«Benissimo la bocciatura della discarica di amianto di Ca’ Balestra a Valeggio. Si tratta di una decisione giusta e di buon senso.» Lo dichiara la consigliera regionale Anna Maria Bigon, che aggiunge: «Questa soddisfazione non cancella però i due anni di battaglie che cittadini, Comitato, amministrazioni locali e tutti noi abbiamo dovuto affrontare, investendo tempo, risorse e denaro pubblico per arrivare a un risultato che era evidente fin dall’inizio. Quel territorio è fragile, con falde acquifere importanti ed è assolutamente incompatibile con un impianto di questo tipo». Bigon sottolinea le responsabilità della Regione: «Se il Piano regionale dei rifiuti non fosse stato modificato in passato, tutto questo non sarebbe successo. Ora è il momento di riportare subito in Aula la proposta di inserire nel Piano il divieto di realizzare discariche in aree fragili e di ricarica delle falde acquifere. È una scelta di tutela del territorio e di rispetto per le comunità locali». «Lo stop definitivo alla discarica di Ca’ Balestra rappresenta una vittoria dei cittadini e del buonsenso,» conclude Bigon. «Non possiamo però fermarci qui. Il Piano rifiuti va cambiato immediatamente, inserendo il divieto alle discariche nelle zone che custodiscono una risorsa essenziale come l’acqua. Lo dobbiamo a chi ha difeso il territorio con tenacia in questi anni». Sulla vicenda interviene anche Michele Bertucco (Avs) rilanciando una proposta di modifica alla normativa regionale sui rifiuti. Il caso di Ca’ Balestra, da anni al centro di proteste e opposizioni da parte di comitati, cittadini e amministrazioni locali, è diventato un simbolo delle contraddizioni del piano regionale dei rifiuti. L’area individuata per la discarica si trova infatti in una zona di ricarica delle falde, una condizione che secondo gli ambientalisti dovrebbe automaticamente escludere qualsiasi attività di smaltimento. «È assurdo che la legge consenta anche solo in via eccezionale l’apertura di discariche in aree così delicate» conclude Bertucco. «Parliamo di territori che alimentano gli acquedotti e che garantiscono acqua potabile a migliaia di cittadini. Non possiamo correre rischi del genere».



