Case di riposo al collasso. Le Rsa, dopo la pandemia, alle prese con l’emergenza bollette Costrette a prevedere nei bilanci di previsione per il 2023 aumenti sicuramente superiori ai 5 euro al giorno per le rette degli ospiti. Questo produrrà un costo medio annuale a famiglia aumentato di circa 2 mila euro. Così lanciano l’allarme

E’ un grido di dolore quello che arriva dalle case di riposo della provincia di Verona. Dopo due anni di sofferenza sanitaria, organizzativa ed economica, dovuta alla pandemia da Sars Covid 19, che in alcuni casi ha costretto le stesse a chiudere per alcuni periodi agli accoglimenti esterni e ad avere bilanci annuali in passivo, ora si trovano a dover affrontare l’ennesima emergenza dovuta al rincaro esorbitante, dal mese di luglio 2022, delle bollette dei consumi energetici di luce e gas. I rincari si registrano mediamente per la componente energia di circa il 300%.
Per questo Uneba Veneto, Uripa, la Conferenza dei presidenti delle Ipab, la Fondazione Pia Opera Ciccarelli, la Fondazione Oasi e l’Istituto assistenza anziani hanno presa carta e penna per illustrare quelli che sono i problemi che toccano da vicino le case di riposo.
Si trovano infatti di fronte a spese insostenibili per i bilanci degli enti già in difficoltà per questi ultimi due anni. Probabilmente se le cose continueranno in questo modo, le Case di riposo si vedranno costrette a prevedere nel bilancio di previsione dell’anno 2023 aumenti sicuramente superiori agli € 5,00 al giorno per le rette degli ospiti. Questo produrrà un costo medio annuale a famiglia aumentato di circa € 2.000,00, che metterà in difficoltà la quasi totalità delle famiglie, già a loro volta poste in situazione critica dall’andamento generale dell’aumento del costo della vita. La dottoressa Manuela Tomasi, presidente della Conferenza dei Presidenti delle I.P.A.B ricorda che ancora una volta gli Isituti per l’assistenza agli anziani sono stati esclusi dal Decreto sostegni “E’ necessario dal punto di vista territoriale-ha detto-che gli enti pubblici si sostengano a vicenda ritrovando quello spirito di comunità che è alla base del vivere civile. Solo il confronto e la cooperazione possono essere la via d’uscita per questa drammatica criticità”.
La presidente della Fondazione Oasi di San Bonifacio, dottoressa Maria Mastella ricorda che “Gli standard assistenziali sono immutati da anni, anche se quasi tutte le nostre organizzazioni lavorano, oggi, con standard di personale più alti…Inoltre il continuo turnover di operatori ed infermieri, che per la maggior parte, ad un certo punto, optano per andare a lavorare negli ospedali, impoverisce le nostre dotazioni di personale, non solo dal punto di vista numerico, ma dal punto di vista qualitativo, dovendo continuamente ritornare su una formazione specifica per garantire competenze e sicurezze’’.
Di visione parziale del complesso mondo del Terzo Settore parla monsignor Cristiano Falchetto, presidente della Pia Opera Ciccarelli di San Giovanni Lupatoto. “Anche oggi viene in mente quanto disse Papa Francesco durante la pandemia del Covid: “peggio di questa crisi c’è soltanto il dramma di sprecarla”, non comprendendo cosa ci sta chiedendo.”
Per Adelaide Biondaro, direttore a Villa Monga, è del tutto evidente che “il grido di allarme dei presidenti non è sufficiente a richiamare l’attenzione. SPero che anche i familiari si coordinino e facciano sentire la loro voce’’.
Gianluigi Mazzi, presidente del Comitato dei sindaci dell’Ulss 9 chiede infine a Regione e Governo di farsi carico di questo comparto.