Fondazione Cariverona si vuole alleggerire. Il cambiamento su cui si sta discutendo a quanto risulta alla Cronaca di Verona arriverà entro quest’anno e cambierà un assetto che resisteva dal 1989. Correva quell’anno infatti quando la Cassa di Risparmio di Verona, Vicenza e Belluno decise di incorporare anche la Cassa di risparmio di Ancona. Poi, con l’incorporazione della banca di Unicredit nel 1998 e la nascita della Fondazione Cariverona, Ancona restò comunque tra i territori di riferimento per bandi ed erogazioni. Ma adesso in via Forti, sotto la guida del nuovo presidente Bruno Giordano, si ritiene che i tempi siano maturi per alleggerirsi e affidare il territorio di Ancona ad un’altra fondazione bancaria, più vicina al territorio. L’indiscrezione è stata confermata alla Cronaca di Verona da fonti di Cariverona. “Non riusciamo più a seguire territori così lontani”. Tutto è diventato più complicato, il meccanismo dei bandi e non più delle erogazioni a pioggia comporta anche una analisi, uno studio, una valutazione dei progetti che richiede tempo e prossimità con il territorio. Per questo è stato avviato l’iter per sganciare Ancona dalla ragione sociale di Cariverona. Un iter che coinvolge ovviamente anche il Ministero dell’economia e finanze che sta seguendo il dossier, il Comune di Ancona e la Fondazione bancaria di Fabriano alla quale Cariverona passerebbe le consegne. Oltre a una bella dote di risorse finanziarie. Quanto? Da quanto risulta alla Cronaca di Verona l’ammontare è ancora in fase di definizione.Si tratterebbe di trasferire alla fondazione di Fabriano risorse che servirebbero come base per produrre dopo 12 mesi il reddito da utilizzare per sostenere i progetti del territorio. E in questo modo Cariverona avrebbe più tempo e disponibilità per seguire lo sviluppo dei progetti di Verona, Vicenza, Belluno (e Mantova). Ma è chiaro che per una operazione di questo genere che comporterà anche la modifica degli statuti delle fondazioni bancarie interessate, servirà un minimo di consenso del territorio interessato, cioè quello delle Marche. E dal dibattito in corso in quelle zone non è che ci sia grande entusiasmo di fronte alla prospettiva di vedere indeboliti gli investimenti sul territorio. Dice per esempio Aristide Corazzi, presidente del patto di sindacato degli azionisti di Cattolica Assicurazioni (molto critico con il presidente della Fondazione Paolo Bedoni, tra l’altro) che il territorio delle Marche non può reggere, dopo il colpo di Cattolica, anche quello di Cariverona. “Si sta concretizzando il disimpegno della Fondazione Cariverona dal nostro territorio, una scelta che definire dannosa è un eufemismo. Fino ad oggi, i territori della provincia di Ancona percepivano annualmente circa 3,5 milioni di euro dalla Fondazione, fondi vitali per realtà strategiche come il Parco del Conero, l’Università Politecnica delle Marche (UNIVPM), la Fondazione Mus-e e innumerevoli associazioni di volontariato -spiega Corazzi -. La proposta per liquidare questo storico legame è a dir poco assurda. Si parla di una cifra una tantum di circa 30-35 milioni di euro da destinare alla Fondazione di Fabriano (Carifac), un ente con un patrimonio di circa 49 milioni che eroga sul suo territorio circa 500.000 euro l’anno. In cambio di una perdita secca di 3,5 milioni di euro annui, al nostro territorio verrebbe concesso di affiancare il nome di Ancona a quello di Fabriano nella denominazione della Fondazione. È evidente che si tratta di una proposta assolutamente insoddisfacente, deficitaria e preoccupante. Stiamo svendendo un flusso costante e vitale di risorse per il nostro futuro in cambio di una cifra una tantum e di una modifica onorifica”. L’operazione, insomma, non si presenta facile, ma sta andando avanti con una certa decisione: entro l’anno, affermano in via Forti, si vorrebbe arrivare alla modifica degli statuti e al passaggio di consegne e di risorse a una fondazione bancaria più vicina alle necessità di quelle province. E così dopo 36 anni Ancona sparirebbe dalla ragione sociale di Cariverona.
MB