Arte Venier, riciclo come forma d’arte La rassegna, che chiude lunedì, cala il sipario con “Unicità”, a cura di Maria Teresa Cazzadori

Inaugurata in primavera nelle belle sale della settecentesca Villa Venier e promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Sommacampagna, Arte Venier ha alternato, nei sei mesi di apertura, pittura, scultura, grafica e illustrazione.
La rassegna, aperta con “Explore” di Elena Migliorisi, si conclude con “Unicità” di
Maria Teresa Cazzadori, entrambe presentate dal prof. Gianluca Guarnieri.
Il contenitore di Sommacampagna, in particolare, ha il merito di alternare le proposte di artiste ed artisti di fama, quali Migliorisi, Ferrari, Isolani, Mone, Cazzadori, alle visioni artistiche di cittadine e cittadini della zona che, all’interno dell’ulteriore spazio denominato “Germogli d’arte”, possono presentare i loro lavori.
Vocazione comunicativa e sociale, dicevamo, che attraverso l’arte visiva, in tutte le sue sfaccettature e forme espressive, ci interroga su questioni importanti: speranza e dolore, ironia e tristezza, luci e ombre. Gli oggetti artistici proposti all’interno di Villa Venier, tanto diversi per complessità ed eterogeneità di linguaggi utilizzati, diventano, agli occhi di chi osserva, veicoli di passioni e sogni.
“Un’energia primordiale si espande sul substrato brulicante di trame, lamiere, superfici consunte, donando agli oggetti inedite possibilità funzionali” recita lo scritto di
presentazione del critico d’arte Gianluca Guarnieri e riferito alle opere di Cazzadori,. Gli oggetti d’arte proposti dall’artista veronese sembrano scrigni di ricordi, spesso realizzati con materiali di scarto riqualificati, ricchi di una storia “altra” che emerge frammentata dall’oblio e, attraverso la metamorfosi creativa, diventa una nuova narrazione.
Osservando le installazioni di Cazzadori, spesso monocrome, si ritrovano superfici ricche di astrattismi geometrici creati dal tempo e nel tempo, che uniscono il presente visibile a un passato immaginato, in un flusso continuo di ordine e disordine.
Nel panorama delle arti visive, già a inizio del secolo scorso, si afferma una nuova creatività, oggi definita ecologic art, focalizzata sull’uso e sull’assemblaggio di materiali grezzi e di scarto, spesso banali e anonimi, elevati ad arte. Artiste ed artisti visivi contemporanei, spesso in modo provocatorio, sperimentano il potenziale espressivo ed estetico di questi riutilizzi, estranei alla tradizione artistica, esaltando i frammenti di un insieme che, diversamente, andrebbe irrimediabilmente perduto.
Vari movimenti artistici guardano ai riciclo come a uno spazio di sperimentazione al quale attingere: dai cubisti che inseriscono nelle opere porzioni di oggetti trasformati in collage, ai futuristi, dadaisti, surrealisti che assemblano materiali deperiti, riemersi in una nuova identità.
Con questa frontiera visiva anche gli oggetti creati da Cazzadori ripropongono il contrasto tra il mito della bellezza classico e l’informe che, attraverso la sperimentazione, riacquista forma. L’esperienza visiva e tattile che l’artista veronese propone da diversi anni con il recupero di materiali in disuso – legno, carta, metallo – raccolti, come lei stessa spiega, “ai bordi delle strade cittadine, lungo i sentieri, nelle discariche”, apre riflessioni interessanti.
Un’arte contemporanea paradigma di una sensibilità ecologica che, anche attraverso riuso, assemblaggio, riqualificazione di elementi di scarto, si ispira all’economia circolare e propone concretamente un possibile percorso di sostenibilità ambientale e sociale. Una proposta visiva utile a ripensare i nostri consumi, orientata a preservare e rivalorizzare quanto ci circonda.

Chiara Antonioli