Domenica e lunedì il Veneto va alle urne per l’elezione del presidente della Regione e di altri 50 membri del Consiglio regionale. Alle ultime elezioni del 20 settembre 2020 Luca Zaia venne eletto presidente per la terza volta (la seconda con il nuovo sistema elettorale) con 1.883.960 voti, pari al 76,79%. Secondo fu Arturo Lorenzoni (centrosinistra) con 385.768 voti (15,72). Su 4.126.114 elettori furono 2.522.920 i votanti, con un’affluenza del 61,15%. Il corpo elettorale in Veneto è di 4.296.562 persone; la provincia con più votanti è Treviso con 829.729, pari al 19,31% del totale. seguono Padova con 793.878 (18,48%), Vicenza con 774.128 (18,02%), Verona con 761.541 (17,72%), Venezia con 714.390 (16,63%), Belluno con 217.750 (5,07%) e Rovigo con 205.146 (4,77%).
Quando la politica importa solo a pochi. Secondo i dati Istat «l’epidemia» colpisce un terzo dei veneti
A dicembre 2024 le donne rappresentano il 50,9% della popolazione veneta. Le province di Venezia (51,34%), Padova (51,07%) e Rovigo (51,02%) registrano una presenza femminile lievemente superiore alla media regionale. Sara’ il primo voto regionale per 252.238 neodiciottenni, pari al 5,87% del totale degli elettori, e il primo in assoluto per 22.076 persone, lo 0,51%. All’estero risiedono circa 524 mila elettori veneti, con iscrizione Aire in crescita: in dieci anni si e’ passati da poco meno dell’8% (320.529) a oltre il 12%. Ma la grande preoccupazione per questa tornata elettorale e’ l’astensionismo, un vero incubo di cui parlano tutti i candidati: e’ la loro prima preoccupazione perche’ i dati delle altre regioni gia’ andate al voto sono poco rassicuranti. Il mancato election day per tutte le regioni e la scelta di sfarinare le date provoca disinteresse, sfiducia e scarsa attrattivita’ delle urne. Si va a votare per la Regione senza altri richiami, come il voto nei Comuni o un referendum. Nelle Marche l’affluenza e’ calata del 10%, in Calabria un altro 10% in meno con meno di un elettore su due alle urne, in Toscana si e’ toccato il minimo storico al 47% con una perdita di 15 punti rispetto al 2020. Il politologo Paolo Feltrin aveva gia’ individuato questo punto debole: secondo lui anche in Veneto l’astensione si fara’ sentire, pur partendo da livelli tradizionalmente piu’ alti, con un’affluenza attesa attorno al 55%. Un sondaggio Ipsos per il Corriere della Sera stima pero’ il 48%. La docente Martina Carone sottolinea come i tassi siano desolanti e come nemmeno il Veneto, pur ricco di associazionismo e partecipazione, si salvi da questa tendenza. Il peggior dato recente resta quello delle Europee 2024, con il 52,6% dei votanti contro il 63,69% del 2019. Secondo l’Istat, per un veneto su tre la tessera elettorale giace in un cassetto: la politica in tv non interessa, i dibattiti parlano solo agli addetti ai lavori, cioe’ a chi gia’ vota. Manca la capacita’ di coinvolgere l’elettore di opinione. I rapporti di forza tra partiti sono noti e non cambiano, e forse a qualcuno va bene cosi’ perche’ allargando la platea entrerebbero dinamiche meno controllabili. Il voto di opinione e’ variabile, quello dei fedelissimi no. I dati Istat dicono che il 33,3% delle persone dai 14 anni in su non parla mai di politica e che in quasi una famiglia su sette l’argomento non viene affrontato. In Veneto il disinteresse totale colpisce il 25% degli uomini e il 40% delle donne; un ulteriore 30% parla di politica almeno una volta alla settimana, con un gap di dieci punti tra maschi e femmine. Nel 14,1% delle famiglie nessun componente si informa di politica. Tutti condannano l’astensionismo ma nessun partito interviene in modo deciso per cambiare il sistema di voto, per esempio introducendo modalita’ postale o elettronica, ampliando il periodo in cui si vota o abbassando l’eta’ elettorale. Senza voto di opinione si evita anche il rischio del voto di protesta e, conclude Feltrin, a pensar male spesso ci si azzecca. mb
Cinque candidati per la presidenza. Le urne saranno aperte domenica dalle 7 alle 23 e lunedi’ dalle 7 alle 15
Tutto e’ pronto per l’elezione del nuovo presidente della Regione che dovra’ succedere a Luca Zaia. I candidati alla carica di governatore sono cinque: per il centrodestra corre Alberto Stefani, deputato della Lega; il suo principale avversario e’ Giovanni Manildo, sostenuto dal centrosinistra unito. In campo ci sono anche Fabio Bui con la lista «Popolari per il Veneto», Marco Rizzo con «Democrazia Sovrana e Popolare», e il medico no vax Riccardo Szumski sostenuto da «Resistere Veneto». I seggi saranno aperti domenica 23 novembre dalle 7 alle 23 e lunedi’ 24 dalle 7 alle 15; subito dopo la chiusura iniziera’ lo spoglio e in serata sono attesi i primi risultati. Sulla scheda gli elettori troveranno i nomi dei candidati presidente con il relativo contrassegno e, sulla sinistra, le liste che li sostengono. Si puo’ votare solo il candidato presidente, segnando il nome o il simbolo accanto: il voto si estende automaticamente alla coalizione di liste collegate. Oppure si puo’ votare sia il candidato sia una lista collegata, con la possibilita’ di esprimere una o due preferenze per i candidati al Consiglio regionale. Votando solo una lista, il voto va anche al candidato presidente a essa collegato. In Veneto e’ ammesso il voto disgiunto: si puo’ quindi scegliere un candidato presidente e, contemporaneamente, una lista non collegata, appartenente a uno schieramento avversario. Le preferenze possibili per il Consiglio sono fino a due, da esprimere scrivendo il cognome (o nome e cognome in caso di omonimia) dei candidati della stessa lista; in caso di doppia preferenza, i candidati devono essere di genere diverso. Insieme al presidente sono eletti 49 consiglieri: un seggio spetta di diritto al candidato presidente che arriva secondo. Per recarsi alle urne bisogna presentarsi con la tessera elettorale e un documento di identita’ valido.
Al turismo serve un piano strategico. Le richieste di Confcommercio e Federalberghi ai candidati: investimenti sulla qualita’
Confcommercio Verona e Federalberghi Confcommercio Verona, in vista delle elezioni regionali, hanno incontrato candidati e rappresentanti delle principali forze politiche per presentare un documento con richieste e proposte concrete dedicate allo sviluppo del sistema turistico veneto. Al centro ci sono il rafforzamento delle DMO territoriali come veri organismi di governance, una strategia coordinata tra Regione, OGD e Fondazioni, investimenti sulla qualita’ dell’accoglienza, lo sviluppo di prodotti turistici integrati come cicloturismo, cammini, turismo fluviale, sportivo e culturale e un sistema avanzato di analisi dei dati. Si chiede la continuita’ di una strategia unitaria di branding e promozione e l’adozione di una legge quadro sul turismo con un piano strategico regionale quinquennale. Il presidente di Federalberghi Confcommercio Verona, Maurizio Russo, sottolinea l’importanza strategica del turismo come motore economico del Veneto, ricordando come sicurezza del territorio e qualita’ dell’esperienza siano fattori decisivi per attrarre i visitatori. Il presidente di Confcommercio Verona, Paolo Arena, ribadisce la disponibilita’ a collaborare con la futura Giunta per trasformare le proposte in azioni concrete e politiche efficaci per uno sviluppo moderno, sostenibile e competitivo, strettamente connesso anche all’offerta commerciale e dei servizi. La richiesta principale riguarda il rafforzamento e il riposizionamento delle Destination Management Organization, spesso ancora percepite come semplici agenzie di promozione. Secondo le associazioni, una DMO moderna deve disporre di competenze strategiche interne, capaci di integrare pianificazione, organizzazione dell’offerta, promocommercializzazione, gestione degli attrattori e degli uffici IAT e una governance efficace con tutti gli attori del territorio, assumendo davvero il ruolo di organismo strutturato di governo strategico della destinazione.
Attenzione a crisi aziendali e servizi. La Cgil di Verona presenta le proposte programmatiche per il territorio
La Cgil di Verona ha illustrato, in una conferenza stampa molto partecipata, le proposte programmatiche della Cgil Veneto per la Regione e per il territorio scaligero, alla presenza di diversi candidati veronesi alle regionali. La segretaria generale Francesca Tornieri ha presentato il documento partendo dai dati macroeconomici e dalle emergenze in ambito sociale, sanitario e abitativo, soffermandosi in particolare sulla vulnerabilita’ del territorio rispetto alle crisi aziendali: una decina di casi di rilievo sono ancora aperti nel Veronese. Alcuni segretari di categoria sono intervenuti per approfondire temi specifici: Antonio De Pasquale, segretario generale Fp Cgil Verona, ha parlato dei gravi problemi legati al malfunzionamento del sistema informativo ospedaliero; Giovanni Sacilotto della Filt Cgil Verona ha fatto il punto sul trasporto pubblico locale; Maria Pia Mazzasette della Flai Cgil ha spiegato come anche l’agroalimentare, settore trainante, necessiti di attenzione e interventi di sostegno. Le conclusioni sono state affidate a Paolo Righetti, coordinatore delle politiche sanitarie e ambientali della Cgil Veneto. Il sindacato delinea un percorso per affrontare le transizioni tecnologica, energetica e ambientale e le criticita’ strutturali che minacciano occupazione e competitivita’ del territorio. Tra le priorita’ indicate ci sono la necessita’ di subordinare aiuti e incentivi alle imprese a impegni precisi su livelli occupazionali, stabilizzazione dei rapporti precari, riduzione dei divari salariali di genere e applicazione dei contratti collettivi sottoscritti dalle organizzazioni maggiormente rappresentative. La Cgil propone inoltre l’istituzione di un’Agenzia regionale per lo sviluppo, il sostegno alla formazione e riqualificazione professionale, anche rispetto all’intelligenza artificiale, interventi efficaci per l’inserimento lavorativo delle persone con disabilita’, e un rilancio non piu’ rinviabile del welfare pubblico. Il sindacato ricorda infine come la retorica sull’eccellenza sanitaria si scontri con l’indebolimento dei servizi territoriali e domiciliari, la mancanza di medici e pediatri di base, l’aumento della spesa sanitaria privata e l’allungamento delle liste d’attesa.



