Disdette a raffica: allarme Confcommercio per il Cenone. “Dicembre vale da solo il 10% di fatturato” Ristoranti, locali e alberghi si sentono oggetto di un lockdown strisciante che rappresenta una stangata per i pubblici esercizi e che avrà ripercussioni pesantissime sui bilanci già falcidiati dalle limitazioni a singhiozzo vissute nel corso del 2021 che sta per spegnersi

“Ristoranti, locali e alberghi sono luoghi sicuri in cui le severe norme nazionali vengono rispettate puntigliosamente: la raffica di disdette arrivate in questi giorni penalizza ingiustamente le imprese di settore della nostra provincia, molte delle quali ormai allo stremo”. E’ il commento di Paolo Artelio, presidente di Fipe-Confcommercio Verona alle cancellazioni alle prenotazioni piovute in questi giorni in vista delle festività di fine anno e del cenone di San Silvestro.
“Siamo oggetto di un lockdown strisciante, subdolo, che rappresenta una stangata per i pubblici esercizi e avrà ripercussioni pesantissimi su bilanci già falcidiati dalle limitazione a singhiozzo vissute in questo 2021”, sottolinea ancora Artelio. “Il mese di dicembre, il più importante dell’anno che da solo vale il 10% del fatturato dei ristoranti, è in buona parte compromesso e si aggiunge ad un periodo prolungato di crisi che stava finalmente vedendo una via di uscita”.
Artelio aggiunge: “Molti imprenditori del settore dei pubblici esercizi avevano ordinato merce, pagato dj, artisti e fornitori. E ora devono disdire tutto. Chiediamo al governo misure urgenti come ad esempio le proroghe delle moratorie bancarie e della cassa Integrazione. Interventi che dovranno sostenere quei comparti che stanno soffrendo di più. Come la ristorazione nei luoghi turistici, quella legata agli eventi o alle feste private o le discoteche e i locali da ballo, letteralmente mortificati dall’ultimo provvedimento che li ha chiusi senza alcun preavviso fino al 31 gennaio”, conclude Artelio.

Chieste con forza misure compensative

FIPE Veneto torna a sollecitare con forza nuove misure compensative per i pubblici esercizi, che in questi giorni, a causa del forte rialzo dei contagi, vedono compromessa o bloccata del tutto la propria attività.
«Ormai da quasi due anni – dichiara il presidente regionale della Federazione Italiana Pubblici Esercizi, di Confcommercio, Erminio Alajmo – conviviamo con una pandemia, eppure siamo sempre alla gestione emergenziale. Anche con l’ultimo decreto, entrato in vigore il giorno di Natale, il governo si è limitato a mettere una “pezza” al dilagare dei contagi ma non ha pensato con la stessa sollecitudine a mettere nero su bianco la volontà di sostenere le aziende che più di altre sono uscite con le ossa rotte dai nuovi provvedimenti: discoteche in primis, visto che sono costrette alla chiusura fino al 31 gennaio, ma anche tutto il mondo della ristorazione, dei bar e dei pubblici esercizi in genere».
Secondo FIPE Veneto, che in Regione rappresenta circa 13.000 dei 20.000 pubblici esercizi in attività, occorrono misure concrete e immediate, ad evitare che tantissime imprese si trovino costrette ad abbassare per l’ultima volta la serranda, con tutte le conseguenze che ne deriverebbero anche in campo occupazionale.
Un appello viene lanciato anche ai rappresentanti politici del territorio: dai parlamentari veneti, fino al Presidente della Regione, Luca Zaia.
“Chiediamo a tutto il mondo della politica – conferma Alajmo – di mobilitarsi insieme ai nostri imprenditori nel comune obiettivo di tutelare il lavoro. E’ evidente che se i provvedimenti del Governo sono così restrittivi è perchè la situazione è ma vogliamo che sia ricordato l’impatto devastante che questi provvedimenti hanno sull’economia’’.