Brusasorzi (forse) avvelenato dalla moglie infedele

Come già descritto in precedenti articoli, BRUSASORCI (Brusasorzi), Felice. Figlio del pittore Domenico e di Toscana, nacque a Verona nel 1539 o 1540.
Felice Brusasorzi, pseudonimo di Felice Riccio, era figlio di Domenico, dal quale ereditò il mestiere di pittore, come la sorella Cecilia e il fratello Giambattista. Alla morte del padre, fece una vita itinerante e dipinse per diversi anni a Firenze e al suo ritorno a Verona diffuse lo stile manierista, che aveva appreso in Toscana, ma aperto all’influenza parmense e lombarda. Sono numerosi i suoi lavori conservati nelle chiese veronesi. La sua produzione di pitture su pietra di paragone, fu notevole, particolare di cui fornisce testimonianza il pittore, incisore e scrittore Carlo Ridolfi. Nella sua bottega si alternarono numerosi discepoli, tra i quali si ricordano Sante Creara, Pasquale Ottino, Marcantonio Bassetti e Alessandro Turchi. Come il padre Domenico, fu pittore ufficiale della Accademia Filarmonica di Verona.
Il Beusasorzi morì il 4 marzo 1605 a Verona, secondo il Ridolfi avvelenato dalla giovane moglie infedele, tale Rosanna; lasciò un figlio, Piero (o Pirro).
Il percorso evolutivo dell’arte del Brusasorzi si coglie nei numerosi quadri chiesastici che sono in Verona e nel Veronese: fondamentali la pala giovanile di S. Giorgio in Braida con La Vergine e i tre arcangeli, quella di S. Tomaso con La Vergine che appare a un gruppo di santi, dal notevole inserto ritrattistico
Il Brusasorzi coltivò pure, con fortuna, per il collezionismo veronese, il ritratto e la tematica profana, mitologica, allegorica o celebrativa.

Tiziano Brusco