Coldiretti e il business delle agromafie Il volume d’affari è salito a 21,8 miliardi, con un baldo del 30%. A Verona si è registrato un livello più alto della media nazionale. I suini del Nord Europa

Il volume d’affari complessivo annuale dell’agromafia è salito a 21,8 miliardi di euro con un balzo del 30% nell’ultimo anno. Tale stima rimane, con tutta probabilità, ancora largamente approssimativa per difetto, perché restano inevitabilmente fuori i proventi derivanti da operazioni condotte “estero su estero” dalle organizzazioni criminali. E’ quanto ha detto Claudio Valente, presidente di Coldiretti Verona, al Seminario di formazione dal titolo “Mafie ed economia: come prevenire le infiltrazioni e tutelare le imprese a livello locale” che si è svolto oggi a Verona a Palazzo Pompei – Museo Storia Naturale nell’ambito di un progetto promosso dalla Regione del Veneto, Assessorato alla Sicurezza, in collaborazione con Avviso Pubblico, “Conoscere le mafie, costruire la legalità 2”. I dati sulle agromafie riportati dal presidente Valente sono emersi nel quinto Rapporto Agromafie 2017 elaborato da Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare. Sul fronte della filiera agroalimentare nazionale, le mafie, dopo aver ceduto in appalto ai manovali l’onere di organizzare e gestire il caporalato e altre numerose forme di sfruttamento, condizionano il mercato stabilendo i prezzi dei raccolti, gestendo i trasporti e lo smistamento, il controllo di intere catene di supermercati, l’esportazione del nostro vero o falso Made in Italy, la creazione all’estero di centrali di produzione dell’Italian sounding e la creazione ex novo di reti di smercio al minuto. «Secondo il rapporto – ha sottolineato il presidente di Coldiretti Verona – in alcune città del Veneto come Verona si è registrato un livello più alto della media nazionale per quanto concerne la presenza di fenomeni malavitosi nel settore agroalimentare. In provincia di Verona l’intensità dell’agromafia risulta significativa soprattutto per il fenomeno dell’importazione di suini dal Nord Europa e indebitamente marchiati come nazionali sia per gli interventi delle Forze dell’ordine a contrasto dell’adulterazione di bevande alcoliche e superalcolici come nel caso della grappa. Le autorità preposte,sono costantemente in allerta e agiscono con la massima professionalità per reprimere il fenomeno. Potrebbe venire a proposito per un percorso di chiarezza del sistema agroalimentare la richiesta di Coldiretti di istituire il Ministero del cibo per promuovere, tutelare e coordinare un bene prezioso come l’agroalimentare italiano che nel 2017 ha raggiunto la cifra record di 41 miliardi di euro di esportazioni e si stimano, purtroppo, ancora fenomeni di contraffazione – il cosiddetto italian sounding – per 60 miliardi di euro». «Un’altra tematica molto importante – ha riportato Valente – riguarda prodotti stranieri come il riso asiatico, le conserve di pomodoro cinesi, l’ortofrutta sudamericana e africana che spesso vengono coltivati senza rispettare le normative in materia di tutela dei lavoratori vigenti nel nostro Paese». Per l’assessore all’Anticorruzione Edi Maria Neri, “l’istituzione, fin da subito, di un assessorato specifico, così come la scelta di aderire ad Avviso Pubblico – prosegue l’assessore – va proprio nella direzione di tutelare il territorio veronese, che non sembra essere esente da infiltrazioni mafiose”.