“La Regione sul socioassistenziale non dimostra il coraggio che serve in questo momento e preferisce continuare a limitarsi a distribuire fondi europei, mettendoci troppo poco di suo nonostante ingenti avanzi di bilancio sulla sanità. Capiamo bene che le ultime iniziative in atto, pur positive, rischiano di essere un pannicello caldo rispetto all’enorme portata del tema della non autosufficienza”. Lo afferma il consigliere regionale di Forza Italia Alberto Bozza a proposito dei 19,5 milioni del Fondo Sociale Europeo destinati dalla Regione per gli anziani curati a domicilio. “Noi da tempo sollecitiamo la Giunta ad occuparsi anche dell’assistenza domiciliare e quindi salutiamo positivamente questo contributo, tuttavia constatiamo che, per il momento, si tratta ancora una volta di un’iniziativa temporanea ed estemporanea”. Come i 61,4 milioni, sempre attinti da fondi europei, per la parziale copertura delle rette nelle RSA: “Una copertura minima e che riguarda 12 mila anziani, cioè appena un terzo del totale complessivo ospitato nelle case di riposo. Nel frattempo, rimane irrisolto e mai affrontato il problema delle liste d’attesa, con 10 mila anziani che aspettano di entrare nelle Rsa” dice Bozza. Insomma, riflette Bozza, “sul tavolo c’è una questione epocale, che la Regione non può pensare di affrontare con gli assegni una tantum, peraltro con soldi nemmeno suoi. Serve attingere dall’enorme avanzo di bilancio sulla sanità per approntare politiche e investimenti strutturali, coinvolgendo medici di base, Rsa e famiglie. Il nostro Paese sta invecchiando e la tendenza continuerà nei prossimi decenni”. E di case di riposo e diritti degli anziani in grave difficoltà si parlerà venerdì 30 maggio alle 18 nella Sala convegni Ater di Piazza Pozza con il Presidente CSU Veneta Sergio Ruzzenente e il Direttore della Fondazione Immacolata Di Lourdes Casa di riposo di Pescantina Massimo Piccoli. Previsti anche gli interventi, oltre che di Alberto Bozza, dell’europarlamentare Flavio Tosi e della deputata di Forza Italia Paola Boscaini. Un tema caldissimo anche perché sono 1.700 i veronesi in lista di attesa per poter essere inseriti in casa di riposo. I dati sono dello scorso anno, ma la situazione di emergenza, fanno notare gli organizzatori, non è sostanzialmente cambiata. Un certo sollievo dovrebbe arrivare dalla programmazione regionale che ha previsto di aumentare i posti letto di circa 700 unità, per raggiungere quota 6.197. Ancora, però, quando saranno a regime, insufficienti a coprire l’intera domanda. Altra questione spinosa è rappresentata dal costo delle rette, in buona parte, a carico delle famiglie degli anziani. Si aggiungono le situazioni di estrema difficoltà create dalla malattia, da un ricovero ospedaliero e dalle successive, veloci, dimissioni, magari con la necessità di riabilitazione in strutture sanitarie che, là dove esistono, si rivelano insufficienti. La casa di riposo rischia in molti di questi casi di essere vista come una soluzione. Diviene indispensabili in questo momento di gravissima difficoltà poter prevedere la possibile o probabile evoluzione futura del sistema “case di riposo”. Il convegno diviene, quindi, l’occasione per una panoramica su tutto ciò che nella nostra provincia gravita intorno a questo mondo, con un raffronto rispetto a situazioni che si presentano in altre Regioni a noi confinanti.