Caro Campedelli, deve restare… Lasci perdere i cattivi pensieri. Le favole non si devono cedere “Lei non deve cedere alla stanchezza, alla delusione di momenti come questo. Il Chievo significa Campedelli, la sua famiglia, una storia che tutta Italia ha amato. Le favole non si devono cedere”

Caro Presidente,
allora è vero. Il Chievo è davvero “sul mercato”, in attesa di capire chi sarà il miglior offerente. Non fosse così, lei avrebbe smentito, l’ha fatto altre volte. Stavolta no. Stavolta ha letto, ascoltato, senza dire una parola. Anzi, sì. “Non confermo, nè smentisco”.
Detto da lei, equivale ad ammettere che sì, “qualcosa di vero c’è”. E allora, presidente, le vogliamo dire alcune cose, le stesse che oggi pensano in tanti, non solo fuori Verona. Anche a Verona c’è gente, molta gente, che la stima. Non è vero quello che lei ripete spesso, “a Verona nessuno s’interessa del Chievo, anzi, siamo un male necessario”.
Non è vero, lei lo sa. Come sa che ci sono molti tifosi dell’Hellas che vorrebbero un presidente diverso. Più tifoso. Più vicino alla squadra. Un presidente che soffre. Che disegna le maglie della “sua” squadra.
“Sono stanco” ha confidato giorni fa ad amici. Certo, Presidente, ha ragione ad essere stanco. E’ alla guida da 29 anni, ha vissuto stagioni irripetibili, una favola dietro l’altra, ha fatto innamorare l’Italia, ha costruito un modello difficilmente ripetibile.
Oggi quella favola è finita, lei è il primo a saperlo e forse per questo, Cadesso, avverte all’improvviso il peso di questi 30 anni “sul filo, senza rete”. E’ in serie B, il bilancio non dà molte speranze, l’attendono, probabilmente, anni di “pane e salame”, dopo aver gustato aragoste e champagne. Pazienza. E’ la vita, mica solo il calcio, Presidente. Ci sta di tornare un po’ tra le righe, piedi a terra e via andare. Nessuno le chiede di tornare ad ogni costo in serie A, un po’ com’era ai tempi di Malesani e del primo Chievo di B.
Butti via i cattivi pensieri, Presidente. Resti al suo posto, cerchi di avere attorno soltanto chi vuole davvero il bene del Chievo. In B, cosa c’è di male? Nessuno, a parte le grandissime, è rimasto più del Chievo in serie A negli ultimi vent’anni. Ci tornerà. Domani, dopodomani, dopodomani ancora. Resti dov’è. E riparta. Si accorgerà di avere vicino tanta gente che vuole bene al Chievo, molta più di quello che pensa. Lasci perdere le proposte. Lasci passare la nuttata.
Il Chievo appartiene ormai alla storia del calcio italiano. E Chievo vuol dire Campedelli. Gigi, poi Luca. Non può passare la mano. I sentimenti non sono in vendita. Neanche le favole.

Raffaele Tomelleri