Doccia gelata per l’ex ghiacciaia Si scatena il dibattito sul futuro della stazione frigorifera dopo la notizia dell’abbandono da parte di Eataly. Fondazione Cariverona l’ha rimessa in sesto con anni di restauri complessi e molto costosi, ma non per un uso pubblico. Deve produrre reddito

Si scatena il dibattito sul futuro dell’ex Stazione frigorifera dopo la notizia che Eataly abbandonerà la Ghiacciaia realizzata negli anni Trenta su progetto dell’ingegnere Pio Beccherle per tenere al fresco interi treni che arrivavano in città e partivano per l’Europa con i prodotti alimentari della nostra agricoltura. Ma è un dibattito con proposte per certi versi un po’ surreali e sulle quali arriva una doccia gelata da fonti vicine alla Fondazione Cariverona, vera proprietaria dello storico immobile, anche se la gestione è in mano al fondo immobiliare Verona Property. Vediamo di capire il perché. L’ex Ghiacciaia o la Rotonda per la sua forma molto particolare, restaurata su progetto dell’archistar Mario Botta è stata rimessa in sesto con anni di restauri complessi e molto costosi. La spesa complessiva pare si aggiri attorno ai 60 milioni di euro. In particolare è stato necessario rinforzare tutti i muri esterni per consolidare le fondamenta di un edificio che era stato concepito solo per ospitare treni. Si tratta dunque di un bene patrimoniale per Cariverona, destinato quindi a una funzione non pubblica, come potrebbe essere un museo (vedi castel San Pietro) ma è un bene che deve produrre reddito. E tanto. E’ un po’ come se Cariverona avesse investito in un Btp: si attende un certo rendimento. Altra cosa sono i restauri di edifici a fini istituzionali e uso pubblico, come appunto può essere Palazzo Forti, i Palazzi Scaligeri, Castel San Pietro. La Rotonda no: è stato un investimento messo a patrimonio e quindi va fatto fruttare. Quanto? Se sono confermate le cifre dell’affitto mensile previsto dal contratto attuale stipulato tra Cariverona a Eataly, si parla di 96 mila euro al mese. In totale, 1,2 milioni all’anno. In soldoni, sì e no il 2 per cento dell’investimento originario. Se si ragiona quindi in termini di redditività, appare evidente che l’ex Stazione Frigorifera oggi non può essere ripensata come una location a uso pubblico-istituzionale. Lo poteva essere forse una volta, ma ora che è diventata a tutti gli effetti di proprietà privata per un investimento patrimoniale, non si può tornare indietro.

A Verona Sud caduti tutti i progetti. Si è fatta avanti la Fondazione Bentegodi, che però ha bisogno di risorse pubbliche 

Per usare una metafora, potremmo dire che una zuppa di pesce non torna acquario. Il processo di trasformazione è stato, ed è, irreversibile. Pertanto ecco che questa realtà rappresenta una doccia gelata su tutte le ipotesi di un utilizzo pubblico della struttura. perché la domanda principale è una sola: chi può sostenere un affitto mensile di quasi 100 mila euro? Da qui bisogna ripartire con tutti i ragionamenti sul futuro dell’ex Stazione frigorifera. Potrebbe per esempio un Museo del Vino, con tutti i costi di allestimento da prevedere e quelli da sostenere per il suo funzionamento, ottenere un incasso mensile in grado di far fronte a un affitto così oneroso? Le proposte di concentrare qui le eccellenze del territorio, dall’enogastronomia all’agricoltura non è già stato fatto da Eataly e non ha funzionato? Un polo culturale, con sperimentazione di artisti, teatro, mostre, congressi e quant’altro da chi sarebbe sostenuto finanziariamente? Come si sosterrebbe? Un polo culturale avrebbe la forza di pagare oltre un milione di affitto l’anno? Si è fatta avanti anche la Fondazione Bentegodi, società sportiva che da tempo sta cercando una sede. Dice il presidente Giorgio Pasetto: “Con oltre 1500 atleti under 18 e una presenza capillare sul territorio, la Fondazione rappresenta un punto di riferimento per la formazione sportiva ed educativa delle giovani generazioni veronesi. Restituirle uno spazio adeguato significherebbe dare nuova linfa a un progetto sociale, educativo e culturale che coinvolge ogni anno migliaia di cittadini. Ma non solo. Il nuovo centro potrebbe ospitare anche un Museo dello Sport Veronese, per celebrare le imprese, le storie e i protagonisti che hanno segnato la storia sportiva della città. Accanto a questo, si immagina uno Sport Expo permanente, uno spazio dinamico e multifunzionale dedicato alla promozione dello sport, del benessere e della vita attiva, con iniziative rivolte a scuole, famiglie, associazioni e imprese del territorio”. Ma anche questo progetto dovrebbe essere sostenuto da risorse pubbliche e non sarebbe in grado di stare sul mercato privato. Va tenuto anche presente che rispetto all’originario contratto di affitto sottoscritto da Oscar Farinetti per Eataly e da Paolo Biasi, all’epoca presidente di Cariverona,la proprietà di Eataly è cambiata. Farinetti ha solo lo spazio d’arte al piano superiore, Earth. E quindi possono anche essere cambiate le strategie commerciali e industriali di Eataly (main sponsor del Giro d’Italia). Senza contare che a livello urbanistico rimane per Palazzo Barbieri e la vicesindaca Barbara Bissoli la grande questione: come rilanciare quest’area maledetta a Verona sud che ha visto rovinati tutti i progetti che hanno provato a nascere? MB