Bolca patrimonio Unesco La Regione Veneto punta all’inserimento del “gioiello” dei fossili nella lista delle eccellenze mondiali: porterebbe visibilità e investimenti in un territorio mai pubblicizzato dalla nostra politica

“Cangrande”, scrive correttamente sul suo quotidiano che Verona vanta i pesci fossili più antichi al mondo ma che nessuno lo sa. Ne sono a conoscenza solo parte dei concittadini. I turisti, invece, non conoscono nulla né delle meraviglie che si trovano all’interno del museo di Storia Naturale né in quello della Pesciara di Bolca, sul Monte Postale, in Val d’Alpone, dov’è custodito il celebre fossile (ma non per gli stranieri, dicevamo) del “pesce angelo”. Nessuna giunta comunale, a Verona, ha mai fatto nulla per valorizzare veramente tale patrimonio, o almeno non ne abbiamo memoria, il che è comunque significativo. Un barlume di interesse l’ha mostrato di recente l’attuale amministrazione cittadina sostenendo la nuova campagna di scavi a Bolca (90 mila euro d’investimento), ma il timore che il Palazzo si fermi qui è fondato. Oggigiorno se non si sanno pubblicizzare le proprie eccellenze è come non averle. Verona non è mai riuscita a sfruttare l’immenso potenziale a propria disposizione: tutti si sono sempre accontentati dello status quo, come fosse sufficiente adagiarsi sugli allori (peraltro consegnati dalla Storia) della stagione lirica areniana o del Teatro Ro­mano. Dalla Regione Veneto però giunge una notizia incoraggiante. Il parlamento dell’ex Serenissima affiancherà l’As­so­ciazione Temporanea di Scopo “Val d’Alpone – Faune, flore e rocce del Cenozoico” nella realizzazione del dossier di candidatura come sito naturale per la World Heritage List dell’Unesco”. Traduzione: Bolca potrebbe diventare patrimonio Unesco, con la visibilità e gli investimenti che ciò comporterebbe. L’iniziativa è stata lanciata dal consigliere veronese della Lega Ales­sandro Montagnoli col sostegno del “cimbro” Stefano Valdegamberi. «Bolca» ha commentato Valdegamberi «è la vera capitale mondiale dei fossili dell’Eocene Medio, e quanto è stato riportato alla luce nel suo territorio, come nel bacino della Valle d’Alpone, pezzi unici per stato di conservazione, varietà e colore, rappresenta un patrimonio inestimabile per la scienza». Verrà finalmente valorizzato?