Due ministeri su tre pagano in ritardo La situazione più critica riguarda il dicastero dell’Università e della Ricerca

Due ministeri su tre continuano a pagare in ritardo i propri fornitori. Questa cattiva abitudine che da decenni caratterizza la gran parte della Pubblica Amministrazione (PA) italiana è proseguita anche nei primi due trimestri di quest’anno. Sebbene sia ancora presto per generalizzare, nel caso dei dicasteri abbiamo la conferma che i ritardi di pagamento continuano. A dirlo è l’Ufficio studi della CGIA.
Nell’ultima rilevazione, infatti, l’Indice di Tempestività dei pagamenti (ITP) per nove ministeri su 14 è stato anticipato dal segno più; ciò vuol dire che la maggioranza di questi enti non ha rispettato le disposizioni di legge in materia di pagamenti nelle transazioni commerciali tra PA e imprese private.
La situazione più critica riguarda il Ministero dell’Università e della Ricerca: se nel primo trimestre di quest’anno la media dei pagamenti era avvenuta con 12,22 giorni di anticipo, nel secondo il ritardo ha superato gli 80 giorni. Male anche il Turismo che dopo il +14,26 del primo trimestre ha visto salire i ritardi nel secondo a +68,80. In affanno anche il Ministero dell’Interno: dopo il +46,70 dei primi tre mesi, nei secondi tre è sceso a +39,85, ma comunque ancora tremendamente in ritardo rispetto ai tempi di pagamenti previsti dalla legge. Critica anche la situazione del Ministero del Lavoro che ha registrato un +9,45 e +26,28 giorni rispettivamente nel primo e nel secondo trimestre.
In controtendenza ci sono solo pochi ministeri: se quello delle Imprese e del Made in Italy mantiene dall’inizio dell’anno un anticipo di circa un solo giorno, gli Esteri sono passati da -3,65 a -2,73 giorni, mentre la Difesa nel primo trimestre aveva registrato un ritardo di 2,92, ma nel secondo ha recuperato, saldando le fatture con 4,33 giorni di anticipo. L’unico dicastero che è estremamente virtuoso è l’Agricoltura: se nei primi tre mesi del 2023 il pagamento rispetto al termine contrattuale è stato anticipato di 46,25 giorni, nei secondi tre mesi è sceso a -17,79 giorni.
Fino a oggi, solo cinque ministeri hanno aggiornato i dati relativi all’ITP del terzo trimestre 2023 e solo l’Agricoltura (-23,16 giorni) prosegue, anche se in decalage, lungo la scia positiva registrata nei due trimestri precedenti. Gli altri quattro – Imprese e Made in Italy (+16,21 giorni), Infrastrutture e Trasporti (+16,89), Università/Ricerca (+18,51) e Interno (+35,78) – sono sconsolatamente in ritardo.
Gli ultimi dati disponibili al 2022 ci dicono che tutta la nostra PA presenta un debito commerciale di parte corrente nei confronti dei propri fornitori, in gran parte Pmi, pari a 49,6 miliardi di euro.