Claudio Melotti, dalla Lessinia alle Ande Il primo cittadino ama davvero la montagna. Quindi ha deciso di fare trekking a 6.961 metri

“Perché? Perché dalla cima di una montagna mi sembra che il mondo sia migliore di quello che è”. Claudio Melotti è sindaco di Bosco Chiesanuova dal 2019. Un “montanaro” in tutto e per tutto. Fiero e orgoglioso di esserlo. Primo cittadino di una vera e propria perla, il Comune più conosciuto di tutta la Lessinia. Ma Melotti la montagna la ama veramente. Tanto da gettarsi in avventure di grande fascino.
Una quindicina di anni fa aveva raggiunto il campo base dell’Everest, uno degli ottomila più famosi e leggendari della catena dell’Himalaya. Questa volta ha scelto qualcosa di ancora più originale. Con altri tre compaesani, Tommaso Leso, Sandro Pezzo e Ivo Scardoni, amici da una vita, è andato sin sull’Aconcagua, che con i suoi 6.961 metri è la massima cima della Cordigliera delle Ande, la più alta di tutto l’emisfero australe, una tappa imperdibile, una vetta mitica per chi ha la passione del trekking di montagna.
“E’ stato un viaggio indubbiamente lungo – ammette Melotti – da quando siamo partiti da Bosco a quando siamo tornati sono passati 22 giorni. Ma ne è valsa la pena”. Melotti racconta come “siamo arrivati con mezzi a motore sino a circa 1700 metri d’altitudine poi è iniziato l’avvicinamento che in montagna a quelle altezze deve essere il più graduale possibile. Nella prima tappa abbiamo percorso 8 km, nella successiva una decina e siamo arrivati a quota 3390 e infine abbiamo raggiunto il luogo base delle spedizioni che è Plaza de Mulas a quota 4350. Da lì è possibile avventurarsi per i tre campi base che sono più in alto, a quasi 5 mila metri il Canada, a 5560 si trova il Nido de Condores e a 6050 il Condores. La quota più alta che abbiamo raggiunto è stata 6300 m, un’esperienza indimenticabile”.

Dormivamo in tenda, fuori meno trenta

E anche a Mendoza in Argentina trova tracce di Lessinia, incontra Morandini e Valbusa

Un trekking impegnativo anche per chi è abituato a queste vette, a queste altitudini, a queste temperature. “Sì, molto impegnativo – riconosce Melotti – non nego che non è stato facile proprio sotto il profilo fisico. Rispetto al Nepal la natura è più selvaggia e ci sono decisamente meno comodità. In Himalaya i campi base sono strutture vere e proprie, qui siamo stati in tenda. Dormire di notte a -27 non è semplice, come non lo è il vento forte che soffia tutta notte. Senza dimenticare che pranzavamo e cenavamo per terra. Insomma vitto e alloggio sono più difficili da sopportare rispetto al Nepal. O forse – e lo ammette ridendo – c’è che sono passati quindici anni rispetto quell’esperienza e siamo tutti più vecchi. Due del ’55 e altri due del ’57, eravamo gli alpinisti più anziani del campo base”.
Ma la passione per la montagna e per l’avventura si può coniugare anche con il ruolo di sindaco. A Mendoza, città argentina sulla strada che porta verso la Cordigliera, nell’ambito del progetto “turismo delle radici” Melotti ha incontrato alcuni figli e nipoti di migranti italiani giunti Oltreatlantico proprio da Bosco Chiesanuova. “Ho avuto il piacere di conoscere – riprende Melotti – tal Francisco Morandini i cui genitori erano partiti dalla Lessinia. La mamma si chiamava Valbusa, due dei nomi delle nostre contrade. E’ stato molto bello ed emozionante”.
Un lungo viaggio in qualche modo benedetto dalla comunità di Bosco.
“La mattina quando siamo partiti – svela infine Melotti – in piazza c’era l’amico Campedelli, per tutta Bosco El Campe che ci ha dedicato una poesia. Bòn Aconcàgua. Petenè nèbie.. se gh’én sarà. Molè el cór, che fòrssi par coél se parte….Hasta luego”.
Mauro Baroncini