Alla vigilia del primo esodo estivo, la questione autovelox resta un gran pasticcio. Dopo le mille promesse del Ministero dei Trasporti di intervenire con un provvedimento legislativo ad hoc per sanare la questione sollevata dalla Cassazione sugli autovelox autorizzati ma non omologati, tutto tace. E resta il caos. Almeno metà delle contravvenzioni sono a rischio annullamento, crescono i ricorsi e i giudici di pace spesso danno ragione all’automobilista perché il dispositivo per rilevare la velocità non risulta omologato nella maggior parte dei casi. E così gli automobilisti veronesi possono circolare in città e provincia sicuri che gran parte dei dispositivi per rilevare e sanzionare l’alta velocità sono spenti. Tranne quelli autorizzati dla prefetto. O che i Comuni vogliono tenere accesi a tutti i costi. Resta acceso, perché il Comune di San Giovanni Lupatoto ritiene di aver ottenuto le carte in regola dal Ministero, l’autovelox sulla Transpolesana 434 attivo poco prima della galleria in direzione Nord-Sud con limite ai 90 all’ora; in città resta acceso l’autovelox fisso sulla bretella T4-T9 per Verona nord, zona Stadio, perché autorizzato dal prefetto e con le carte in regola. Sempre in città poi le pattuglie della Polizia locale hanno un autovelox mobile e due telelaser ma le infrazioni che questi apparecchi rilevano devono essere contestate immediatamente per evitare successivi ricorsi. Sempre acceso dovrebbe essere il contestato autovelox di Torri le cui multe già sono state annullate dal giudice di pace in alcuni casi. insomma, la questione degli autovelox si fa sempre più cruciale in assenza di direttive del Governo che non intende agire per ora. La situazione si è complicata dopo che è stato sollevato il problema dell’omologazione di questi apparecchi e il risultato è che sempre più automobilisti pigiano sull’acceleratore convinti di restare impuniti e non rispettano più i limiti di velocità imposti. Ad esprimere preoccupazione è Assoutenti, che fa presente come ci siano delle strade in cui continuano ad essere elevate le infrazioni e altre ormai prive di controllo. “In assenza di regole certe si rischia il caos sulle strade delle vacanze, con conseguenze non indifferenti sul fronte della sicurezza stradale e sulle casse degli enti locali”, ha dichiarato Gabriele Melluso, presidente dell’associazione, come riportato da Ansa. “I Comuni che adottano apparecchi non omologati dovranno infatti disattivarli, pena una raffica di ricorsi da parte degli automobilisti, anche in virtù di una recente sentenza della Cassazione che ha bocciato la circolare del Mit che equiparava l’omologazione all’approvazione degli autovelox, ribadendo come le sanzioni elevate da apparecchi non omologati siano nulle”. Come se ciò non bastasse, fra pochi giorni entrerà in vigore la nuova regolamentazione. “Dal prossimo 12 giugno le amministrazioni locali, con l’entrata in vigore definitiva delle nuove regole varate dal Mit lo scorso anno, non potranno più disseminare le strade di autovelox, ma dovranno rispettare distanze minime tra una postazione e l’altra e installarli dopo il parere dei Prefetti solo laddove ricorrono i presupposti previsti dalla normativa”, ha aggiunto Melluso. Il problema è che senza un decreto di omologazione (che manca da 33 anni), la taratura non può essere certificata. “E’ compito del ministero chiudere la vicenda”, spiega il comandante della Polizia Locale Luigi Altamura, referente nazionale per Anci Viabilità “perché dobbiamo ridurre le vittime della strada e dobbiamo avere più divise sulle strade. Purtroppo i Comuni hanno limiti enormi nelle assunzioni; io ho 200 agenti vorrei averne mille. Le divise devono tornare in strada a fare più paura senza troppe tecnologie”. E pare che solo il 59,4% dei dispositivi fissi sia stato approvato prima del 2017. Gli altri dopo il 12 giugno andranno spenti. Ed è il caos: l’unico dato certo è la stretta varata nel 2024: pre-segnalazione fra uno e quattro chilometri, taratura annuale certificata, divieto di rilevazione sotto i 50 km/h nei centri abitati. Il termine per adeguarsi scade il 12 giugno: chi non lo farà, ripetiamo, dovrà spegnere i dispositivi. Per le nuove installazioni, servirà il via libera del prefetto, dimostrando, ad esempio, un picco d’incidenti gravi negli ultimi cinque anni. «Chiediamo noi per primi chiarezza — ha detto Luigi Altamura al Corriere della Sera l’altro giorno —. Alcuni Comuni hanno spento gli apparati, assumendosi una grande responsabilità”. MB