Caso Nocini, dossier in Parlamento. L’associazione Liberi Specializzandi ha presentato un esposto all’Autorità anticorruzione Si attende la risposta della ministra

Non si placa la bufera sull’ex rettore Pier Francesco Nocini e sul figlio Riccardo, professore ordinario a 33 anni in odontostomatologia dopo un concorso universitario a Verona al quale pare abbia partecipato solo lui. L’Associazione Liberi specializzandi guidati da Massimo Minerva ha presentato un esposto all’Anac (autorità anticorruzione) per far luce sulle procedure del concorso e per verificare se è stata violata la legge contro la parentopoli, un esposto all’ordine dei medici di Verona e contesta la risposta della rettrice Leardini sulla correttezza dei fatti, anche se ritenuti riprovevoli. Per non parlare poi della scelta di intitolare il nuovo edificio in Borgo Roma «Palanocini» riferito appunto all’ex rettore ritenuta non corretta oltre che di cattivo gusto. «Abbiamo inviato un formale esposto all’Ordine dei Medici di Verona con la contestuale richiesta di apertura di un provvedimento disciplinare per Riccardo Nocini, a causa delle sue frasi ingiuriose in un gruppo whatsapp verso gli specializzandi della scuola di otorino di Verona» afferma l’associazione. Il riferimento è a una frase che avrebbe pronunciato, anzi scritto su Whatsapp il giovane professore Riccardo: «E’ una cosa gravissima e ne pagherete tutti finché rimarrò a Verona. Da domani con me in sala non darete più nemmeno i punti di cute». Questa la frase del baby professore ordinario di 33 anni nei confronti dei suoi coetanei specializzandi, «colpevoli» di aver parlato in reparto di una rinoplastica a un notissimo Vip che il Nocini voleva mantenere riservata. Pare invece che l’intervento sia stato oggetto di commenti tra gli specializzandi e da qui la frase del giovane Nocini che minacciava ritorsioni. Ma c’è anche altro: «stiamo elaborando un ulteriore esposto all’ANAC e Procura per la targa ”palanocini” sull’edificio Biologico 3 del Polo universitario di Borgo Roma: oltre a violare il codice etico dell’Università di Verona, è uno schiaffo a tutti i veronesi vedere che un edificio pubblico, pagato con i soldi dei contribuenti, sia arbitrariamente dedicato ad una persona ancora in vita». A Verona, questa vicenda rappresenta la punta dell’iceberg: in questa università agli specializzandi non viene fornito il badge delle presenze e pertanto non si può verificare il rispetto delle normative sugli orari di lavoro. I giovani medici in molte scuole di specializzazione veronesi sono costretti a restare in reparto anche 80 ore a settimana per svolgere mansioni ripetitive e poco formative. Non è un duello specializzandi – Nocini, è una questione che riguarda tutti i veronesi”.

Si attende la risposta della ministra. Per Anna Maria Bernini “è una questione di trasparenza”. La rettrice Leardini “a disagio”

In merito alla richiesta di indicare tutti gli incarichi ricoperti nell’anno 2025 dal Prof. Pier Francesco Nocini presso strutture afferenti al Dipartimento di Scienze Chirurgiche, Odontostomatologiche e Materno-Infantili, l’ateneo con la delegata Elisa Silvestri ha risposto all’associazione che “questa parte dell’istanza è attualmente oggetto di ulteriori approfondimenti istruttori. Tali verifiche si rendono necessarie al fine di assicurare Responsabile della Prevenzione della Corruzione e della Trasparenza la completezza e l’esattezza delle informazioni richieste, nonché la loro corretta riconducibilità agli incarichi istituzionali conferiti nell’ambito dell’organizzazione amministrativa dell’Ateneo. Si comunica pertanto che il riscontro definitivo sarà fornito non appena concluse le suddette attività istruttorie”. Ma la rettrice Leardini, sottolinea ancora l’Associazione degli specializzandi “dice a parole che è disponibile a dare tutti i documenti ma nella risposta che ci è arrivata non ci concedono tutti gli atti”. E mentre gli specializzandi affermano che vengono negati gli atti, il caso finisce in Parlamento perché sarà il senatore del Pd Andrea Crisanti, microbiologo e docente universitario, a chiedere un intervento della ministra dell’Università Anna Maria Bernini. Secondo l’Associazione Liberi specializzandi Als e Bandiuniversita.it, le due associazioni che tutelano gli specializzandi, tutta la procedura di assegnazione della cattedra infrangerebbe la norma contro il familismo e le parentopoli introdotta nel 2010 dalla ministra Mariastella Gelmini. E per questo hanno presentato l’esposto all’Anac. Nel caso Nocini, le associazioni denunciano la violazione dell’articolo 18 della legge 240, che preclude la partecipazione ai contratti a qualsiasi titolo erogati dall’ateneo a coloro “che abbiano un grado di parentela o di affinità, fino al quarto grado compreso, con un professore appartenente al dipartimento o alla struttura che effettua la chiamata ovvero con il rettore, il direttore generale o un componente del consiglio di amministrazione dell’ateneo”. La ministra quindi dovrà rispondere in merito a questo dossier perché Riccardo Nocini, figlio dell’ex rettore Pier Francesco, è diventato professore ordinario a 33 anni nel Dipartimento di scienze chirurgiche odontostomatologiche e materno infantili (Discomi) dell’Università di Verona, dove fu docente il padre Pier Francesco prima di diventare rettore. Un titolo ottenuto pochi giorni dopo il passaggio del testimone di Nocini senior alla nuova rettrice Chiara Leardini, ma il cui iter di assegnazione era iniziato lo scorso anno. “Bernini dovrà rispondere di questo concorso – spiega il professor Crisanti – è una questione di trasparenza”. Trasparenza invocata più volte. Perché se è vero che la rettrice Leardini si è detta “profondamente a disagio” per quanto accaduto garantendo però che “tutto è avvenuto nel pieno rispetto delle regole”, ha anche affermato però che una cosa di questo genere “non dovrà ripetersi mai più”. E chi vorrà, aveva aggiunto, potrà fare richiesta dei 14 passaggi di atti e formalità che certificano che tutto si è svolto secondo la norma. Ma forse non è così. “Ci dispiace dover contraddire la rettrice- afferma al Corriere Massimo Minerva, di Liberi Specializzandi che ha firmato l’esposto insieme all’avvocata Stefania Flora – ma proprio venerdì, mentre al Senato accademico la rettrice diceva che gli atti sarebbero stati accessibili, la segreteria ci ha negato l’accesso alla documentazione, dicendo che non siamo portatori di un “interesse diretto” nella vicenda, noi pensiamo esattamente il contrario”. MB