E’ stata da poco presentata da parte del consigliere regionale Stefano Valdegamberi una proposta di legge per la valorizzazione delle mura storiche di Verona. Ma c’è un pezzo importante di società civile che di questo patrimonio dell’umanità si interessa da tempo e con competenza. E’ il caso di uno dei più noti e illustri penalisti della nostra città, come l’avvocato Luigi Sancassani. Proprio da lui arriva la proposta di alcuni dati e di altrettante considerazioni sulle mura di Verona nella speranza di smuovere le acque e indurre i nostri amministratori a qualche inizativa. Ecco il testo del suo intervento, al quale ci auguriamo possano seguirne altri.
Innanzitutto è opportuno chiarire di cosa si parla: Verona è tra le poche città al mondo ad avere, ancora in discrete condizioni, una cinta muraria completa. Ignoriamo le mura romane, i cui resti sono ben conservati e valorizzati (porta Borsari, porta Leona, ecc.), anche le mura comunali del XII secolo (via Pallone) sono in buone condizioni; occupiamoci invece delle mura scaligere, le più esterne, che si estendono per 3.650 metri lineari in destra Adige e per 5.700 in sinistra. Veneziani (dopo il 1405) ed Austriaci (dopo il 1815) hanno mantenuto la cinta muraria scaligera rinforzandola ed integrandola con ulteriori bastioni e terrapieni adeguati ai tempi. I Veneziani si sono avvalsi della collaborazione del Sanmicheli e gli Austriaci del loro maggior esperto di strutture difensive, von Scholl; comunque, la semplice osservazione della struttura e dei materiali impiegati nelle mura, consente di datarne i tratti e di ripercorrere sette secoli di storia cittadina. Le mura erano circondate da un vallo e da aree aperte prive di vegetazione arborea per potenziare e valorizzare la loro funzione di difesa della città. Il Comune di Verona, anni fa, ne ha giustamente ottenuto la proprietà compresi i valli dal demanio statale (Ministero della Difesa) e l’UNESCO ne ha riconosciuto il valore monumentale e storico. A questo punto, era logico aspettarsi che l’Amministrazione cittadina, fiera del risultato ottenuto, ne curasse il restauro, laddove necessario, la conservazione e la valorizzazione per l’orgoglio dei cittadini ed il piacere dei numerosi turisti; purtroppo si deve obiettivamente constatare che ciò non è avvenuto e che la cinta muraria pare essere l’ultimo dei pensieri dei nostri amministratori. Salvo annunci di futuri limitati interventi in tratti pericolanti, si deve constatare una desolante incuria e assenza di qualsiasi tipo di manutenzione ordinaria: le mura sono coperte di vegetazione e nascoste da alberi, con il risultato che di fatto, in molti tratti, sono praticamente invisibili.
Il disinteresse determina la rovina. Non si dica che mancano disponibilità economiche. Evidentemente è questione di priorità
Tragiche sono le condizioni soprattutto delle mura in sinistra Adige, costeggiandole da Porta S. Giorgio, il bastione delle Boccare, la cui rilevanza architettonica è ben nota, è nascosto da alberi d’alto fusto piantati in prossimità e dall’edera, la rondella della Baccola si intravede a stento tra la vegetazione spontanea così come il tratto di mura scaligera che la precede, e praticamente fino a Castel S. Felice, salvo per il tratto pericolante sostenuto da un’impalcatura, le mura sono nascoste dal verde. Il vallo attorno a Castel S. Felice è impraticabile per la presenza di rovi e sterpaglia, e scendendo verso Porta Vescovo le mura scompaiono alla vista per la presenza di un’assurda boscaglia di cipressi rachitici in completo abbandono, sono nuovamente visibili in prossimità della breccia che porta all’istituto Don Calabria, anche se parzialmente coperte dalla solita vegetazione e da un terrapieno. Emblematica è la situazione all’altezza della rondella di Santa Toscana, dove le forze della natura (l’uragano di alcuni anni fa) avevano abbattuto una spalliera di alberi a lato della strada che interferivano con la vista del muro, ma l’Amministrazione Comunale con straordinaria tempestività ha provveduto a ripristinarla. A questo punto, anche avendo negli occhi le mura di Cittadella, Montagnana, Vicenza, Soave, viene spontaneo chiedersi: perché l’Amministrazione cittadina non si interessa delle nostre mura? Forse non le ritiene un’opera monumentale e storica di rilievo? Non si dica che mancano le disponibilità economiche, che invece vengono reperite per nuove opere; evidentemente è una questione di priorità. Il dramma è che questo disinteresse per le mura cittadine ne sta determinando la rovina; non occorre essere particolarmente esperti per capire che la presenza di edera, parietaria ed altri arbusti, uniti alle intemperie, su mura del trecento non possono che determinarne il crollo. Un’ultima considerazione: un’opera monumentale che si estende per oltre 9 chilometri attorno a Verona necessita per una corretta manutenzione di un centro decisionale e di personale a ciò deputato.
Luigi Sancassani