Anais, amori che non danno emozioni Non incanta l’esordio dietro la macchina da presa della francese Bourgeois-Tacquet

Anaïs è una trentenne piena di vita e indecisa su tutto. Indossa vestiti leggerissimi e colorati e fugge da ogni responsabilità, alla ricerca di qualcosa che le faccia battere il cuore. Dopo aver lasciato il suo insignificante fidanzato, s’invaghisce di Daniel, editore cinquantenne a sua volta sposato con Emilie, saggista e scrittrice sempre in viaggio per il suo nuovo book tour. I due parlano spesso della donna e la giovane ragazza s’interessa ad alcuni suoi libri, fino a convincersi che tra le due ci sia uno strano legame. Quando Emilie e Anaïs s’incontreranno il destino giocherà loro una carta del tutto inaspettata…
Presentato al Festival di Cannes 2021 e uscito lo scorso 28 aprile nelle sale italiane, Gli amori di Anaïs è l’esordio della giovane Charline Bourgeois-Tacquet, per la prima volta dietro la macchina da presa per la realizzazione di una commedia densa di riferimenti al cinema francese e traboccante di leggerezza. Il temperamento irrequieto di Anaïs ricorda infatti le giovani donne della Nouvelle Vague, e mentre la frenesia del ritmo e l’ironia di alcuni siparietti sposano lo stile della commedia sentimentale francese, il binario introspettivo nel quale la giovane protagonista con fatica s’immerge richiama le dinamiche narrative del genere coming of age, racconti che ruotano attorno a personaggi in cerca di una rivelazione, di una vocazione o di una strada capace di svelare o incontrare le loro aspirazioni.
Proprio in questo microcosmo s’inserisce Anaïs, adulta irrisolta che va avanti cercando risposte in piccoli e fugaci piaceri, salvo poi abbandonare tutto quando l’intensità del momento sembra essersi esaurita. A fare il paio con questa filosofia del carpe diem, la scrittura di Gli amori di Anaïs lavora sulla superficie dei caratteri senza mai scandagliarne il fondo, facendo così il gioco di una protagonista mossa dal solo desiderio dare una scossa alla sua vita; non è un caso che sia proprio Emilie, statuaria e solida dietro il volto della bravissima Valeria Bruni Tedeschi, a intercettare l’interesse di Anaïs: nella scrittrice la ragazza vede tutto ciò che lei vorrebbe essere, il suo fascino la attrae al punto da trasformare il loro rapporto in un inseguimento continuo e dilungato fino all’inevitabile – e prevedibile – finale.
L’aura di mistero che avvolge la relazione tra le due sostiene dunque tutto il film, ma se il viaggio nell’educazione sentimental-esistenziale della ragazza ha un suo sensato fluire, l’artificio narrativo sottostante a molte situazioni è evidente, come se il racconto si sforzasse di spingerci verso esiti intuibili sin dai suoi inizi. Inquadrati contesto e personaggi, Gli amori di Anaïs procede insomma per inerzia, fingendo quella spontaneità vitale che aveva animato le opere di artisti a là Rohmer e affastellando scene di caldi colori estivi impregnati di sguardi furtivi, primi piani sui corpi e dialoghi metaforici spesso poco credibili: a dimostrazione del fatto che a volte il citazionismo, gli intellettualismi e le atmosfere indie non bastano per dare vita a una storia che sappia emozionare davvero.

VOTO 6

Maria Letizia Cilea