“Colpevoli di aver salvato vite”. La versione di Luca Zaia Zaia: “Abbiamo avuto la colpa di esserci preoccupati per primi di tante cose”

E’ un fiume in piena, Luca Zaia, durante l’audizione in Quinta Commissione Sa­nità. “Il 21 febbraio, alle 4 del pomeriggio ci avvisano, si riunisce la task force e inizia la fase delle scelte. Quella sera io ho deciso di fare gli oltre 3 mila tamponi a Vo’ Euganeo, nel Padovano. Quel­le furono le prime fasi delle decisioni, quando chiusi scuole, chiese, teatri, il carnevale che era in corso. Ci fu una decina di giorni di dibattito sui media dove si diceva che spettacolarizzavamo un’infezione che venne definita simil influenzale che come era arrivata se ne sarebbe andata. Non avevamo la diagnostica, in quei momenti, abbiamo iniziato con i test molecolari, i tamponi, mai avrei pensato di avere a oggi 10 milioni di test fatti tra tamponi e rapidi. Come non conoscevo il professor An­drea Crisanti, che ho conosciuto solo dopo, non conoscevo neppure gli altri, il Covid ci ha portato la conoscenza di un mondo che prima non conoscevamo. Abbiamo avuto una fase di lockdown vero”, ha proseguito il governatore, “eravamo chiusi in casa e a marzo avevamo paura di morire. Siamo arrivati al 31 marzo con 2.400 ricoverati, pri­mo aprile con 346 ricoverati in terapia intensiva. Abbiamo comprato la prima macchina per fare i tamponi

su suggerimento del professor Crisanti, e questo è me­rito suo. Da qui l’evoluzione del­la diagnostica Covid. Ab­bia­mo investito nelle assunzioni, eravamo senza ma­sche­rine e senza dispositivi, Grafica Veneta ce ne regala 15 milioni e sapete cosa è successo? Sono venuti i Nas. Questo perché durante una conferenza stampa li avevo chiamati ‘dispositivi’ ed era un termine improprio. Ci siamo dati da fare a trovare le ma­scherine! Le spese del Covid superano abbondantemente i 700 milioni di euro oramai. Abbiamo dovuto comprare i respiratori, anche in Svizzera, ed era proibito, ma siamo riusciti ad avere una commessa per 50 respiratori, abbiamo fatot di tutto per salvare la vita ai veneti. Avevamo l’ansia delle case di riposo, la paura di doverle chiudere tutte. Poi sono arrivate le forniture dei dispositivi di protezione e siamo andati a regime con tutto. Le assunzioni?”, ha chiesto pro­vocatoriamente Zaia, “per il Covid abbiamo assunto 5.068 dipendenti della sanità. Il 10% del nostro personale è stato incrementato in questa emergenza. Forse abbiamo avuto una colpa: di esserci preoccupati, ci siamo preoccupati di essere i primi ad avere i pungidito, che arrivava do­ve finivano i molecolari, non li sostituivano. I primi a parlare di test rapidi, e lo abbiamo fatto perché il mondo intero corre più di noi, quando approvavamo i test rapidi di prima generazione già si parlava di quelli di terza. Siamo stati i primi a sostenere che si potessero comprare i vaccini. In estate abbiamo avuto la seconda on­data: non ha riempito gli o­spedali, con una marea di a­sintomatici che si sono negativizzati da asintomatici. L’e­sta­te la passiamo gestendo l’infezione, a settembre la curva timidamente inizia a muoversi. Cambia la mo­dalità di classificazione delle Regioni, il ministero propone il nuovo modo di classificare i territori. Sono nate le zone che hanno scongiurato il lockdown nazionale.

FASE MASSACRANTE

Abbiamo questa fa­se massacrante per il Veneto che subisce gran par­te della mortalità in questo periodo. Nel frattempo però a­vevamo au­mentato le terapie intensive e le sub intensive. Al 31 dicembre arriva il culmine dell’infezione au­tunnale: il rapporto ri­coverati-terapia intensiva va­ria. Au­mentano i ricoverati in area non critica, l’incidenza dei ricoveri pe­sa di più. Facciamo sequenziare dall’istituto zooprofilattico il virus e scopriamo il 24 di­cembre che da noi è arrivata la variante inglese. E scopriamo di avere 5 mutazioni del vi­rus presenti nel database na­zionale, l’inglese e 2 tipicamente venete. E questa ondata è stata anomala, inspiegabile per certi versi, abbiamo ca­pito che il Nord è colpito dal virus. Si è creato un ciclo di mortalità che ha colpito il Veneto – siamo gli ottavi in Italia – e le altre regioni del Nord. In questa fase abbiamo utilizzato una marea di tamponi, in primis i molecolari, poi i rapidi. Il massimo di stress per la macchina era di 25mila tamponi al giorno, tutto il resto è stato raggiunto dai test rapidi. Ma ne veniamo fuori da gennaio, quando la curva inizia a scendere. E per un paio di me­si ha continuato a scendere, per poi risalire con la terza on­data che è ancora in corso. Lo studio di Crisanti, membro del Cts ve­neto, è un valore, lo si mette a disposizione e si discute. Ab­biamo aperto le scuole a inizio anno, a gennaio, e procrastiniamo di un mese la riapertura, lo abbiamo deciso con i tecnici, considerando che la scuola è un luogo dove il virus si diffonde ed entra nelle famiglie. Approfittiamo per riaprire le scuole che ci si avvicini di più alla bella stagione. Chi non lo ha fatto ha avuto una terza ondata molto più pesante della nostra. Noi non ne siamo an­cora usciti, abbiamo avuto un calo ma ancora dobbiamo te­nere alta l’attenzione.

VACCINI AI 50 ENNI

Nel frattempo, in tutto questo, prepariamo e investiamo nella campagna vaccinale, abbiamo già vaccinato per oltre un milione e 600mila prime dosi, sicuramente prima dell’estate avremo vaccinato anche i 50enni. Ora vacciniamo di più perché i vaccini arrivano. E i vaccini funzionano: è crollato l’accesso agli ospedali degli over 80, sta crollando quello degli over 70. Zaia ha anche affrontato il tema delle terapie monoclonali: “I dati sono straordinari e mi di­spiace che in questa disavventura del Covid non ci sia stata una ‘no fly zone’, invece fin dal primo giorno siamo stati criticati per tutto quello che abbiamo fatto. Mi dispiace, perché abbiamo cercato di but­tare il cuore oltre l’ostacolo, non c’erano le istruzioni per l’uso. Non vengo qua né a giustificarmi, né a farmi processare, vengo qua a dire come stanno le cose. Siamo tutti pagati, voi quanto me, dai ve­neti per fare il nostro dovere. Se sarete convinti dopo questa riunione che ci sia qualcosa di illegale, se ci siano responsabilità personali, metteteci la faccia per una volta, andate in Procura e presentate una de­nuncia. Ascoltate i tecnici. Spe­ro che ne usciremo, mettendo in sicurezza con i vaccini i cittadini con più di 60 anni. Non accetterò mai che qualcuno associ me o i miei collaboratori ai concetti di incuria o mancanza di rispetto per le persone”.