Chievo senza più favole. Campedelli ricomincia da zero Superato lo scoglio dell'iscrizione al campionato, il presidente non ha più l'obbligo di stupire ancora. Decisivo il ruolo di Pellissier. Se ci fosse Sartori...

Missione compiuta. Il Chievo è iscritto alla serie B. L’ultima ansia è svanita quando lunedì, ultimo giorno utile, la società ha presentato i documenti necessari. Il dado è tratto, ora giochiamo. E qui comincia ora un’altra partita. Che farà il presidente Campedelli? Come si muoveranno De Giorgis e Pellissier, gli uomini mercato? Chi metteranno a disposizione di Michele Marcolini, che affronta con entusiasmo un’autentica impresa? Do­mande per ora senza risposta. Di sicuro, per amore o per forza, Campedelli dovrà vendere il più possibile. Lo impongono ragioni di bilancio, prima ancora che tecniche. La voragine economica che si è creata negli ultimi anni, fatti (a parte l’ultimo Maran) di salvezze in carrozza ma di una gestione (evidentemente) sopra le righe, impone tagli drastici, lacrime, sangue e sudore. Giusto per essere chiari, non basterà un anno a risalire la corrente economica, al di là del risultato del campo. Ecco perché, a questo punto, diventa fondamentale un verbo che negli ultimi anni in via Galvani è stato purtroppo dimenticato: programmare. Pensare al futuro, ritrovando motivazioni e stimoli che il Chievo ha sempre avuto e che ne hanno spiegato, nel tempo, la sua straordinaria parabola. L’ultimo Chievo non è stato così. Il dopo-Sartori, non è stato affatto gestito con l’attenzione che sarebbe servita. Perché quel Chievo era “figlio”, anche (soprattutto?) del talento dirigenziale di Sartori. E, forse, i risultati del campo, le salvezze “facili” (bravo Maran) hanno nascosto i primi segnali di cedimento, le prime crepe che Nember e Romairone, i due diesse del post Sartori, non potevano onestamente aggiustare. Il Chievo di oggi è (e forse sarà ancora per molto) un cantiere aperto. Dove più che ingegneri o presunti tali, serviranno muratori in gamba, gente che sa rimboccarsi le maniche. Che conosce il significato di parole come umiltà, semplicità, sacrificio. Che sa magari sognare, ma lo fa volando basso. In tutto questo, c’è una sola garanzia, molto forte, che Campedelli ha con se’ e che deve “giocare”. Si chiama Sergio Pellissier. Può non avere l’esperienza del dirigente, ma ha il Chievo nel dna. Ne conosce la storia, che ha contribuito a scrivere con i gol e la passione. Campedelli gli dia davvero carta bianca, non lo lasci nella terra di nessuno. Lo ascolti, soprattutto. Perché Pellissier non prenderà mai decisioni contrarie al bene del Chievo. Il Chievo di oggi ricomincia da lì, l’inseguimento a un sogno. Senza più favole da costruire, senza più “isole felici” da promettere. Il Chievo è diventato (finalmente?) una squadra normale, che qualche volta ricomincia da zero e non ha paura a farlo. Benvenuto nel nostro calcio…

L.T.