Iperbole, la rete civica del Comune di Bologna, riporta la notizia che l’amministrazione comunale del capoluogo emiliano piantumerà nei prossimi giorni 100 alberi in 7 piazze del centro per aumentare le zone di ombra a fronte dell’emergenza climatica in corso. Per autorizzare le installazioni il Sindaco firmerà un’ordinanza “contingibile e urgente” contenente “misure volte al miglioramento del microclima urbano nel centro della città”. “Nel frattempo, nel capoluogo scaligero, – fa notare Adriano Filice, segretario generale Spi Cgil Verona – l’attenzione al verde pubblico sembra concentrarsi principalmente sul caso del cedro di piazza Bra, ormai segnato dal tempo. Anche sul fronte della pianificazione urbanistica, le priorità sembrano orientarsi verso nuovi insediamenti ricettivi, talvolta presentati come studentati, mentre il nuovo piano urbanistico sembra prevedere nuove inutili e dannose estensioni asfaltate. Un orientamento che appare distante dalle reali esigenze della città, che avrebbe invece bisogno di una svolta significativa, puntando sulla rigenerazione degli spazi e sulla riduzione del consumo di suolo. Una città che deve liberarsi da cemento e da bitume. Ribadiamo – aggiunge – che servono politiche nuove e coraggiose. La “città a misura d’anziano” non è solo una questione sociale, ma anche una scelta urbanistica e ambientale per il futuro, perché dove stanno bene gli anziani stanno bene anche i bambini del prossimo, si spera, risveglio demografico. Ma una città che pensa principalmente a piani regolatori basati su strade, assi viari, svincoli per le autovetture e nuovi alberghi per il turismo è una città malata. Una città dove il dibattito pubblico esclude temi centrali come la vivibilità di quartieri e periferie e’ una città malata”. Per Filice “è necessario già da subito piantare alberi, creare zone d’ombra, installare fontanelle, trasformare le piazze in luoghi abitabili anche a luglio per consentire alle persone di uscire fuori di casa. E necessario programmare la sostituzione di strade a volte inutili con alberi e giardini. Significa incentivare l’edilizia che protegge dal caldo, garantire spazi pubblici accessibili e creare reti di prossimità che tengano d’occhio i più fragili. Perché oggi – conclude – parlare di caldo vuol dire parlare di solitudine: su 123.903 famiglie censite nel capoluogo nel 2021, ben 55.368 (il 44,7%) sono composte da un solo componente. Erano 44.918 nel 2011, pari al 38,9% del totale (115.462). Contro la solitudine non c’è altro rimedio che ricostruire in nuove forme le reti di comunità che sono venute meno, creare progetti che prevedano nuovi luoghi di incontro, di socialità, di gioco e di cultura”.