inizio carriera. Vuole, infatti, farli entrare in contatto con le più rilevanti raccolte grafiche di collezioni e musei del bel paese.
Tuttavia, l’esposizione risulta interessante anche per i non addetti ai lavori. Permette, infatti, di avere un assaggio del processo creativo che sta dietro a un’opera. Inoltre, è ancora più intrigante proprio perché coinvolge lavori di diverso genere.
La recente iniziativa di Castelvecchio è allestita presso l’ampia sala Boggian.
Vi si accede dopo aver attraversato tutte le stanze che accolgono la collezione del museo. Il nuovo progetto si configura, quindi, come la parte conclusiva di un suggestivo percorso espositivo.
La mostra si struttura in modo chiaro e lineare. Nelle teche dei lati lunghi della stanza sono inseriti dei disegni del XX secolo, prevalentemente di Scarpa e relativi all’ambito architettonico. Invece, nella parte centrale sono raccolte la maggioranza delle opere figurative, tutte realizzate dal XVI al XVIII secolo.
I toni neutri dominano l’intera sala. Infatti, i colori prevalenti sono grigio, marroncino e bianco, sia nelle opere che nelle pareti, nel soffitto e nel pavimento. Ciò rende, forse, tutto un po’ piatto e non dà il massimo risalto ai disegni.
L’esposizione rimarrà aperta fino a domenica prossima. A gestirne l’allestimento sono state Ketty Bertolaso, Alba Di Lieto, Sara Rodella e Francesca Rossi.