Furti nei garage e nelle cantine a Borgo Santa Croce, furti nelle case a San Felice Extra, la bassa Valpantena martoriata come sempre ma anche la bassa valpolicella è nel mirino dei topi di appartamento. Ladri ad Arbizzano, Pedemonte, Negrar: sui gruppi di auto aiuto su facebook e nei gruppi di controllo di vicinato è un continuo segnalare brutte notizie di intrusioni negli appartamenti. Dicembre è poi uno dei mesi preferiti dai ladri: fa buio presto, gli inquilini sono o a lavorare o in giro per fare i regali di Natale e le case restano vuote per ore. Ma come difendersi dai furti in casa? Un’esperienza terribile vissuta almeno una volta nella loro vita da quasi 14 milioni e mezzo di italiani, il 28,6% del totale. Quali misure adottare? Quali stratagemmi? E quando colpiscono i ladri? A che ora? In che periodo dell’anno? Tutte domande alle quali cerca di dare una risposta il quarto rapporto dell’Osservatorio Censis-Verisure presentato a Roma («La sicurezza al servizio degli italiani», realizzato con il contributo del Servizio analisi criminale del Ministero dell’Interno) e che vede Verona al quinto posto in Italia per furti in casa in rapporto alla popolazione residente. E i furti sono sempre in aumento, una vera e propria piaga sociale. Tanto che l’88,8% degli italiani ritiene che la sicurezza sia una sfida collettiva cui contribuiscono lo Stato, le aziende private e i cittadini, l’88,9% ha almeno un dispositivo a protezione dell’abitazione e il 64,1% in futuro pensa di investire di più nella sicurezza domestica. Il furto in casa quindi è di gran lunga il reato che gli italiani hanno più paura di subire: lo mette al primo posto il 59% degli intervistati, una percentuale in crescita negli anni (lo scorso anno era il 48%), che raggiunge il 67,1% tra chi vive nelle regioni del Centro. Verona al 5° posto. Furti e rapine nelle case degli italiani. Nel 2024 in Italia sono stati denunciati 155.590 furti in casa (+5,4% rispetto al 2023) e 1.891 rapine (+1,8% rispetto al 2023). Roma è in testa alla graduatoria dei comuni capoluogo con 8.699 furti in abitazione nel 2024, per un’incidenza di 31,7 reati ogni 10.000 abitanti. Al secondo posto è Milano, terza Torino. Al quarto posto Firenze, con 1.803 furti in casa. La graduatoria dei comuni capoluogo costruita in base all’incidenza dei furti sulla popolazione vede al primo posto Pisa, con 75,7 furti in abitazione per 10.000 abitanti, seguita da Modena (57,1) Bolzano (55,5), Udine (53) e Verona (50,3 per 10.000). Una esperienza che può capitare a tutti. Circa 14 milioni e mezzo di italiani, il 28,6% del totale, hanno subito un furto in casa, 8 milioni (16,1%) hanno avuto un tentativo non riuscito e 4 milioni e mezzo di individui (8,7%) lamentano di aver subito un atto di vandalismo ai danni della propria abitazione. Eppure, i dati relativi al primo semestre del 2025 rivelano come si siano ridotti sia i furti, che sono 61.555 (-8,6% rispetto al primo semestre del 2024) sia le rapine (-11,6%). Pragmatici e consapevoli. L’84,9% della popolazione pensa che avere dispositivi di sicurezza fa vivere meglio e stare più tranquilli. L’88,9% degli italiani ha già almeno un dispositivo in casa, il 67,8% ne ha più di uno e il 64,1% pensa che nel futuro destinerà maggiori risorse alla sicurezza domestica. Fondamentale è la porta di ingresso: il 65,3% ha la porta blindata, il 35,1% il videocitofono, l’11,1% ha la serratura elettronica, l’87% non apre mai la porta agli sconosciuti, il 67,1% chiude a chiave la porta anche se è in casa. Quando è fuori casa per vacanze, il 69,2% della popolazione evita di utilizzare i social per pubblicare foto e informazioni, il 53% avvisa i vicini e il 45,6% chiede a qualcuno di simulare la presenza. Infine, il 17,1% rinuncia alle vacanze per non lasciare la propria casa incustodita.
C’è chi ha la pistola a portata di mano. Quasi 5 milioni di italiani hanno un’arma da fuoco in casa
Quasi 5 milioni di italiani hanno un’arma da fuoco in casa e potrebbero utilizzarla. Si tratta di un’ipotesi che non è così improbabile, se si considera che il 52,2% degli italiani pensa che dovrebbe essere consentito dalla legge sparare ad un ladro che è entrato in casa per rubare (78,8% tra chi ha già un’arma da fuoco) e il 20,4% della popolazione sarebbe favorevole a rendere più semplice l’acquisto di armi (valore che è del 41,9% tra chi già possiede un’arma). Inoltre, il 50,9% degli italiani ritiene che i cittadini dovrebbero organizzarsi in ronde e partecipare attivamente al controllo del territorio. Nessun eccessivo, ma anche nessuna sottovalutazione di un reato che viene considerato come microcriminalità, ma che fa paura e colpisce nel profondo dei beni e dei sentimenti e da cui nessuno si sente esente, anche dopo essere stato derubato una prima volta. In genere i ladri agiscono quando le case sono vuote, ma non hanno bisogno di periodi di assenza prolungata: sono sufficienti pochi minuti, preferibilmente nelle ore del pomeriggio o della prima serata, quando la luce del giorno va scomparendo, per entrare dalla porta principale o, meglio, da una finestra o porta finestra, e agire indisturbati. Con riferimento all’ultima esperienza vissuta, il 72,6% delle vittime dichiara che al momento del furto la casa era vuota; inoltre, nel 46,4% dei casi i ladri si sono introdotti nell’abitazione da una finestra o porta finestra, nel 33,7% dalla porta principale e nel 14,6% da un ingresso secondario. Il valore della refurtiva, cui si devono aggiungere i danni provocati al momento dell’effrazione o una volta entrati all’interno dell’abitazione, nel 36,2% del totale non ha superato i 1.000 euro, nel 32,2% era stimabile tra i 1.000 e i 5.000 euro e nel 22,8% superava i 5.000 euro (in circa 1 furto ogni 10 quanto sottratto valeva più di 10.000 euro). Le informazioni rilevate dalle Forze dell’ordine al momento della denuncia: nel 2024, quando sono stati complessivamente denunciati 155.590 furti in abitazione, solo nel 28,1% dei casi la vittima non è stata in grado di ricostruire l’orario esatto del furto, mentre per il restante 71,9% dei casi (111.819 in valore assoluto) ha fornito l’orario indicativo in cui è stato commesso il reato. Questo significa che in genere i malviventi agiscono approfittando anche di assenze temporanee di cui possono venire a conoscenza sorvegliando per qualche giorno le abitudini dei residenti. L’orario in cui avvengono più furti è quello pomeridiano, quando i componenti del nucleo familiare sono ancora fuori per lavoro o per altre attività (sport, acquisti…) e, perlomeno di inverno, non c’è il favore della luce del giorno: nel 2024, 49.351 furti in abitazione, il 31,7% del totale, sono stati compiuti in un orario compreso tra le 14 e le 20 e 31.028 (il 20%) nelle ore del mattino. Meno frequenti le incursioni in tarda serata (il 10,5% dei furti in abitazione è avvenuto tra le 20 e le 24) e nelle ore notturne, quando è stato compiuto il 9,7% delle effrazioni. La distribuzione dei reati per mese vede una concentrazione dei furti negli ultimi due mesi dell’anno, quando fa buio più presto e i componenti del nucleo familiare aggiungono ai consueti impegni gli acquisti e i festeggiamenti legati alle ricorrenze di fine anno. Dicembre insomma è un mese nero per questi reati e quindi l’attenzione a maggior ragione va alzata.
Non aprire la porta agli sconosciuti. Ma c’è anche chi evita di utilizzare i social per pubblicizzare il periodo delle vacanze
Nel 2024, 19.931 furti si sono verificati a novembre e 18.393 a dicembre, seguono gennaio (14.059), ottobre (14.010) e i mesi estivi, ad ulteriore riprova che i malviventi non aspettano che le famiglie siano in ferie per agire. Per evitare una visita sgradita la stragrande maggioranza degli italiani adotta una serie di comportamenti precauzionali, che contribuiscono a ridurre il rischio di veder violata la propria casa. I ladri agiscono per lo più in case vuote, e i periodi di ferie vengono considerati come un arco di tempo che consente di agire indisturbati. Per questo, il 69,2% della popolazione evita di utilizzare i social per pubblicare foto e informazioni sulle proprie vacanze (ma la quota si abbassa al 54% tra i più giovani), il 53% avvisa i vicini quando si allontana per qualche giorno e il 45,6% quando è fuori chiede a qualcuno di simulare la presenza ritirando la posta, sistemando lo zerbino, facendo rumori, ecc. Infine, un non trascurabile 17,1% dichiara esplicitamente di rinunciare alle vacanze per non lasciare la propria casa incustodita (percentuale che sale al 24,8% nelle grandi realtà urbane, al 24,4% al Sud e isole e al 24,3% tra chi in passato ha subito un furto). Bastano poche ore in cui la casa resta vuota per ricevere visite sgradite, per questo il 26,4% degli italiani lascia le luci accese quando esce (35,8% tra chi ha già subito un furto) e il 16% accende (o lascia accesa) la televisione o la radio (22,6% tra chi ha subito un furto). Ai comportamenti adottati per evitare effrazioni quando si è fuori casa si aggiungono quelli che si mettono in atto anche quando si è in casa: l’87% degli italiani dichiara di non aprire mai la porta agli sconosciuti (91,8% nel Nord Ovest, 92,6% tra i giovani con meno di 35 anni), il 67,1% anche se è in casa chiude a chiave la porta di ingresso (77,5% nel Nord Ovest) e il 19,9% se è in casa da solo accende le luci in più stanze. Infine, l’80,2% cerca di minimizzare i costi di un’intrusione evitando di tenere in vista oggetti di valore o denaro, mentre il 70,9% non tiene mai in casa denaro contante. Fino a qui i comportamenti spontanei di autotutela, che hanno un costo solo in termini di parziale limitazione delle libertà individuali. A questi si aggiungono i dispositivi di sicurezza che vengono installati per impedire o per rilevare immediatamente un tentativo di intrusione. Si tratta di misure molto diffuse, che adotta l’88,9% della popolazione. In genere non ci si ferma ad un unico dispositivo, ma si tende a costruire un sistema fatto di più «barriere», tanto che il 67,8% degli italiani fa ricorso a più dispositivi di sicurezza. In particolare, dall’indagine risulta che: il 65,3% degli italiani ha una porta blindata (77,6% di chi vive nei piani alti di case con più appartamenti); il 35,1% ha in uso il video citofono; il 34,6% ha installato delle telecamere (42,9% di chi vive in una villa/casa singola); il 30,5% ha le inferriate a porte e finestre (43,2% di chi ha già subito un furto, 39,6% di chi vive al Centro, 36,1% dei laureati); il 25,8% ha installato un allarme (29,5% degli adulti); il 22,1% ha una cassaforte; il 13,4% ha un sistema d’allarme collegato a Centrale Operativa: soprattutto al Centro (16,1%), tra chi ha già subito un furto (17,4%) e chi vive in una casa/villa singola (21,2%); l’11,1% ha la serratura elettronica; il 7,9% è collegato ad una società di vigilanza privata (12,8% tra chi vive al Centro, 14,4% nelle grandi città, 12,9% tra chi ha redditi che superano i 50.000 euro, 11,1% di chi vive in una villa/casa singola); infine, il 7,6% degli italiani (quota che sale al 14,3% tra gli over sessantaquattrenni) si è dotato di un sistema salvavita anziani che consente di lanciare l’allarme in caso di pericolo, di incidenti, di malori improvvisi. Si vive barricati in casa: una tristezza, se si pensa che in Paesi vicini a noi non esistono sbarre alle finestre neppure negli appartamenti a livello strada. Le sbarre, li, le hanno solo le carceri.



