Catullo, piombo nelle ali. Incontro tra i soci in attesa dell’assemblea da fissare Il bilancio 2022, senza gli aiuti Covid, sarebbe stato in rosso. Necessario un aumento di capitale. La sfida con Save: garantire una crescita dell’aeroporto. La Provincia nomina l’avvocato Daniele Giacomazzi nel Consiglio di amministrazione

Il tema aeroportuale si presta sempre a metafore, ma questa volta per fotografare il futuro del Catullo si deve ricorrere a termini marinari. In alto mare è infatti la sintesi del vertice che si tiene oggi pomeriggio tra i soci veronesi alla ricerca di un accordo sulla strategia da tenere con il partner strategico Save, la società aeroportuale veneziana guidata da Enrico Marchi che detiene il 43% della società Catullo. Temi sul tavolo per Comune (4,6), Provincia (9,9), Camera di commercio (socio di riferimento per numero di quote con 18,8), Fondazione Cariverona (3%): quale postura tenere di fronte a Save visto che si deve chiedere un maggior impegno nel rilancio dell’aeroporto. Decidere quale sviluppo si vuole per un aeroporto che continua a lavorare al di sotto delle proprie potenzialità per una precisa volontà probabilmente di non sfruttare appieno le sue capacità. Stabilire tempi e modi dell’assemblea dei soci che ormai pare destinata, a meno di clamorosi colpi di scena, a slittare dopo l’estate. Proprio oggi la Provincia ha nominato il rappresentante nel Cda, l’avvocato Daniele Giacomazzi esperto di imprese e proprosto dal sindaco Tommasi. Prevedere un incontro-verità con Save e Marchi per sondare la possibilità di presentare liste unitarie o meno in vista dell’assemblea dei soci che dovrà rinnovare il consiglio di amministrazione in scadenza. Infine, decidere se lanciare l’aumento di capitale, quando prevederlo e in che termini: pare servano almeno 30 milioni di ricapitalizzazione. BILANCIO. Per capire il perché di questo ultimo passaggio, serve concentrarsi sull’ultimo bilancio approvato, quello del 2022, che ha chiuso con 2,3 milioni di utile. Un dato positivo determinato da due fattori in particolare: il ristoro per il danno da Covid che ha portato in cassa 7,6 milioni erogati dallo Stato e una voce straordinaria di 2,8 milioni definita sopravvenienze attive, vale a dire passività che erano state iscritte a bialcnio ma che con il tempo non sono più dovute e quindi escono dalla colonna delle possibili uscite. Al netto di queste due voci, dunque, il bilancio 2022 dell’aeroporto Catullo avrebbe chiuso con una perdita superiore agli 8 milioni di euro, con una leggera riduzione rispetto al 2020 quando chiuse con 12,5 milioni di perdita e al 2021 quando il passivo fu di 10,8 milioni di euro.

Save verso la maggioranza assoluta Giovedì il vescovo al cantiere Romeo

A fronte di questa situazione finanziaria, si deve aggiungere il rincaro delle materie prime e delle bollette per il cantiere in corso che porterà all’ampliamento del terminal Romeo. Tutti extra costi che si scaricheranno soprattutto nel bilancio 2024. Inoltre i ricavi per passeggero sono in costante, continuo calo, anno dopo anno per cui è difficile pensare, con le forze attuali, a una inversione di tendenza, tenendo conto che il personale attuale è appena sufficiente o, se si preferisce, ridotto all’osso. SERVICE SAVE. Ma tra le curiosità che si scoprono nel bilancio, è che la società aeroportuale Catullo, che ha Save come maggior azionista, paga alla Save stessa 4,4 milioni di euro l’anno per i servizi prestati. E nelle voci specificate per cui la Catullo paga i service di Save ci sono i costi per il management, per l’amministratore delegato (che è di Save), per la direzione commerciale, per quella amministrativa, per la direzione del personale, per quella legale, per la sicurezza, per i servizi informatici, la security, i parcheggi. Ma che possibilità avrà il Catullo di risalire? Numeri alla mano, se la gestione dovesse continuare così, senza impennate e rilanci, il trend attorno ai 3 milioni di passeggeri porterebbe anche l’esercizio 2023 sui livelli del 2022: senza poste straordinarie si chiuderebbe ancora in rosso, magari contenendo le perdite. Ma meglio quindi prevedere un aumento di capitale che metta al riparo la situazione finanziaria. A meno che non si decida finalmente di far lavorare il catullo sfruttando tutte le sue capacità e incrementare l’attività passeggeri (che rende sempre meno però e andrebbe migliorata) portando i volumi almeno a 3,5 milioni, sempre che questo traguardo sia raggiungibile con le forze attuali. Comunque sopra i 3,5 milioni di passeggeri si potrebbe arrivare al break even. AUMENTO DI CAPITALE. Questi dunque sono i temi della sfida che i soci veronesi, insieme con Trento, dovranno affrontare con Save se riusciranno però a trovare una identità di vedute e un comune sentire di fronte al presidente Enrico Marchi. Perché con l’aumento di capitale si aprirà probabilmente un’ulteriore partita: chi potrà sottoscriverlo? Sicuramente Camera di commercio, forse Cariverona se avrà ancora voglia di rimanere nelle infrastrutture e difficilmente gli enti locali come Comune e Provincia che sono a corto di risorse finanziarie. Di conseguenza, Save potrebbe andare in maggioranza assoluta, eventualità per la quale il presidente di cariverona Alessandro Mazzucco non si è detto contrario a priori. Dipende sempre, com’è ovvio, dalle condizioni. A Save, per esempio, potrebbe essere concesso di arrivare al 50,1% in cambio di precisi impegni per lo sviluppo del Catullo. VESCOVO. La partita è tutta da giocare, serviranno scelte illuminate, trasparenti, di fede e di fiducia. Ben venga quindi giovedì 8 dalle 11 alle 13 la visita al cantiere Romeo del vescovo Domenico Pompili, al quale sarà presentato il progetto di ampliamento del terminal passeggeri. Con una benedizione, che non guasta mai. (mb)