C’era una volta Garonzi… Il Commenda, per anni, è stato un autentico re del mercato con colpi a sorpresa, che portarono al Verona giocatori di grande prestigio a...prezzi (quasi) stracciati

Unico. Indimenticabile. Non solo per essere stato il Pres di una lunga, gloriosa, stagione. C’era una volta Garonzi, per tutti, il Commenda. Contratti con una stretta di mano, lingua ufficiale il dialetto, sia che parlasse con Anzalone, boss della Roma, sia che trattasse con Cer­avolo, numero 1 del Cata­nzaro. Uno spettacolo, don Saverio. Quando arrivava al mitico Gallia, allora sede storica del mercato, tutti intuivano che c’era in ballo qualcosa di grosso. “Aveva una corsia preferenziale con la Roma” raccontava un giorno Gian­carlo Fiumi, che di Garonzi fu inseparabile braccio destro, prima all’Hellas poi al Chievo. Non a caso, dalla Roma arrivarono a Verona nomi che fecero storia: da Bet a Franzot, da Sirena a Pizzaballa, per finire con Zigogol, che non voleva saperne ma poi s’innamorò subito dell’Amarone della Valpolicella e dimenticò il Colosseo. Ecco Garonzi al Gallia, dunque. Ci sarebbe da scrivere un libro. Da dove cominciamo? Dall’affare-Clerici. Il Gringo ha fatto benissimo al Verona, lo vuole il Napoli. “Ecco 200 milioni” dice Ferlaino a Garonzi. “Ghe ne vol 400” replica secco il Commenda. Dopo un tiraemolla infinito, i due si trovano a mezza strada. “300 milioni, qua la mano”. Garonzi torna a casa la sera soddisfatto. “Raramente dormiva a Milano” diceva Fiumi. “Sa, risparmiava sulla stanza d’albergo, dormiva a Verona e poi si ripartiva per Milano il giorno dopo”. Il giorno dopo, Ferlaino ha cambiato idea. Ha stracciato il contratto in mille pezzi e gettato in un cestino. Tocca a Fiumi recuperarlo e, con pazienza infinita, rimetterlo assieme, pezzo per pezzo come un grande puzzle. Ma quando si presenta per depositarlo in Lega, si sente rispondere:”No, così non è valido”. E l’affare va in fumo… Straordinario il rapporto con Anzalone, presidente della Roma. L’affare Bet, merita una “foto” speciale. “E’ suo per 250 milioni” dice Anzalone a Garonzi. “No gho 250 milioni” allarga le braccia Garonzi. Che, per impietosire Anzalone,gli s’inginocchia davanti, nel salone del Gallia. “Arrivo fino a 200” lo supplica, con gli altri operatori che osservano divertiti. E Anzalone cede: “Va bene, qua i 200”. E Bet passò al Verona. Un altro ex romanista, Ciccio Cordova, altro grande nome del calcio italiano, fu a un passo dal Verona. La scena, a pranzo, con Garonzi, Fiumi, Cordova e il mediatore Crociani, di cui don Saverio si fidava ciecamente. Cordova spara alto per l’ingaggio, Garonzi lo guarda e gli fa: “Elo mato? Con quei schei lì, pago mesa squadra”. Si alza e se ne va, Fiumi lo segue, il conto (ovviamente) lo paga Ciccio Cordova. E Gigi Busatta, che poi divenne il “silenzioso di Marostica”? Esplode nel Catanzaro, col quale Garonzi aveva un filo diretto fin dai tempi di Gianni Bui. Ceravolo, presidente giallorosso, “spara” 200 milioni. Garonzi si alza dal tavolo, “qua iè tuti mati”. Va via, abbandona la trattativa. Ma a notte inoltrata, avvertito dal solito Crociani del pericolo di perdere Busatta, Garonzi chiama Fiumi e gli dice: “Domattina alle 7 partemo per Milano”. Arriva al Gallia all’ora di colazione. Ceravolo è con brioche e cappuccino, Garonzi gli mette davanti l’assegno con 200 milioni e porta a casa Busatta. L’affare “più” ? Quello di Liguori, mediano della Ternana, la cui carriera venne purtroppo interrotta qualche anno dopo da un durissimo tackle di Romeo Benetti. Romeo Anconetani, all’epoca altro mediatore, lo porta al Verona. “E’ un affare” dice a Garonzi. Don Saverio firma. La mattina seguente, Anconetani chiama Garonzi. “Presidente, cediamo Liguori” gli dice. “Il Bologna le offre 100 milioni in più”. Liguori resta all’Hellas una notte, che frutta a don Saverio 100 milioni. Un colpo da maestro. Anzi, da don Saverio.

L.T.