1980, i giorni del Totonero Le camionette della Polizia negli stadi, al termine delle partite di serie A e serie B. Fu il primo grande scandalo che portò alla retrocessione in serie B di Milan e Lazio

Quarant’anni fa, di questi giorni. Era il 23 marzo 1980. Lo scandalo italiano del calcioscommesse noto anche come Totonero, colpì il calcio italiano nella stagione agonistica e vide coinvolti giocatori, dirigenti e società di Serie A e B, i quali truccavano le partite di campionato attraverso scommesse clandestine che per la FIGC rappresentavano casi di illecito sportivo.

Le società indagate nell’inchiesta erano Avellino, Bologna, Juventus, Lazio, Milan, Napoli, Perugia e Pescara in Serie A, e Genoa, Lecce, Palermo, Pistoiese e Taranto in Serie B. Il Pescara fu l’unica società assolta nonostante l’accusa avesse chiesto una penalizzazione mentre Genoa, Juventus, Napoli, Lecce e Pistoiese furono assolte su richiesta del Procuratore federale.

Si trattò del primo, grande scandalo di illeciti sportivi e partite truccate nella storia del calcio italiano, tanto che il presidente federale Artemio Franchi, all’epoca anche presidente dell’UEFA, decise in seguito di rassegnare le dimissioni.

Il 1º marzo 1980, un commerciante all’ingrosso di ortofrutta, Massimo Cruciani, presentò un esposto alla Procura della Repubblica di Roma, sostenendo di essere stato truffato. Egli, tramite Alvaro Trinca, proprietario di un ristorante di cui era fornitore, era venuto in contatto con alcuni giocatori della Lazio, che lo avevano indotto a scommettere su alcune partite di Serie A che erano state combinate. Tuttavia, non tutti i risultati concordati si erano verificati, facendo perdere a Cruciani somme ingenti (centinaia di milioni di lire)

In seguito alla denuncia di Cruciani e di Trinca, il 23 marzo 1980 (24ª giornata di Serie A e 27ª giornata di Serie B) la magistratura fece effettuare una serie di arresti proprio sui campi di gioco, a fine incontri. Le manette scattarono per i giocatori Stefano Pellegrini dell’Avellino, Sergio Girardi del Genoa, Massimo Cacciatori, Bruno Giordano, Lionello Manfredonia e Giuseppe Wilson della Lazio, Claudio Merlo del Lecce, Enrico Albertosi e Giorgio Morini del Milan, Guido Magherini del Palermo, Gianfranco Casarsa, Mauro Della Martira e Luciano Zecchini del Perugia. Altri ricevettero ordini di comparizione, tra cui Paolo Rossi del Perugia, Giuseppe Dossena e Giuseppe Savoldi del Bologna, e Oscar Damiani del Napoli.

Le immagini degli arresti e delle camionette di Polizia e Guardia di Finanza presenti negli stadi sono famose ancora oggi per essere state riprese in diretta nel corso della trasmissione sportiva 90º minuto. Il 23 dicembre 1980 tutti gli indagati vennero prosciolti poiché il fatto non sussisteva; vennero invece presi provvedimenti in ambito calcistico.
Dopo il primo grado, con condanne pesantissime, la sentenza d’appello mitigò in parte le sanzioni. Tra gli altri, vennero squalificati il presidente Colombo (MIlan, radiato), mentre tra i calciatori il più celebre fu Paolo Rossi (2 anni), ma furono squalifiati anche Mandredonia, Albertosi, Giordano, Savoldi. Lazio e Milan furono retrocesse. Le sentenze vennero poi cancellate dall’amnistia per la vittoria mondiale dell’82.