Nessuna indulgenza. Ma anche la volontà di capire, di conoscere maggiormente una vicenda, l’ennesima, che sta letteralmente mandando a pezzi quella poca credibilità rimasta del calcio italiano. Le rivelazioni di Fabrizio Corona, personaggio a dir poco ambiguo, hanno provocato un nuovo scandalo. L’ex re dei paparazzi ha svelato alcuni nomi importanti di giocatori che avrebbero scommesso in questi anni attraverso siti illegali, anticipando in qualche modo le mosse dell’inchiesta portata avanti dalla Procura di Torino. A finire nei guai, per ora, tre giovani calciatori di indubbia importanza come Nicolò Fagioli della Juventus, Sandro Tonali, Newcastle e Nicolò Zaniolo, Aston Villa. Il primo ha già patteggiato con la Giustizia Sportiva una squalifica di sette mesi e 12.500 euro di multa. Fagioli ha ammesso di essere un ludopatico, stessa strada che sarà intrapresa da Tonali. Ma i tre azzurri sarebbero solo la punta dell’iceberg.
“E’ davvero una brutta faccenda – confessa Gigi Sacchetti, uno dei grandi protagonisti dello scudetto dell’Hellas Verona. Mi dispiace ma provo rabbia e non riesco a capire questi ragazzi se tutto dovesse venire confermato. Purtroppo penso che questa storia rappresenti al meglio il periodo che stiamo vivendo. C’è troppo individualismo, la gente pensa solo a se stessa. Non capisce che stare bene significa fare del bene per gli altri. L’ho capito chiaramente con le attività che portiamo avanti con l’associazione degli ex gialloblù. A questi ragazzi vorrei proprio dire questo. Se hanno del tempo libero vadano in un’associazione come la nostra, c’è tanta gente che ha bisogno di aiuto, potranno dare una mano e sentirsi meglio. Ripeto, non riesco a capirli. Per carità anche ai miei tempi non mancavano le tentazioni. Ma ricordo ad esempio che una persona come Caliendo, uno dei primi procuratori, veniva a casa a conoscere i genitori, si fermava a pranzo, ti seguiva.
Questi ragazzi sono visti solo come un’azienda, si pensa solo ai soldi. E’ la società di adesso, non è solo un problema di questi ragazzi. C’è poca voglia di dedicarsi agli altri che, invece, è bellissimo e l’attività con gli ex gialloblù lo dimostra”. In una situazione particolare si trova Antonio Terracciano, anch’egli molto attivo all’interno degli ex gialloblù del presidente Sergio Chicco Guidotti. Terracciano, cresciuto nel Verona con 30 presenze in maglia gialloblù e un passato con le maglie di Triestina, Carpi, Carrarese, Brescello e Mantova è anche il papà di Filippo, punto di forza del Verona targato Marco Baroni. Un giovane di belle speranze con una storia, fortunatamente solo calcistica, che si sviluppa sulle orme dei vari Fagioli, Zaniolo e Tonali. “Intanto dobbiamo capire su cosa questi ragazzi hanno scommesso – riferisce Terracciano – hanno sbagliato, su questo non si discute. Quando firmi il contratto professionistico c’è proprio una clausola che specifica che non puoi scommettere, ragion per cui se fosse provato è giusto che vengano squalificati. Se giocano sulla propria squadra è grave, se invece sono dei semplici ludopatici il discorso, a mio avviso, è più complesso. Il problema del gioco d’azzardo non riguarda solo questi giovani che, tutto sommato, hanno i mezzi economici per fare fronte a questo vizio. Ci sono padri di famiglia a poco più di mille euro al mese che distruggono la propria vita giocando quotidianamente al lotto, alle macchinette e a tutte quelle diavolerie che sono assolutamente legali. Dunque c’è anche un po’ di ipocrisia in tutto questo. Dispiace per i ragazzi che vanno aiutati a capire che hanno sbagliato e, ripeto, anche squalificati perchè è giusto pagare per i propri errori. Ma non dei mostri, la ludopatia è una malattia che colpisce tutti, indipendentemente dal proprio stato sociale. Filippo? Credo che abbia la fortuna di essere cresciuto con valori importanti ma capisco anche le parole del padre di Fagioli che ha detto che non si possono fare miracoli nell’educazione dei figli. Bisogna stargli vicino perchè, purtroppo, il mondo del calcio è pieno di personaggi che non vogliono sempre il bene di questi ragazzi”.
Mauro Baroncini