Dpcm di dicembre, che cosa succede ? Licei chiusi fino a gennaio, ristoranti aperti la sera, orario prolungato per i negozi...

Licei chiusi almeno fino a gennaio, ristoranti aperti la sera ma non durante le festività, orario prolungato per i negozi, deroghe minime per lo spostamento tra le Regioni, “zone rosse” nelle province dove il contagio da Covid 19 è alto: in vista del 3 dicembre il governo discute i contenuti del nuovo Dpcm che fisserà le regole fino alla fine dell’anno. Senza escludere la possibilità di emettere ordinanze di chiusura a ridosso di Natale e Capodanno, proprio come accaduto dopo ferragosto per ordinare la serrata delle discoteche. Il timore che un allentamento delle regole possa far risalire la curva epidemiologica è ormai evidente.
«Saremo molto severi, non possiamo permettere che si riveda il film dell’estate», avverte la sottosegretaria alla Salute Sandra Zampa chiarendo che «si contrasteranno in tutti i modi eventuali pulsioni ad aprire dei governatori». Una linea che manterrà intatto il divieto di assembramento, dunque di organizzare feste e banchetti. Non ci sarà alcun cambiamento rispetto al decreto ora in vigore: per i licei rimane la didattica a distanza almeno fino al 7 gennaio. Chiuse anche le università.

I negozi

Dal 4 dicembre l’orario dei negozi potrebbe essere prolungato fino alle 22 per garantire una minor affluenza ed evitare file agli ingressi. È possibile che si decida l’apertura dei centri commerciali nel fine settimana, rispettando però lo scaglionamento agli ingressi.
Bar e ristoranti

Nelle zone gialle potrebbe essere concessa la riapertura di bar e ristoranti anche la sera, ma sempre con massimo 4 persone al tavolo.
Al momento sembra invece molto difficile che questa deroga possa valere nel periodo delle festività. Il ministro della Salute Roberto Speranza ha già detto di essere contrario e questo porta ad escludere l’ipotesi che si consenta di tenerli aperti a pranzo nelle zone arancioni.

Confini regionali

La mobilità tra Regioni è uno degli aspetti più discussi.
C’è la volontà di consentire ai familiari di rivedersi durante il periodo di vacanza, ma anche la paura che questo faccia aumentare i viaggi in maniera e dunque la circolazione del virus. Ecco perché si sta studiando una norma che individui alcune situazioni specifiche senza che si trasformi in una mobilità libera proprio come accaduto durante i mesi estivi. «Soltanto in via eccezionale se i dati lo permetteranno si potrà spostarsi da una Regione a un’altra», sottolinea Zampa.

Zone rosse

Per favorire il passaggio di alcune Regioni in fascia gialla, potrebbe essere concordata la “chiusura” di alcune aree dove più alto è il numero di contagi e soprattutto dove le strutture sanitarie mostrano di essere in affanno. Vere e proprie zone rosse con divieto di spostamento e chiusura di negozi e ristoranti.
La possibilità di ricorrere a questa misura è stata ribadita nell’ultima riunione della “cabina di regia” del ministero della Salute che classifica le Regioni. «Si ribadisce – è scritto nel verbale – la centralità della valutazione Regionale nella classificazione del rischio a livello sub-regionale e la declinazione in senso più stringente degli interventi di mitigazione su scala provinciale e locale».

Gli impianti da sci

La conferenza delle Regioni ha messo a punto un piano che dovrà essere valutato dal Comitato tecnico scientifico per chiedere la riapertura degli impianti di risalita per lo sci con capienza delle funivie al 50%, vendita degli abbonamenti online e mascherina obbligatoria a bordo. Ma all’interno del governo al momento si esclude di poter concedere la riapertura delle piste da sci.