#BRACIOLEALLARISCOSSA PER BATTERE LA CRISI Negli ultimi cinque anni a Verona hanno chiuso un centinaio di stalle da carne per effetto delle importazioni dall’estero. L’allarme della Coldiretti

Calo nei consumi e chiusura di stalle e aziende. Il comparto è a rischio in Italia e nel veronese, tra le prime province italiane per produzione zootecnica da carne con un valore stimabile intorno ai 500 milioni di euro oltre all’indotto. Quasi un italiano su dieci ha detto completamente addio alla carne, ma nel 2015 l’allarmismo si è fatto sentire sull’ intera popolazione con gli acquisti delle famiglie che sono crollati del 9% per la carne fresca di maiale, del 6% per quella bovina e dell’1% per quella di pollo come pure per i salumi, scendendo ai minimi dell’inizio del secolo. A Verona negli ultimi cinque anni hanno chiuso un centinaio di stalle da carne per effetto delle importazioni dall’estero con il risultato che sono scomparsi circa 40mila bovini da carne, circa 30mila maiali e 150mila conigli. Oggi a Verona sono presenti 1000 stalle con circa 130.000 bovini da carne allevati annualmente, più di 1000 allevamenti nel settore avicolo con oltre 20milioni di capi, 150 allevamenti professionali di suini con 330.000 capi allevati, 50 allevamenti di cunicoli con 60.000 fattrici e con quasi 4milioni di conigli. E’ quanto emerge dal dossier “#bracioleallariscossa presentato da Coldiretti Verona alla Giornata nazionale della Carne italiana con allevatori e consumatori insieme in più parti dell’Italia e a Verona all’interno del mercato di Campagna Amica all’Arsenale. All’iniziativa erano presenti i vertici di Coldiretti Verona, l’Associazione macellai veronesi, il presidente della provincia Antonio Pastorello e il presidente di Adiconsum Verona Davide Cecchinato.

Oggi viene dall’estero il 40% della carne bovina consumata in Italia e il 35% di quella di maiale mentre il veronese è autosufficiente per la carne di pollo/tacchino con esportazioni. Gli arrivi da Paesi comunitari ed extracomunitari di carne a basso prezzo senza il valore aggiunto di sicurezza e sostenibilità garantiti dall’Italianità provoca la chiusura delle stalle, impoverisce le attività di trasformazione e distribuzione ad esse legate e fa venir meno il presidio ambientale e di legalità di interi territori, mettendo a rischio 180 mila posti di lavoro in tutta la filiera delle carni che genera in Italia un valore economico dell’ordine di 30 miliardi di euro con una ripartizione praticamente equivalente tra carne bovina, di maiale e di pollo/tacchino.  “E’ opportuno difendere le nostre produzioni zootecniche italiane e locali che sono sicure e certificate – evidenzia Claudio Valente, presidente di Coldiretti Verona – Le carni Made in Italy infatti sono più sane non trattate con ormoni e ottenute nel rispetto di rigidi disciplinari di produzione che assicurano il benessere e la qualità dell’alimentazione degli animali. Le carni del territorio veronese, poi, si distinguono per l’elevata qualità basata sull’utilizzo di cereali nobili, come granoturco, soia, polpa di barbabietole, fieno, nell’alimentazione degli animali non trattata con ormoni. Nessuno Stato europeo è sottoposto ai controlli a cui siamo sottoposti in Italia con verifiche molto fiscali nel settore veterinario che risponde al Ministero della Sanità con tutte le garanzie del caso”.

Il 7,1% degli italiani si dichiara vegetariano mentre la percentuale di vegani ha raggiunto l’1% nel 2015 per un totale dell’8% di persone che non mangia carne, una percentuale in sostanziale aumento rispetto all’anno precedente (erano complessivamente il 5,9%), secondo le elaborazioni Coldiretti su dati Eurispes.  “E’ importante anche difendere la dieta mediterranea e i consumatori. Serve educazione e buon senso e soprattutto rispetto per tutti i diversi stili alimentari ai quali l’agricoltura italiana può offrire grandi opportunità di scelta grazie ai primati conquistati nella qualità e nella biodiversità. E’ importante mantenere il rapporto con la piccola distribuzione rappresentata dalle macellerie che tengono un rapporto diretto con il produttore e il consumatore garantendo la tracciabilità e la certificazione della carne, con un ruolo importante dal punto di vista sociale con la loro presenza diffusa nei paesi e in città”, afferma il presidente di Coldiretti Verona Valente.  “Bisogna essere sinceri e trasparenti con il consumatore – sottolinea Luigi Bortolazzi presidente onorario dell’Associazione macellai veronesi – a cui spiegare il tipo di carne e la sua provenienza. Noi possiamo raccontare sola la nostra carne quella che conosciamo dal forcone alla forchetta”. La carne e i salumi rappresentano importanti fonti di proteine ed altri micronutrienti solitamente assenti (vitamina B12) o poco rappresentati (zinco, selenio, B2, PP) o scarsamente disponibili (ferro) nei prodotti di origine vegetale. Un alimento importante soprattutto per i bambini con la carne che è uno dei primi cibi che si può introdurre a partire dal periodo di svezzamento perché è fonte di nutrienti essenziali alla crescita ed è anche facilmente digeribile. L’assunzione è raccomandata dall’Organizzazione mondiale della sanità per soddisfare pienamente i fabbisogni nutrizionali del bambini dai 6 ai 23 mesi di età poiché le diete a base di soli vegetali non ne apportano a sufficienza, come hanno dimostrano recenti episodi di cronaca che hanno portato a ricoveri in ospedale.