Cisano chiese a Bardolino: Possiamo vendere il vino? Una ricerca di promozione culturale.

La Compagnia della Ban­diera, associazione di Cisano di Bardolino presieduta da Giorgio Righetto, continua nell’opera di promozione culturale della storia del Lago di Garda. Desta particolare curiosità la ricerca del professore Bruno Avesani collegata alla vendita del vino a Cisano, Comune fine al 1805 e poi accorpato a Bardolino. In maniera molto succinta ma dettagliata il professor Bruno Avesani spiega il patto sottoscritto tra i rappresentanti di Bardolino e Cisano, con quest’ultimi che chiedevano la possibilità di poter vendere il vino Bardolino nel loro paese. Alla fine si decise anche che in entrambe le osterie dei due centri il prezzo di vendita del “nettare divino” ai residenti dovesse essere lo stesso, non cosi invece per i “forestieri”. A firmare, o meglio a mettere la croce in calce al documento, furono, il 7 marzo del 1731 Giovanni Delaini (massaro) e Giovanni Sabaini per Cisano mentre per i “cugini” Valentin Lenotti e Domenico Cà Brusa oltre ad un secondo Cà Brusa dalla Sega. La curiosità è che tutto avvenne non in un uno dei due Comuni gardesani ma a Verona al Monastero di San Fermo. Perché? La Sere­nissima, per concedere a Cisano la possibilità vendere il suo vino e di prendere tutto il dazio che veniva commercializzato in loco, aveva preteso la somma di 500 ducati. Una cifra molto importante per Cisano che ottenne un finanziamento dai frati del monastero scaligero. San Fermo presta quindi i 500 ducati al Comune del Garda, ovviamente dietro un interesse pari al 4,5% in pratica 22 ducati e mezzo all’anno. A garanzia del debito ottiene addirittura la Casa Comunale con l’orto. “Viste le cifre in ballo vuol dire che il commercio del Vino a Cisano aveva volumi d’affari davvero straordinari”, ha concluso Avesani certificando che l’allora Amministrazione lacustre pagò il monastero di San Fermo.