All’ex ghiacciaia “ha fallito Verona”. Continua il dibattito dopo l’uscita di scena di Eataly Per l’Associazione Barbieri sono fondamentali i servizi che vanno garantiti dal Comune

Chi dopo Eataly? Perché è fallito il progetto di utilizzo dell’ex stazione frigorifera da parte del colosso delle eccellenze agroalimentari italiane? Il dibattito infuria con proposte alternative di tutti i tipi ma come si diceva nei giorni scorsi questo fallimento di Eataly che ha comunicato la prossima chiusura del punto vendita non è solo una questione commerciale. Ma anche urbanistica: quale sviluppo si buone dare a quest’area della Zai storica? Quali progetti pubblici e infrastrutture si stanno studiando per dare una centralità a questa periferia? Non a caso nel comunicato con il quale l’azienda comunica la dolorosa decisione di chiudere si scrive che non si sono verificate le previsioni di sviluppo e di attrattività di quest’area. Di chi può essere la responsabilità? Dei privati che non si sono insediati in zona? Del Comune che non ha sostenuto urbanisticamente progetti di sviluppo per la Zai? Fatto sta che appare ormai quali sono i due punti da cui si deve ripartire: un progetto di riqualificazione della zona che aumenti la sua capacità di attrarre investimenti e insediamenti, secondo, inserire nella Rotonda iniziative che producano reddito (l’affitto e di 1,2 milioni l’anno) oltre che sviluppo e innovazione con progetti possibilmente rivolti alle nuove generazioni. Per questo sono interessanti sul tema le considerazioni degli esperti dell’Associazione Giuseppe Barbieri per i quali ad aver fallito non è stato Eataly, ma Verona. “La chiusura di Eataly alla Ghiacciaia – sostengono nel loro intervento – non è solo una sconfitta commerciale, è il simbolo di un’intera visione cittadina che si dimostra incapace di sostenere progetti ambiziosi. Non basta inaugurare spazi suggestivi, tagliare nastri e promettere grandi numeri: senza una strategia chiara, senza infrastrutture adeguate e senza un’idea solida di città, ogni investimento – anche il più promettente – è destinato a franare”. Per l’Associazione Giuseppe Barbieri la scelta di Eataly impone una riflessione su qualsiasi nuova ipotesi d’uso di quello spazio. “Ogni progetto – dicono – per essere sostenibile, deve nascere da una solida valutazione strategica che parta dall’analisi del target a cui si vuole parlare: chi sono i potenziali visitatori, cosa cercano, cosa li spinge a preferire una proposta rispetto a un’altra… Ma altrettanto fondamentali sono i servizi e le infrastrutture che la pubblica amministrazione può e deve garantire: collegamenti efficaci, parcheggi, percorsi pedonali sicuri, contesto urbano vivo e integrato con la città. Senza questi presupposti, purtroppo, ogni progetto rimarrà una cattedrale nel deserto: esteticamente valida, magari ambiziosa come Eataly, ma isolata, poco frequentata e destinata a fallire”. Secondo AGB per evitare questo, serve un cambio di paradigma. È indispensabile che ogni nuova iniziativa sia parte di una visione più ampia e strategica per l’espansione della città di Verona. Un’espansione che dovrebbe vedere più che mai la ZAI come candidata preferenziale da parte della Pubblica Amministrazione. Una visione in cui cultura, turismo, sport e commercio non siano interventi spot, ma tasselli coerenti di un ecosistema urbano che sappia attrarre, trattenere e servire le persone. Solo così si potrà costruire valore duraturo e reale per la nostra città. Oppure possiamo continuare a sparare idee per far notizia: da un Luna Park tipo Las Vegas all’OcktoberFest per i turisti tedeschi del Lago di Garda.