Addio a Lauda, sepolto in tuta rossa La sua lunga storia d’amore con la Ferrari e il suo rapporto controverso col Drake

Quel cappellino rosso sempre addosso, a coprire le “ferite di guerra” e uno strano destino. Andreas Nikolaus Lauda, per tutti Niki, nacque a Vienna il 22 Febbraio 1949 da una famiglia austera, tra banca e finanza.
Gli inizi difficili
Quando il nonno gli negò il fido dal suo istituto di credito, lui non si scompose e ottenne tutto da una banca concorrente. Con il prestito riuscì a comprare la sua prima vettura e dopo una breve gavetta in Formula 2, nel 1971 approdò in Formula 1. Era comunque un periodo difficile per Niki che, pieno di debiti, pensò persino al suicidio: “Avevo circa duecento milioni di debiti e tutto girava
storto. In un gran premio, bastava che io premessi l’acceleratore per andare dritto contro il muro, ma riconobbi che non sarebbe servito a niente e terminai la corsa decidendo di dedicarmi all’automobilismo sul serio”.
La Ferrari e l’incidente di Nürburgring
Nel ’74 ci fu la svolta, con Lauda alla Ferrari fortemente voluto dal suo compagno di squadra Clay Regazzoni. Nonostante gli altalenanti rapporti con Enzo Ferrari, “Niki” nel ’75 riportò “la rossa” alla vittoria di un titolo mondiale che mancava da 11 anni. L’anno successivo invece, fu la stagione del tragico incidente di Nürburgring: la sua auto prese fuoco, lui fu salvato per miracolo, ma il suo volto rimase sfigurato per sempre. Si riprese in fretta, grazie anche al sostegno dell’amico Regazzoni:“In Clay c’era qualcosa di superiore rispetto agli altri, era il suo pensare positivo”. E dopo solo 42 giorni dall’incidente, il campione austriacoriuscì a torna al volante con un quarto posto a Monza.
Lo storico rivale Hunt e l’addio alla Ferrari
A vincere quella stagione però, con un solo punto di vantaggio, fu il rivale di una vita James Hunt su McLaren. Nella realtà dei fatti Hunt e Lauda si stimavano reciprocamente, nonostante le enormi differenze: genio e sregolatezza il primo, perfezionista e riservato il secondo, a tal punto da valergli il soprannome Il Computer. Alla fine del 1977, a poche gare dalla conquista del secondo titolo, il pilota austriaco annunciò il suo addio alla Ferrari, tra lo scalpore generale: Lauda non perdonò mai a Ferrari la sfiducia dopo l’incidente del Nürburgring e Ferrari non gli perdonò il tradimento di passare alla Brabham, sponsorizzata Parmalat.
La vittoria del terzo titolo iridato e gli ultimi anni di vita
Decise di fermarsi, ma nel ’82 tornò con una McLaren, riuscendo dopo appena due anni a vincere per l’ultima volta il titolo in Formula 1, prima del suo definitivo abbandono. In totale saranno 3 campionati mondiali conquistati, con 25 gran premi vinti su 171 disputati. Finita la carriera agonistica, divenne un guru per la Mercedes, fu sua la scelta e la trasformazione di Hamilton in un campione invincibile. Ci lasciò definitivamente il 20 maggio di 2 anni fa, sepolto come lui richiese con indosso la tuta dei suoi anni in Ferrari. In una recente dichiarazione, raccontò che quando casualmente nell’82 ritrovò Enzo Ferrari, i due si abbracciarono con affetto dopo anni di gelo.
Ferrari fu il primo ad aprire bocca: “Fossi rimasto con me, avresti vinto più Mondiali di Fangio”. “Ha ragione, caro Ferrari, ma la vita a volte è strana…”.

Fabio Ridolfi