Caro Mbappè, perchè siamo con te… “Un giocatore non si giudica da un rigore”, canta De Gregori. E quell’immagine, fa male...

“Fermate l’Europeo, voglio scendere”. Subito. No, niente storie, non siamo e non saremo mai con chi festeggia l’errore dell’altro. Anche se è la Francia, magari (a volte) un po’ spocchiosa, l’aria di chi in quel posto ci sta per sbaglio. Certo, diciamolo, tante volte i francesi hanno “quel non so che” che li rende un filo antipatici, loro e la loro grandeur…
Detto questo, non abbiamo gioito per l’errore di Mbappè, anche se questo voleva dire “Francia eliminata”. Oddio, meglio trovare la Svizzera, questo sì, ma il punto non è quello. C’è stato un affannarsi persino esagerato intorno alla delusione di Mbappè, come tanti avvoltoi pronti a calarsi sulla preda, al suono di “…te lo dò io il Pallone d’oro”, eccetera eccetera.
Oh, non difendiamo Mbappè, che non habisogno di difesa e che, forte com’è, dimenticherà presto la delusione dell’Europeo e, forse, diventerà pure più forte. Magari anche più umile, chè gli errori a questo devono anche servire. No, non difendiamo tanto Mbappè, ma i tanti, piccoli e grandi Mbappè che vediamo sui campi di calcio. Di ogni categoria, di ogni età. E a questi, magari esultanti per l’errore, vorremmo chiedere, così, a bruciapelo: “Ma tu, hai mai sbagliato un rigore?”. “Scusa, sei mai andato sul dischetto sbagliando il tiro?”.
Chi ha giocato a calcio, lo sa. Chi ci ha provato, qualche volta, magari in un torneo notturno, nel campionato dei bar, in un’amichevole, sa che cosa si prova. E può immaginare che cosa ha provato Mbappè, l’altra sera. Noi italiani, ne sappiamo qualcosa, no? C’è un’immagine che deve ogni tanto ricorrere nei sogni sereni di Roby Baggio. Certo, quella era la finale mondiale, altra storia. Se è per quello, siamo stati eliminati dall’Argentina, nel ‘90, ed era una semifinale mondiale. Ma la storia azzurra è piena di rigori segnati (Berlino 2006, ricordate?) o sbagliati. E anche le nostre piccole storie quotidiane, le nostre partite senza tempo, o quelle dei nostri figli, ogni tanto, ci presentano un rigore da calciare. Segnarlo è un’altra storia. Forse ha davvero (e per sempre) ragione De Gregori. “Un giocatore non si giudica da un calcio di rigore”…
R.Tom.