Il Consiglio regionale del Veneto ha approvato all’unanimità l’aggiornamento della legge regionale sull’agricoltura sociale, a dieci anni dalla sua prima stesura. Un passo atteso che risponde alla necessità di valorizzare le esperienze di welfare agricolo, integrando in modo strutturale le fattorie sociali nella rete socio-sanitaria regionale. Il provvedimento, sostenuto dalla consigliera regionale Sonia Brescacin, presidente della V Commissione e relatrice in aula del progetto legislativo, è frutto della sinergia tra gli assessorati all’Agricoltura, alla Sanità e Sociale. Una riforma che Coldiretti Veneto, promotrice della legge del 2013 prima in Italia sul tema, ha voluto e sostenuto fortemente lavorando con la Regione del Veneto sin dall’inizio di questa legislatura. Oggi arriva a compimento con successo un percorso di revisione normativo che si è reso necessario, non solo, per adeguare le disposizioni regionali alla legge statale del 2015, ma anche, per valorizzare la collaborazione con le imprese solidali e le associazioni di promozione sociale con specifiche figure professionali in possesso di adeguate competenze. La nuova norma istituisce inoltre un Tavolo Tecnico regionale dell’Agricoltura sociale nel quale affrontare le questioni più specifiche di settore affidando alla Giunta regionale i criteri e le modalità di integrazione dell’agricoltura sociale nella programmazione locale degli interventi socio sanitari, superando le attuali rigidità della normativa regionale. A tutto questo si aggiunge una maggiore semplificazione dell’iter burocratico per avviare l’attività e una ridefinizione del sistema di sostegno alle fattorie didattiche da parte della Regione del Veneto. “La campagna non è solo produzione, ma sempre più luogo di relazioni, cura e inclusione – spiega il presidente di Coldiretti Veneto, Carlo Salvan –. Le aziende agricole solidali diventano così veri e propri presidi di comunità, strumenti di contrasto alla marginalità e all’impoverimento umano e relazionale. L’agricoltura è oggi di diritto la nuova frontiera del welfare. Non a caso la nuova norma favorirà anche l’iscrizione nell’elenco regionale delle fattorie sociali anche le realtà delle imprenditrici agricole che in questi anni hanno creato una rete virtuosa di “fattorie della tenerezza”, luoghi accoglienti e protetti dove le vittime di violenza possono trovare non solo rifugio, ma anche opportunità di rinascita economica e sociale. Nell’ambito del nostro progetto Coldiretti Veneto #coltiviamoilrispetto, la collaborazione con la Fondazione Giulia Cecchettin, punta a costruire percorsi di autonomia per donne che hanno subito soprusi, attraverso il lavoro nei campi e la condivisione quotidiana con la terra”. In Veneto sono attive 36 fattorie sociali, con un forte potenziale di espansione su tutto il territorio. L’esperienza diretta degli agricoltori dimostra che l’inserimento lavorativo e il contatto con la natura rappresentano leve fondamentali per la riabilitazione psicologica e sociale: dare un lavoro è dare futuro, soprattutto a chi ha vissuto violenze, dipendenze, malattie o carcerazione. “Le fattorie sociali sono veri e propri centri di vita, con funzioni educative, terapeutiche e assistenziali: dagli agriasili ai percorsi per persone con disabilità, fino ai progetti di reinserimento per ex detenuti e soggetti fragili. Oltre 50.000 persone in Veneto già oggi ricevono sostegno da queste realtà. Guardando al futuro – conclude Salvan – sappiamo che l’agricoltura potrà giocare un ruolo chiave contro lo spopolamento, la denatalità e l’impoverimento sociale, soprattutto nei piccoli comuni. La terra è una risorsa non solo economica, ma anche umana. Con questo strumento normativo la campagna offre non solo solidarietà, ma una nuova possibilità di riscatto”.