Beato Angelico, mostra imperdibile. Riunite per la prima volta oltre 140 opere disperse nei vari musei di tutto il mondo di Massimo De Battisti

Una mostra imperdibile anche perché irripetibile, quella di Beato Angelico a Firenze. Basti dire che ci sono voluti quattro anni per realizzarla, riunendo per la prima volta oltre 140 opere smembrate nei secoli e disperse in tutti i principali musei del mon- do. Una mostra che cambierà l’immagine del pictor s Angelicus che ci è stata tramandata nei secoli. Quella di un devoto pittore di santi e madonne con l’occhio rivolto più al pas- sato gotico che alle novità del Rinascimento. E invece fu uno dei padri fondatori della rivoluzione artistica che partita dalla Firenze del primo Quattro- cento dettò legge per oltre 200 anni nel panorama artistico europeo. La mostra si articola in due sedi, il Museo di San Mar- co e Palazzo Strozzi. Il pri- mo era la ‘casa’ di frate Angelico, il convento domenicano che arricchi con bellissimi affreschi nelle sale comuni e nelle celle dei frati. Grazie anche alla sua straordina- ria perizia nello stendere velocemente i colori, gli affreschi si sono mantenu- ti nel tempo. Palazzo Strozzi è invece la sede dove risplendono le opere su tavola, dagli smaglianti colori, arrivate dal Louvre, dal Metropoli- tan Museum, dai Musei Vaticani e da tanti altri. Qui tra i grandi capolavori potrete ammirare la Pala di San Marco, creata dall’Angelico per essere messa sull’altar maggiore della Chiesa del convento. La Pala rappresenta una esaltazione sublime del l’ordine domenicano e dei suoi grandi sponsor artisti- ci dell’epoca. La chiesa di San Marco, cuore del convento omo- nimo, era stata restaurata con grande munificienza da Cosimo de’ Medici, il grande banchiere, fonda- tore della dinastia fiorenti- na. Nella Pala si fondono le due ispirazioni, spirituale e politica. Da un lato della Madonna in trono i santi protettori dell’ordine domenicano: San Dome- nico e San Pietro Martire, davanti inginocchiati i pro- tettori dei Medici, San Cosma e San Damiano, martiri sotto Diocleziano che esercitavano il mestiere della medicina a domicilio. Cosma si rivolge al pubbli- co ed ha il volto di Cosimo de’ Medici. Qualcuno oggi potrebbe obiettare, ma il ritratto dei committenti era norma fissa nelle opere d’arte del tempo senza contare che Cosimo era l’uomo più importante di Firenze, la New York del- l’epoca, faro economico e culturale dell’intera Euro- pa. La Pala di San Marco è anche una testimonianza della modernità di Angeli- co, che accoglie l’intuizio- ne rivoluzionaria della pro- spettiva di Brunelleschi e la traduce nell’architettura del trono della Madonna. Altre protagoniste della Mostra sono le famose Annunciazioni del Beato Angelico definite sempre bellissime ed elegantissi- me. Un tratto distintivo delle sue raffigurazioni è che Maria non è quasi mai spaventata o sorpresa, ma si trova sempre in atteggiamento di accetta- zione rispettosa di ciò che sta accadendo. Il tono drammatico di un Masac- cio non appartiene all’An- gelico, anche nelle Croce- fissioni. Salvo alcune eccezioni che vi invitiamo a ricercare nei diversi qua- dri ed affreschi.

Codici miniati e la cappa nera da frate. Non solo opere pittoriche nella mostra sul beato Angelico. E c’è anche Pietro da Verona martire

Era questa una scelta precisa, non perché fosse solo pio e umilissimo, come lo descriverà Vasari cent’anni dopo, ma perché si era posto l’obiettivo di infondere, con le sue opere, la speranza della redenzione attraverso la fede.

La stessa funzione aveva la luce, subito ammirata dai suoi contemporanei. La luce e la spiritualità sono spesso veicolate attraverso l’uso di fondali e colori preziosi, con un’assenza di ombre, in particolare nelle opere realizzate per la committenza religiosa.

Il Museo di San Marco custodisce altri preziosi tesori. Nella biblioteca sono esposti eccezionali codici miniati e antichi manoscritti splendidamente conservati. In fondo al corridoio delle celle si apre il piccolo appartamento del più famoso priore di San Marco, Girolamo Savonarola, che per le sue idee rivoluzionarie fu bruciato sul rogo nel 1498.

Tra le sue reliquie spicca la cappa nera che indossava in quanto frate domenicano.

Qualcosa di Verona si lega alla figura del Beato Angelico. Appartenendo all’Ordine dei Domenicani — grandi predicatori e divulgatori della fede — il pittore esalta più volte i testimoni più importanti dell’Ordine:

  • San Domenico, il fondatore;

  • San Tommaso d’Aquino, il grande teologo;

  • Pietro da Verona (o Pietro Martire), al secolo Pietro Rosini (1205-1252), fatto santo da papa Innocenzo IV nel 1253.

Il povero Pietro, mentre si recava a piedi da Como a Milano, venne assassinato con una roncola da alcuni sicari assoldati dagli eretici.

Nella Mostra troverete molte immagini del martire veronese, talvolta con la roncola ancora sul capo, talvolta solo con la ferita aperta e sanguinante. In ogni caso, il volto è sempre sereno, come voleva fra Angelico.

La Mostra del Beato Angelico sarà visitabile fino al 25 gennaio 2026: poi tutte le meraviglie ricevute in prestito ritorneranno per sempre nei musei di appartenenza.
Affrettatevi!