Dalla via Emilia alle rive dell’Adige Cinque stagioni in rossoblù e poi a Verona nella sfortunata stagione della retrocessione

Le Due Torri e l’Arena hanno colorato il quadro della carriera di calciatore di Lionello Massimelli, uno dei tanti mediani di spinta anni ’70, quelli che sapevano abbinare in egual misura corsa e qualità, onorando con cuore e orgoglio la maglia indossata. «Prima di Bologna, però, c’è stata anche Varese – precisa – dove ho messo piede nel calcio che conta. E in quella squadra giocavano anche due campioni del mondo». Proprio così perché in quel gruppo allenato da Piero Maroso, oltre a Massimelli, c’erano Libera, Calloni e, soprattutto, Claudio Gentile e Giampiero Marini, protagonisti con la Nazionale di Bearzot nella vittoria mondiale del 1982.

BOLOGNA E VERONA
Dopo aver sfiorato la promozione in serie A proprio con il Varese, Massimelli è andato al Bologna, indossando la maglia rossoblù per cinque stagioni, collezionando oltre cento presenze. « A Bologna ho avuto la possibilità di giocare in serie A, dopo esserci andato vicino l’anno prima con il Varese. Che giocatore ero? Ho ricoperto tanti ruoli. Terzino, mezzala e mediano». Qualunque fosse il ruolo, Massimelli aveva l’onere – o forse l’onore, dipende dai diversi punti di vista – di mettersi sulle tracce dell’avversario più talentuoso. Quello che il più delle volte era anche il più difficile da marcare. «In quegli anni mi sono toccati giocatori del calibro di Gianni Rivera, Sandro Mazzola e Franco Causio, tanto per citarne alcuni. Il più difficile? Senza dubbio Rivera. Ce la mettevo tutta – racconta – ma non la prendevo mai. Era veramente un grande calciatore, sicuramente uno tra i più forti che il calcio italiano abbia mai avuto. Era stato anche il mio idolo da ragazzo quindi per marcarlo mi trovavo a combattere anche con un pò di soggezione. Il ‘Petisso’ (Bruno Pesaola ndr), senza dubbio il mio allenatore preferito, si affidava sempre a me per i compiti di marcatura più difficili». Dopo cinque anni in Emilia, ecco arrivare l’Hellas. Fu, però, una stagione sfortunata, terminata con la retrocessione in serie B. «Eravamo una squadra competitiva. Oltre al mio amico Egidio Calloni, con me a Varese, c’erano Bergamaschi, Mascetti, Musiello, e in porta Superchi. Io mi infortunai in precampionato ma continuai a giocare grazie a delle infiltrazioni, scoprendo solo dopo che quella che sembrava una contusione era in realtà una microfrattura. Altri come me subirono lunghi infortuni. Fu una stagione iniziata male e terminata peggio. Il Presidente Garonzi, inoltre, aveva già mollato la presa e questo, a mio avviso, influì molto anche su noi giocatori. Conservo, però, il ricordo di una città meravigliosa e di un gruppo di compagni straordinari. Peccato solo per la retrocessione, ma nel calcio è così, si vince e si perde«.

GLI AMICI DI SEMPRE
Appese le scarpe al chiodo, Massimelli oggi è un pensionato felice. «Ogni tanto mi invitano in televisione a parlare del Bologna. Una bella squadra quella di quest’anno. Il Verona, invece, l’ho visto poco. Spero solo che abbia una stagione più tranquilla di quella passata. Per il resto faccio le cose che mi divertono. E poi da anni c’è la cena settimanale con Pecci, Colomba e altri ex rossoblù. Siamo grandi amici. Non parliamo mai di di calcio – confessa – e ci divertiamo tantissimo».

Enrico Brigi