Caro affitti, la Bernini ci aiuti: Ateneo, emergenza alloggi. Ecco le proposte in campo Il presidente dell’Esu Claudio Valente spiega che con 3 milioni di euro e in 18 mesi lo studentato in via Mazza sarebbe pronto. Appello alla ministra della Ricerca che sarà in città il 19 maggio per l’inaugurazione dell’anno accademico

CLAUDIO VALENTE

“Lo Stato ci dia le caserme per farne alloggi low cost. Le città devono rimettere in circolo gli appartamenti sfitti dei privati e riuscire a limitare gli Airbnb. Ma il Governo e le Regioni devono realizzare subito studentati pubblici, perché finora abbiamo visto nascere soprattutto strutture private, con tariffe di lusso”. Sono frassi di un sindaco di centrosinistra. No, non è Damiano Tommasi, sindaco di Verona anche se avrebbe potuto benissimo pronunciarle lui. Sono le parole di Matteo Lepore, sindaco di Bologna, eletto per il Pd, che di fronte alla crisi di alloggi nella sua città capitale universitaria, lancia messaggi chiari, precisi di come ci si deve muovere. Una emergenza, quella degli alloggi universitari che la Cronaca di Verona aveva evidenziato con un approfondimento il 27 febbraio scorso, spiegando perché Verona non può ancora dirsi città universitaria nonostante abbia una università con 28 mila scritti e corsi di laurea d’avanguardia. Perché mancano i servizi di base per gli studenti, mancano spazi e iniziative di aggregazione, il parco della Passalacqua è diventato soprattutto un parco edilizio, per le start up è tramontata l’idea di creare un quartier generale che le potesse accogliere in Borgo Roma. Per non parlare poi della contraddizione di un parco, quello tra Bastione delle Maddalene e le mura dove non si possono piantare alberi a grande chioma perché oscurerebbero la facciata retrostante della Santa Marta e così quest’estate di ombra per gli studenti ce ne sarà gran poca. Ma Santa Marta a parte, che rappresenta il fiore all’occhiello dei restauri universitari e sicuramente è una sfida vinta, molte sono le occasioni ancora da cogliere o già sfumate. In attesa del restauro della stazione di Porta Vescovo che dovrebbe poi prevedere un percorso protetto per gli studenti diretti appunto al Polo della Santa Marta, che cosa bolle in pentola? Poco o nulla. La situazione affitti per gli studenti si sta facendo drammatica. Le disponibilità sono limitate e il libero mercato è impazzito dopo il Covid: i proprietari degli alloggi preferiscono aprire B&B piuttosto che affittare agli universitari. Alloggi disponibili sempre meno e prezzi sempre più alti.

E intanto ci sono in città quasi 600 appartamenti Agec sfitti da sistemare

Dice infatti Alessandro Bonfante che cura il sito sassodadige che si dedica molto alle vita universitaria e registra il polso della situazione studentesca: “E’ urgente, come diciamo da tempo, mettere mano seriamente all’offerta abitativa degli studenti in una città dove aumentano i corsi di laurea e crescono, caso abbastanza raro viste le medie italiane) le immatricolazioni. Manca da sempre un grande studentato al pari dlele altre città universitarie che possa essere punto di riferimento per la vita studentesca”. “Ho l’impressione che si sentano sempre l’ultima ruota del carro, gli studenti”, aggiunge l’autore della newsletter Sasso d’Adige. “Tutti a dire che sono il “futuro dell’Italia”, la “nostra risorsa”, ma i giovani studenti si sentono abbandonati dalle istituzioni. Non tanto sul lato dello studio, visto che bene o male il nostro sistema garantisce una grande offerta con costi relativamente contenuti (nonostante qualche criticità, come il famoso numero chiuso a medicina). Si sentono abbandonati però su tutto quello che circola intorno allo studio in sé, che dovrebbe agevolarlo o permetterlo. Sta esplodendo la questione abitativa. L’offerta di studentati è drammaticamente e cronicamente sottodimensionata. Ci si rivolge quindi al mercato dei privati, ma ci si scontra con la carenza degli appartamenti. In una città turistica come Verona, spesso i proprietari preferiscono incassare ogni weekend lavorando come b&b, con un’usura minore della struttura, piuttosto che dare l’appartamento a degli studenti. E poi le garanzie che vengono chieste: due, tre, a volte più mensilità di deposito iniziale, buste paga dei genitori e così via. Si trovano in difficoltà anche gli studenti-lavoratori, ma anche i giovani lavoratori, se non hanno un contratto a tempo indeterminato. Per questi motivi, magari, sono costretti a rinunciare al lavoro dei sogni”. “Se ci fossero più stanze convenzionate o studentati, la situazione migliorerebbe. Non solo per gli studenti”, conclude Bonfante di Sassodadige. Tutto questo in una città che conta ben 575 appartamenti Agec sfitti perché non utilizzabili per problemi di manutenzione. Ciscuno di questi appartamenti si potrebbe sistemare, secondo stime dell’amministrazione pubblca, con 50 mila euro. E’ un investimento così impossibile rimettere in pista qualche decina di appartamenti per destinarli agli studenti? Da quanto risulta alla Cronaca di Verona, l’Amministrazione comunale del sindaco Tommasi ha aperto un tavolo di lavoro per esaminare la questione degli alloggi universitari insieme con il rettorato e sono vari i dossier all’attenzione della Giunta: dal recupero di spazi in disuso fino alle proposte avanzate da società specializzate del settore, straniere, che realizzano in tutta Europa studentati chiavi in mano. Anche questo è diventato un business. Ma un’altra soluzione, come dice lo stesso sindaco di Bologna Lepore, è quella delle ex caserme. Come evidenziato su queste pagine il 27 febbraio, in piena Veronetta, tra via XX Settembre e via Cantarane-via Nicola Mazza c’è l’ex Distretto Militare, completamente vuoto, non più in uso da anni.

Esu, il progetto è bloccato “Il ministro Bernini ci aiuti’’. Valente: “Con 3 milioni di euro e in 18 mesi lo studentato in via Mazza sarebbe pronto”. Gli studenti: “Noi, abbandonati”

Nel panorama degli accordi con il Demano e i militari per l’utilizzo delle ex caserme, Comune e università potrebbero chiedere di utilizzare la struttura che in poco tempo potrebbe essere trasformata in studentato nel cuore del quartiere universitario. E gli spazi consentono anche di destinare una parte a foresteria per docenti in trasferta ospiti della nostra città.C’è anche la Fondazione Cariverona al lavoro per liberare l’ex caserma di Santa Toscana per ricavare alloggi per universitari. Ma è l’Esu l’ente per lo sviluppo universitario che gestisce per l’accoglienza degli studenti e ha circa 400 posti letto che vengono assegnati in base ai criteri di merito e di reddto. I progetti di ampliamento, spiega il presidente Claudio Valente alla Cronaca, non mancano ma la burocrazia li sta fermando. Per questo sarà importante riuscire ad avere un incontro con la ministra dell’Università e della ricerca Anna Maria Bernini che il 19 maggio sarà proprio in ateneo per la celebrazione di apertura dell’Anno Accademico. ”La mia gestione in Esu comincia un e mezzo fa; ho trovato una disponibilità di 430 posti letto in parte a Borgo Roma e in parte a Veronetta, con i quali riusciamo a soddisfare le richieste degli studenti avent diritto. Ci siamo subito resi conto”, prosegue Valente, che era necessario aumentare questa disponibilità per far fronte all’emergenza ealle richieste di tanti studenti. Per questo nel gennaio scorso abbiamo partecipato a un bando del Pnrr che prevede il 75% di contributi finanziari. Abbiamo presentato, facendo i salti mortali per rispettare i tempi, un progetto di recupero di un ex convento di suore di via Nicola Mazza da destinare a studentato, impegnando 3 milioni di euro del nostro bilancio. Tra ritardi e cambio di governo, non abbiamo avuto ancora alcuna risposta da Roma. per quetso confidiamo di incontrare la ministra Bernini la prossima settimana, anche perché un impegno finanziario così gravoso ci sta bloccando il bilancio per altre attività. Con questo progetto potremmo mettere a disposizione altri 130 posti letto”. L’ipotesi caserme? “E’ sicuramente una strada percorrere”, risponde il presidente dell’Esu “e so che rettore Nocini e sindaco Tommasi intendono muoversi in questo senso per valutare interventi nel quartiere di Veronetta. Di sicuro in città abbiamo tante caserme dismesse e spazi vuoti che si possono dedicare all’accoglienza universitaria”. Il vostro obiettivo? “Se ci danno il via al progetto, in 15-18 mesi possiamo completare lo studentato con 130 posti letto. L’obiettivo del mio mandato è di aumentare del 60% la disponibilità di posti letto rispetto ai 430 attuali. Ma ci serve un aiuto per superare gli ostacoli della burocraziaa”. Se poi gli studenti veronesi e veneti (e sono decine di migliaia) preferiscono andare all’estero, difficile non capire il motivo. (m.b)