DISCRIMINAZIONE ANIMALE Valdegamberi: " Bestie da allevamento sbranate ogni notte, ma si parla solo dei lupi".

Lucida il fucile e impallina tutti il consigliere regionale Stefa­no Valdegamebri, ufficialmen­te nel gruppo Misto a Palazzo Ferro Fini ma molto vicino alla Lega. Non poteva essere che lui, da anni recordman di pre­fe­­ren­ze in Lessinia, il primo – e al momento l’unico – a espri­mersi rifuggendo dal politicamente corretto sul ritrovamento del lupo ucciso a fucilate a Roverè Veronese. «I lupi sono eccessivi e stanno distruggendo l’ecosistema montano» di­ce. «L’abbatti­mento del lupo è una conseguenza delle mancate risposte da parte dello Sta­to che scarica i problemi su chi vive in montagna e non li affronta con buon senso e razionalità. Si rimane stupiti da­vanti all’attenzione per un lupo abbatto e alla totale indifferenza delle associazioni animaliste ed ambientaliste di fronte al quotidiano bollettino di guerra delle centinaia di animali da allevamento, sbranati durante la notte, tra urla di sofferenza e strazi indicibili. Dove sono gli esperti del benessere animale?» chiede in modo provocatorio Valdegamberi. «An­­c­he tra gli animali c’è la discriminazione razziale. Que­sti atti estremi sono la conse­guenza della totale assenza di una politica di equilibrio, che auspico da anni, che permetta di mantenere i lupi in un nu­me­ro ridotto, compatibile con il ter­ritorio, evitando il proliferare indiscriminato. L’Italia è il Paese europeo con il maggior numero di lupi e l’unico, ripeto l’unico, che, a col­pa di un falso ambientalismo ideologico, non ha mai autorizzato l’abbattimento di un solo lupo. In altri Paesi, più evoluti e sensibili sui temi ambientali, l’ap­proccio è più realistico: il numero della popolazione viene tenuto sotto controllo. Così avviene in Svezia, Svizzera, Au­stria e altrove. Quando manca il buon senso e l’equilibrio da parte dello Stato, ostaggio di un’o­pinione pubblica disinformata, a trarne le conseguenze è l’ambiente stesso e l’e­co­si­stema. Qui» conclude il consigliere regionale «c’è il rischio dell’abbandono dell’alpeggio, con il conseguente deturpamento del­la bella montagna della Les­­sinia di cui anche gli ambientalisti godono la visione nelle loro scampagnate. Avrei preferito che ad abbattere il lupo fossero state le guardie forestali (ora carabinieri), sulla base di un piano di contenimento. Ma l’irrazionalità politica sul tema non permette di fare questo. Di fronte all’esasperazione s’innesca il principio di autotutela. L’as­senza della risposta dello Stato legittima di fatto i cittadini a fare ciò che lo Stato stesso dovrebbe fare». Valde­gam­beri ha pubblicato il proprio pensiero anche su Facebook raccogliendo più consensi che critiche. «Ecco, l’ultima frase l’avrei evitata e tenuta per l’aperitivo al bar» gli fa notare un utente. «Da politico quale sei, non va bene incitare il cittadino a rispettare le leggi». Pronta la risposta del consigliere: «Io incito lo Stato a evitare questo. La colpa è dello Stato che si gira dall’altra parte di fronte al problema, non di chi agisce per autotutela». Sul piede di guerra ovviamente la Lega Anti­vivise­zione, che parla di un «gravissimo atto di bracconaggio. Cer­ta­mente si tratta di un gesto individuale ignobile, ma è anche il prodotto di comportamenti politici errati, come i vari tentativi di derogare al divieto assoluto di uccisione dei lupi, uno tra tutti il progetto di legge depositato presso la Regione Veneto dalle forze di maggioranza, o come il lungo iter di approvazione, non ancora concluso, di un Piano lu­pi che potrebbe reintrodurre la possibilità di uccidere questi animali» attacca il responsabile “Ani­mali Selvatici” dell’associazione, Massimo Vitturi. L’as­ses­­­­sore all’Agricol­tu­ra e alla Cac­­cia della Regione, Giuseppe Pan, rispedisce però le accuse al mittente: «Non pos­so non mettere in connessione questo grave episodio con l’alto clima di tensione che si è venuto a creare nella aree montane del Vene­to, tradizionalmente vocate alla pastorizia e all’allevamento, di fronte al proliferare incontrollato del lupo. Pur­troppo lo “status” di protezione totale e di intoccabilità del lupo, sancito dalla legislazione europea e nazionale, mette in crisi l’equilibrio ecologico tra prede e predatori. E il protrarsi delle non decisioni in sede nazionale ed europea non fa che esasperare gli animi».