Bufera cinese Zaia e colleghi chiedono che gli alunni di ritorno dalle zone del Coronavirus non entrino in classe per 14 giorni. Conte tuona

I governatori leghisti del Nord, ossia di Veneto, Lombardia, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige, hanno scritto al ministro della Salute chiedendo che gli studenti di rientro dalla Cina, indipendentemente dalla loro nazionalità, siano tenuti lontani dalle aule scolastiche per 14 giorni, misura ritenuta precauzionale. Luca Zaia ha subito voluto precisare che non c’è la volontà di discriminare nessuno, «anzi», ha puntualizzato, «vogliamo dare una risposta alle tante famiglie preoccupate». Identica la linea degli altri presidenti, Attilio Fontana, Massimiliano Fedriga e Maurizio Fugatti, i quali hanno parlato di un provvedimento di buonsenso finalizzato a tranquillizzare i cittadini e tutelare i più piccoli.

“Nessuno discrimini, qui è tutto ok”

LO SCONTRO L’iniziativa però, era inevitabile, ha scatenato la polemica politica, la sinistra sta gridando allo scandalo e sull’argomento, da Londra, nelle ultime ore è intervenuto duramente anche il premier Giuseppe Conte: «Nessuno pensi di approfittare del Coronavirus per manifestazioni discriminatorie o addirittura di violenza» ha detto. «Invito i governatori del Nord a fidarsi di chi ha specifiche competenze. Non ci sono presupposti per allarme o panico» ha proseguito. «Chi ha ruoli politici ha anche il dovere e la responsabilità di dare messaggi di tranquillità e serenità. La situazione» ha concluso Conte «è sotto controllo». Sennonché Zaia, ai microfoni di Radio24, ha ribadito la propria posizione: «Il tema ci viene posto dalle famiglie e il quesito che abbiamo rivolto al ministro Roberto Speranza è questo: il bimbo che arriva dalle zone infette della Cina, cinese o italiano che sia, se asintomatico può entrare tranquillamente a scuola? Che certezza abbiamo che questo studente non possa sviluppare la malattia? Nessuna. Se l’Istituto Superiore di Sanità e il governo dicono che non c’è nessun problema» è andato avanti «siamo felici, altrimenti potremmo dire che abbiamo posto la questione». Zaia ha anche pubblicato sul proprio profilo Instagram la lettera inviata al ministro della Salute e sottoscritta dai colleghi del Nord.

LA CIRCOLARE La missiva si rifà alla circolare con cui il primo febbraio lo stesso ministero della Salute ha chiesto a quello dell’Istruzione di prendere alcune precauzioni in riferimento «agli studenti che sono rientrati dalla Cina nelle ultime due settimane», limitandosi però a consigliare un monitoraggio sulla «eventuale insorgenza di sintomi come tosse, febbre, difficoltà respiratorie». Nella stessa lettera il ministero della Salute ha invitato il personale scolastico «a prestare particolare attenzione a favorire l’adozione di comportamenti atti a ridurre la possibilità di contaminazione con secrezioni delle vie aree anche attraverso oggetti (matite, giocattoli, ecc)». Dicevamo: la missiva di Zaia, Fontana, Fedriga e Fugatti indirizzata a Speranza termina così: «Si chiede che venga presa in considerazione la possibilità di integrare la suddetta circolare prevedendo un ulteriore elemento di tutela verso i bambini che frequentano i servizi educativi prevedendo – in via del tutto precauzionale – un periodo di 14 giorni prima del rientro a scuola da parte degli studenti, di qualsiasi nazionalità, italiani compresi, giunti in Italia dalle aree affette della Cina».

LA MORETTI ALL’ATTACCO Polemica chiusa? Neanche per sogno perché l’europarlamentare vicentina del Pd Alessandra Moretti è andata giù pesante: «Zaia non si smentisce mai e fa propaganda sui bambini» ha tuonato. «Le sue note posizioni “no vax” che lo avevano portato a fare ricorso alla Consulta contro l’obbligo vaccinale nelle scuole del ministro Lorenzin, proseguono in direzione ostinata e contraria alla scienza: basta stare sempre contro i medici».

A.G.