Mantenere un equilibrio tra l’ampliamento dell’accesso e la salvaguardia della qualità formativa. E’ questa la sfida dell’Università di Verona per il prossimo futuro. Alta formazione, ricerca scientifica di qualità e innovazione sono gli asset su cui si è fondato il grande sviluppo dell’università di Verona negli anni del mandato del Rettore Pier Francesco Nocini. Una crescita per l’università cittadina che è oggi sempre più attrattiva con i suoi 30 mila tra studentesse e studenti che hanno scelto Verona per trascorrere gli anni della formazione e che ha visto coinvolto l’intero sistema Verona. Ora Verona, come gli altri Atenei sta lavorando alla revisione del percorso di accesso alla formazione in Medicina e Chirurgia; dopo anni di dibattito, il sistema di selezione per l’accesso ai corsi di laurea in Medicina è oggetto di una profonda trasformazione, si sta gradualmente abbandonando il modello del test d’ingresso a numero chiuso su base nazionale, per introdurre un sistema più flessibile e articolato, con una maggiore responsabilità per le singole sedi universitarie. “Questa riforma, che vuole valorizzare le vocazioni e il merito degli studenti – spiega il Rettore Nocini – comporta un impegno significativo per le università, chiamate a gestire un aumento considerevole del numero di studenti nel primo semestre e garantendo, allo stesso tempo, la qualità della didattica e delle infrastrutture. Stiamo lavorando intensamente per mantenere un equilibrio tra l’ampliamento dell’accesso e la salvaguardia della qualità formativa. Obiettivo che potremo raggiungere solo attraverso una pianificazione attenta e un adeguato supporto delle istituzioni”. “La mia presenza all’interno dell’Osservatorio Nazionale per la Formazione Sanitaria Specialistica del Ministero dell’Università e della Ricerca in qualità di membro designato dal Ministero della Salute – aggiunge Nocini – mi ha dato l’opportunità di seguire da vicino anche le questioni che riguardano i medici in formazione. All’interno dell’Osservatorio sto lavorando a una proposta che riguarda le nostre specializzande e i nostri specializzandi”. Tra le proposte del Rettore anche quella di creare Scuole di specialità Interateneo come soluzione per migliorare la qualità della formazione degli specializzandi, rendere più efficiente l’organizzazione delle Scuole, contenere i costi a carico di Atenei e Aziende sanitarie a beneficio dei pazienti. Accanto a queste, si pongono ulteriori sfide da affrontare, tra cui il calo demografico, la sostenibilità economico-finanziaria in un contesto di risorse limitate, le nuove modalità di reclutamento, la trasformazione dell’assegno di ricerca in contratto di ricerca, e l’imperativo dell’innovazione tecnologica, cui le università devono saper tenere il passo in un sistema accademico internazionale sempre più competitivo, concorrenziale anche per la crescita esponenziale delle università telematiche negli ultimi anni. “La complessità del momento che le nostre Università stanno vivendo – conclude il Rettore – deve spingerci ad affrontare ogni riflessione partendo dal principio del “bene comune”. Un obiettivo, ma soprattutto un valore che guida il lavoro quotidiano di tutte le persone che lavorano nelle università e che deve continuare a ispirare il nostro impegno accademico, per la formazione e la ricerca, affinché diventi l’orizzonte ideale verso cui tendere anche per le nuove generazioni, che rappresentano il futuro delle nostre Comunità”.