Addio a Gianfalco vignettista gentile. Con le sue illustrazioni satiriche ha denunciato manchevolezze e menefreghismo

Chiunque abbia avuto il piacere di conoscerlo lo descrive nello stesso modo: gentile, innanzitutto, sorridente, composto. E poi, un attento e acutissimo osservatore della realtà. Il suo sguardo spietato gli permetteva di cogliere quei dettagli capaci di ispirare le sue vignette satiriche, e nessuna parola si perdeva nel vento quando di fronte, ad ascoltare, c’era lui. Gianni Falcone, irpino di nascita ma cittadino veronese di lunga data, ci ha lasciati mercoledì 22 ottobre dopo una malattia che ha combattuto con determinazione, silenzio e forza. Una malattia dura e pesante, alla quale però non ha mai dato il permesso di fermarlo. Dopo anni di satira sulla testata Verona In, Gianni ha proseguito su Heraldo la sua narrazione del non senso di certa politica, denunciando manchevolezze e incoerenze, ma anche e soprattutto quel menefreghismo che era, per lui, la vera piaga sociale del nostro tempo. Ha collaborato a numerosi progetti editoriali e aveva anche un blog, la sua creatura, un progetto nel quale ha creduto a lungo dedicandovi energia e studio costanti. Era quello il ‘luogo’ dal quale Gianfalco metteva a nudo il disinteresse, a volte velato, a volte sfrontato, delle istituzioni rispetto alle barriere architettoniche. Un tema, la disabilità, che gli era particolarmente caro, avendola vissuta in prima persona in famiglia. Il suo libro Stazionario sarà lei. Sedie a rotelle e qualcos’altro (Smart Edizioni, 2019) racconta la storia di Alessandra, sua figlia, a partire dal momento in cui, sei giorni dopo il parto, ebbe un’emorragia cerebrale, venne operata e andò in coma. Il recupero non è mai stato totale, e Gianni ha continuato a scrivere, prendere appunti, disegnare, memorizzare quegli anni difficili, ma anche straripanti di umanità, di legami solidali, di aiuto reciproco, di amicizie vere. Nel libro, come nel blog, come nelle sue vignette, come in una qualsiasi chiacchierata davanti a un aperitivo, Gianfalco non ha mai smesso di denunciare ciò che manca nella nostra e, ahimè, nelle altre città: una ferma volontà di superare le barriere, fisiche e mentali, per smettere di dividere il mondo in abili e disabili. Per arrivare a una vera integrazione, che non sparisca quando i riflettori si spengono e importanti eventi come le Paralimpiadi sono terminati. Gli applausi agli atleti con disabilità non sono l’unico risarcimento, il gesto conclusivo che poi accantona il problema e lascia migliaia di persone nella solitudine e nell’ombra. Gianfalco ha regalato la sua satira anche ad altri progetti arditi e controcorrente. Raccontando di maschi mammoni, di politicanti incoerenti, di personal trainer audaci, di latin lover in estinzione. II suo sguardo acuto ha suscitato risate, tra chi conosce la bellezza dell’ironia, e musi lunghi tra i permalosi. Ci mancherà, di questo signore così irpino ma anche così veronese, la capacità di cogliere ogni volta il dettaglio che faceva la differenza. Collocando i suoi disegni e le sue battute su un livello di satira pungente e insieme educatissimo. Mai volgare, mai eccessivo. Perché Gianni, attraverso le vignette, creava cultura, risvegliava le coscienze. O almeno, ci offriva l’occasione per farlo. Ci ha passato il testimone, adesso. E continua a vivere nei nostri ricordi, accompagnandoci a proseguire le battaglie che lui ha sempre combattuto senza paura per arrivare a risvegliare un senso di appartenenza civico, che è poi la condizione imprescindibile per concepire una città davvero accessibile. A misura di piedi e biciclette, ma anche di sedie a rotelle.